domenica 2 ottobre 2011

La pelle che abito

  • Cinema King, la settimana scorsa


Un Almodovar che cerca di cambiare pelle che abita, quella baroccheggiante e visivamente eccessiva del passato in favore di una messa in scena che, concentrandosi su pochi personaggi, diventa occhio implacabile sulle loro anime. Eppure io ancora ricordo Il discreto fascino del peccato visto in una sala d'essai con mia madre, con quegli altarini traboccanti, gli eccessi di un barocchismo personale che invadevano ogni inquadratura... come mi piacevano Pedro e la sua sfrontata poetica di una libertà personale e sessuale in anni in cui ancora  si guardava a tutto ciò con sospetto.
Fantastico nel suo costruirsi un entourage di attori, attrici e caratteristi capaci di muoversi all'unisono in un circo raffinatissimo e al contempo sguaiato e provocatorio. Artista ispirato da muse che col passar degli anni cambiavano, fine ritrattista di donne tormentate e tormentarici, sempre con quell'ironia sberleffa e il gusto del grottesco. Quanti pallidi imitatori hanno cercato di approfittare di quell'immaginario a prima vista così semplice da replicare, eppure di Almodovar ne resta uno.
Nella pelle che abito lo ritrovo come un vecchio amico che non vedo da anni, il tempo che passa gli ha insegnato qualcosa, forse una certa moderazione nell'esprimersi, a ricercare tra le pieghe dell'ispirazione più profonda, quella di una follia inconfessata. La voglia di confrontarsi con il tema dell'identità, dell'essenza, di cosa siamo veramente, di cosa mostriamo fuori e di cosa c'è dentro. Non necessariamente decide di dare una risposta lasciando forse ad un epilogo un po' carente di significanza la parte più debole del film. Però è innegabile il fascino della storia, del disvelarsi dei personaggi, su tutti la bella e intensa Enena Anaya, un'Irene Jacob giovane e convincente Vera/Vicente che, forgiata dalla costola di Adamo, rinnega il suo creatore e si libera dalla sua prigionia.
Visivamente ineccepibile La pelle che abito lascia spazio ad alcune sbavature della storia, la Paredes che sembra essere solo un riempitivo, così come la divagazione dell'uomo tigre...
Vabbè io Pedro me lo tengo così, a tutt'oggi dagli esordi di Pepi, Luci, Bom y los otras chicas del montòn, seppur con qualche alto e basso non ha mai sbagliato un colpo.
Ho come l'impresione che questo film sia una fase preparatoria per il prossimo... stiamo a vedere....