giovedì 30 dicembre 2021

Don't look up

 


Il 1998 ci offrì, cinematograficamente parlando, Deep impact e Armageddon. Entrambi parlavano di un meterorite che avrebbe provocato la distruzione della nostra casa, la Terra.

Deep impact finiva male mentre Armageddon finiva bene, seppur con il sacrificio di un Bruce Willis, che, ahimè, già allora si avviava ad una decadenza fisica oltre che attoriale.
Nel 2011 ci aveva riprovato addirittura Lars Von Trier con Melancholia.
Siamo nel 2021 e Don't look up ripropone la stessa storia.
Io vi ricorderei che nel 1975 andò in onda I sopravvissuti e circa 45 anni più tardi è arrivato il Covid, non insisterei troppo su questi argomenti, che già prima o poi ci toccheranno gli zombie.

La trama che segue è presto detta e contiene spoiler!
Jennifer Lawrence, con una la frangetta à la fantastico mondo di Amelie, scopre una cometa.
L'entusiasmo della scoperta è raggelato quando il suo professore, Leonardo Di Caprio, imbolsito, gommoso e con le borse sotto gli occhi, scopre che la cometa si schianterà sulla Terra.
I tentativi di avvertire le autorità e di collaborare per una possibile soluzione della catastrofe saranno vani.

La prima di una lunga serie di pecche di questo film potrei dire che è il marchio Netflix che appare all'apertura ma non voglio entrare in polemica, contenti voi di produzioni insulse come Emily in Paris, contenti tutti!
I personaggi sembrano capitati lì per caso, che pensi alla distruzione del pianeta come ad un salutare cambio d'aria, come quando in casa c'è odore di chiuso.
Penalizzato da un doppiaggio da pena capitale ma anche dal parrucchino col ricciolo sempre scomposto sulla fronte dell'insipido protagonista, la storia balzella qua e là tra accenni grotteschi e discussioni urlate.

Il professor Di Caprio e la dottoranda Lawrence, entrambi dipendenti dallo Xanax (e questi dovrebbero essere i nostri eroi), non riescono in nessun modo a trasmettere il messaggio dell'imminente sciagura. Chiusi come sono, nel loro mondo di dati, formule e calcoli, fanno due palle così a chiunque rivolgano la parola. Lei poi si produce in uscite da pesciarola in cui sbraita "moriremo tutti" e tutti ridono.
Che poi dico.... Non è che non abbia ragione, in effetti moriremo tutti e varrebbe anche la pena farsene una ragione.


Il presidente degli Stati Uniti è Meryl Streep che però l'hanno conciata come Anastacia, all'apice del suo  successo. Il suo personaggio è abbastanza sgradevole come tutti quelli che nel film ricoprono ruoli di una qualche importanza o potere.
Ma questo lo sappiamo già, o no? Cioè pur nella totale inconsapevolezza in cui viviamo, la percezione di essere in mano a dei deficienti, ce l'abbiamo un po' tutti, mi pare.
Insomma i grandi potenti della Terra prima minimizzano, poi tentano di sfruttare la vicenda a fini propagandistici ed economici. Ma ormai il danno è fatto, la cometa arriva a distruggere tutto.
Il gotha dei ricchi però si è messo in salvo su un'astronave che li porterà, alcuni migliaia di anni dopo, su un pianeta dove probabilmente faranno tutti una brutta fine.
Incredibile la partecipazione di Timothée Chalamet che ormai sembra che non si possa più produrre un film se non c'è lui, con quei cazzo di capelli sempre scompigliati.

Ma qual è la particolarità di Don't look up? Perché, nonostante sia un film davvero modesto, sta facendo parlare tanto di sé?

È molto semplice...
L'essere umano è per lo più è guidato da due stati emotivi, avidità e indignazione.
L'avidità non ve la devo spiegare io vero?
È quella spinta a desiderare sempre di più, ad accumulare senza fine, cose, oggetti, proprietà, soldi...
Insomma un attaccamento insano a tutte quelle cose che  essendo all'esterno e non potranno mai riempire il vuoto che c'è all'interno.

Sull'indignazione vi chiedo un piccolo esercizio di immedesimazione, ben più semplice di quello che vi chiesi qui!
Immaginatevi alla guida della vostra macchina...
C'è una macchina in doppia fila che vi impedisce di passare per la strada, che è un po' stretta.
Riesaminate velocemente la fila di santi in colonna con anche la madonna, a cui vi appellate, nel totale odio e disprezzo di quell'incivile che ha bloccato la strada.
Proseguiamo.
Dovete rientrare a casa e davanti al vostro passo carrabile c'è l'inevitabile utilitaria parcheggiata di sbieco, con le luci di emergenza accese.
Non vi soprende come vi tornano alla mente quei vostri amici veneti e toscani, che hanno saputo fare un'arte della bestemmia articolata, tanto che quasi quasi sarebbe da organizzarci un festival, che te saluto San Remo? Incredibile, vero?
Bene, andiamo avanti!
Vi tagliano la strada.
Malimortacci de sto pezzo demmerda che m'ha tagliato la strada! Ma guarda te la gente è pazza, stava pure a guarda' il cellulare! Sto stronzo, sto fijo de na mignotta!
Suonate anche il clacson, per sottolineare il vostro scontento, PEEE, PEEEEEEEEEEEE, PEEEEEEEEEEEEEEEE!
Se devono affaccià tutti!
Appena lo stronzo solleva gli occhi dal cellulare, che gli era arrivato un cuoricino, fategli anche un segno con la mano.
Può essere la classica mano a paletta a indicare un mavvaffanculo, te e tutta la famiglia tua, ma anche  le vecchie corna restano un grande classico, insomma scegliete voi.
È arrivato il momento di concludere l'esercizio, come vi sentite, qual è il vostro stato d'animo?
La sentite tutta quella indignazione che vi fa dire "In questa città non ci si può più vivere!"?

Bene, eccoci arrivati alla fine!
State andando in ufficio, ovviamente lamentandovi per il traffico che state alimentando, voi come gli altri, e dovete fermarvi un secondo a comprare il giornale, prendere un caffè al volo, insomma anche qui potete scegliere.
Ahò, è tardi, il parcheggio non c'è, mi metto un attimo in seconda fila, ma un attimo solo... Che sarà mai!
Percepite tutta quell'autoindulgenza che vi da l'immunità, manco foste un parlamentare.
Godetevi il vostro caffè, leggete pure una pagina del giornale.
Tornate alla macchina e quando trovate il poveretto inferocito, al quale avete bloccato il parcheggio, trattatelo anche male, perché si permette di dirvi che non si dovrebbe parcheggiare in doppia fila.
Ahò che rompicazzo questo... Un attimo! è un attimo! Certo che la gente non sta bene! Maccheppalle!
Ovviamente permanete nello stato di dissociazione in cui, quando sono gli altri, sono mortacciloro e quando siete voi, sono sempre mortacciloro.
Ora che avete fatto l'esercizio ripensate a sta rottura di palle di don't look uo, che per oltre due ore ripropone le stesse macchiette e vi mostra un'umanità di cui è molto piacevole pensare che non siate parte.
Poi accendete il condizionatore, usate la mcchina per fare cento metri, cambiate cellulare a ogni piè sospinto, incazzatevi se non c'è campo ma incazzatevi pure se vi mettono una nuova antenna sulla testa, insomma indignatevi per qualunque cosa ma non mantenete coscienza del fatto che siete parte del problema.
Ma mi raccomando, qualunque sia il vostro punto di vista, esprimetelo da dietro uno schermo e dal vostro divano.
Ecco questo è Don't look up e, se vi ha turbato, è questo il motivo, non la cometa che si schianta o l'ottosusità della gente ma il fatto che sotto sotto siete consapevoli di essere incapaci di rinunciare alla seppur minima comodità.
La cometa da mo' che s'è schiantata, ragazzi!

 Per Don't look up (ma anche per mancanza di idee) inauguro una nuovo abbinamento, ovvero "Non degno di abbinamento"!



martedì 14 dicembre 2021

Eternals

  • Domenica 14 novembre 2021
  • Cinema Odeon, sala 3, in ultima fila, spettacolo delle 16

 

 

I film della Marvel sono un cumulo di effetti speciali e di scene di combattimento, Eternals però ha un grande pregio, inizia con Time dei Pink Floyd e io mi sento a casa.


Ci sono questi "eterni" che sono stati mandati sulla terra svariati migliaia di anni fa per combattere dei mostri che sono un mix tra Alien, Predator e i draghi di Game of Thrones.
I produttori quando hanno visto che i mostri ricordavano i draghi hanno deciso di scritturare Kit Harington e Richard Madden, per fare pendant.


Kit Harington lo amano tutti alla follia (in questo "tutti" sono inclusi proprio tutti, uomini, donne e quella sigla lunghissima di transgeneri, indecisi e quant'altro, che sentono il profondo bisogno di identificarsi attraverso i loro gusti sessuali), tutto ciò per dire che secondo me è un ragazzo normalissimo, caruccetto, che se però gli togli la barbetta fashion e il capello un po' lungo, lo confondi con altri cento.
Diciamola tutta questa moda della barbetta è andata oltre e, fatevene una ragione, non basta una barba a rendere un uomo fico, se fico non è.


Discorso diverso per Richard Madden che è veramente un bel vedere.


 

Comunque sia...
Io quello che ho trovato davvero affascinante è la nuova cosmogonia scritta dalla Marvel.
Un po' come prendere la storia dell'universo e dare la propria versione dei fatti, per poi scoprire che quello che credevi essere giusto potrebbe essere sbagliato e dopo cambiare ancora idea.
 

In effetti la visione di Eternals ti lascia un po' in sospeso su cosa sia giusto o sbagliato, su chi siano i buoni e chi siano i cattivi o se in effetti si possa mettere la cosa in questi termini quando si parla di massimi sistemi.

Quello che è certo è che dietro alle scene magnifiche e roboanti la storia non lascia delusi, sebbene il film finisca tronco e monco e rimandi ad un secondo episodio al quale probabilmente ne seguiranno molti altri.

Di base c'è un "dio" che crea pianeti come incubatori di altri dii. Quando un nuovo dio nasce, al pari di un pulcino che sbrega il guscio dell'uovo di gallina, sfonda il pianeta, in questo caso, la nostra madre terra. E gli Eternals dopo tanti millenni si sono affezionati a questi esseri inconsapevoli che siamo noi, non gli sembra troppo giusto farci fare questa finaccia. Eppure questo nuovo dio poi creerebbe migliaia di nuovi mondi... Insomma piuttosto confusi sul da farsi danno inizio ad una lotta intestina in cui il sospetto, il tradimento e l'omicidio si snoccioleranno con grande disinvoltura.
Scopriranno cose sulla loro origine e natura che rimetteranno in discussione ogni loro azione...

Essendo passato quasi un mese dalla visione, devo dire che i personaggi già non me li ricordo più troppo bene ma certamente avevano fatto una scelta multietnica molto specifica, come dettato dalle linee guida della fantascienza inclusiva dello Star Trek originario.

Leggermente troppo lungo, nella durata ormai prediletta da tante produzioni, delle due ore e quaranta, la visione, passate le due ore, fa nascere una serie di dubbi atavici quali "finirà mai?", "se il film dura in eterno, forse anch'io sono diventata un'eternal?", "quando uscirò dal cinema c'è la possibilità che ci siano dei mostri?", "che mi posso mangiare stasera?". A quest'ultima domanda la risposta è eternamente PIZZA.

Poi Eternals finisce, però essendo un film della Marvel bisogna rimanere. Alcuni ancora non l'hanno capito, si alzano e se ne vanno, invece no, bisogna restare perché dopo dieci minuti di titoli di coda, eternals anch'essi, c'è la scena che anticipa il seguito.

Ovviamente il secondo episodio non me lo perderò, nella speranza che sia magnifico come lo fu il seguito de "I guardiani della galassia", che ancora non ho deciso se sia stato più bello il primo o il secondo.

Dunque Eternals consigliato a tutti gli amanti della fantascienza e della Marvel ma niente bambini troppo piccoli, diciamo dagli 11 anni in poi.


Abbinamento mangereccio con Flower burger, hamburgeria vegana in via Alessandria, 21 (ma anche in via dei Gracchi, 87). Non pensate a panini stantii e insapori perché troverete colori e sapori fantastici, che non vi faranno rimpiangere la carne!


 

 

sabato 16 ottobre 2021

007 No time to die


ATTENZIONE SPOILER

SE NON HAI VISTO IL FILM,
EVITA DI LEGGERE,
PERCHE' RACCONTO
COME FINISCE!


IL CINEFILANTE NON E' RESPONSABILE
PER GLI ATTI DI MASOCHISMO
DEI SUOI LETTORI


  • Cinema Odeon di Piazza Jacini, Sala 1
    Domenica 10 ottobre 2021, spettacolo delle 19
  • Biglietti acquistati on-line "che costano di meno" invece costano uguale!


In quella che sembra essere la prima giornata di questo inverno siamo qui riuniti per salutare Daniel Craig, perché sì, James Bond tornerà ma non sarà più lui ad impersonarlo...

La grande novità di questo episodio della saga è che Bond, James Bond è immune alle bombe.
Gli scoppiano in faccia le granate e lui si scansa la polvere dal bavero della giacca, pronto per entrar a far parte degli Avengers.

Scopriamo anche che Bond, James Bond è un malfidato e ha sfanculato la giovane fidanzata francese perché pensava gli stesse mentendo.
Col cuore spezzato quindi è andato in pensione, realizzando il sogno di tutti coloro che vivono in paesi dove il cielo è perlopiù sempre grigio, andare a vivere ai Caraibi, dove la temperatura è accettabile e l'erba è sempre disponibile.
Ma niente, dicono che nessuno è insostituibile invece a lui non lo riescono a sostituire.
Quindi eddai, e su e torna, se non ci pensi tu il mondo è in pericolo, e su, e dai, che ti costa!


Che ti costa? E' evidente che Bond si è sfracellato gli zebedei (aveva appena visto Dune, extended version, director's cut, con uno speciale inedito sui martellatori di 50 minuti e un docufilm sulle variabili della capigliatura di Timothée Chalamet)!
Dicevamo... Zebedei sfracellati, tra l'altro cosa realmente avvenuta in Casino Royale, quindi per lui va bene tutto, purché lo lascino in pace ai Caraibi.
Va bene tutto, va anche bene che il prossimo 007 sia una donna, va anche bene che il prossimo 007 sia di colore ma non potete capire come ci resta di stucco quando scopre che, invece di passare lo scettro a Idris Elba, si trova di fronte a una 007 donna, di colore che fa pure la stronza.
Cioè hai capito? A lui lo richiamano dalla pensione perché è l'unico che può salvare il mondo e lei si mette in competizione!
Vabbè ovviamente dopo qualche scaramuccia, riconosceranno il valore reciproco, in nome di rispetto, onore e ci mancava solo boia chi molla, è il grido di battaglia!
Va bene... James va a Cuba, dove si trova in una situazione tipo la festa di Eyes Wide Shut, si salva grazie all'aiuto di un graziosa agentessa, con un vestito dotato dello stesso dispositivo di quello di Kylie Minogue in Can't get you out of my head.


Ricordo un amico che diceva: "Lo so che è un video ma non posso fare a meno di guardarlo ogni volta sperando che possa fuoriuscirne qualcosa...".
E invece no, cari miei, non fuoriesce nulla nemmeno qui, nonostante acrobazie che manco il Cirque du Soleil.

Più o meno a questo punto del film ci guardiamo e il commento all'unanimità è "Non è che ci si capisce molto... Però è bello!".
Ad aggiungere altri interrogativi arriva anche Christopher Walz in versione Hannibal Lecter.
Poi scopriamo il cattivo di turno, un Freddie Mercury butterato che vuole sterminare il mondo con qualcosa di molto simile al vaccino del Coronavirus. Solo che lui ha perfezionato la cosa e invece di metterci lo stesso microchip di Alexa, l'ha tipo "tailored" e ti fa un su misura, che ti uccide solo se riconosce il tuo DNA.

Nel frattempo James ha ritrovato la ragazza, ha capito che ha fatto male a non fidarsi e qui c'è il primo scoop della summa di tuti gli zerozerosetti mai esistiti nella mente di Ian Fleming e di Phoebe Waller-Bridge... Pronti?
Bond ha una figlioletta con i suoi stessi occhi azzurri e marò, come ci rimane!

Ma Bond nonostante l'abilità di essere immune alle bombe e di essere l'unico a poter salvare il mondo, è gravato da una tara degna di una tragedia greca: è sfigato.
Quindi come avevo esattamente previsto, non appena viene descritta l'arma batteriologica messa a punto da Freddie Mercury, viene contaminato con un preparato contenente il DNA della ragazza e della figlia.
Dunque decide di perire sotto le bombe che distruggono la base di Freddie Mercury.

Adieu Daniel Craig, adieu manovale romeno del mio cuor!
Si sapeva che sarebbe stato un addio ma limortacci sua e de tra quarti della palazzina sua, non che sarebbe stato un addio così definitivo.

Oddio a pensarci bene, in effetti lui è immune alle bombe, potrebbe essere stata tutta una messa in scena per sfuggire alle sue responsabilità e tornarsene ai Caraibi in santa pace.

Oddio a pensarci bene ancora non ho capito quale sia stato l'apporto creativo di Phoebe Waller-Bridge...
La immagino seduta al tavolo delle riunioni che propone situazioni assurde  e gli altri sceneggiatori che la guardano con suffciienza, perché è stata messa lì solo come quota rosa.

Oddio a pensarci bene... No time to die, un cazzo!

Abbinamento con un posto di cui ho solo sentito parlare ma dalle immagini sembra molto bello, molto Bond. Ozio in via Orazio. Ti ho accontentato Lampur! Vai e dammi conferma!



mercoledì 6 ottobre 2021

Dune

  • Sabato 2 ottobre 2021, Cinema Odeon di Piazza Iacini Spettacolo delle 18.30

  • Sala 5, piccola e con schermo troppo in alto per una piacevole visione

L'immaginario visivo di Denis Villeneuve è potente, onirico e spettacolare, non gli si può veramente obiettare nulla se non un certo compiacimento nell'insistere su scene molto belle, vere e proprie opere d'arte. Però alla sedicesima ripresa dall'alto del deserto che sembra riprodurre ammalianti quadri astratti, si aziona quello stesso martellatore, usato per richiamare il verme della sabbia, solo che viene azionato, l'avrete capito anche voi, non sul suolo di Arrakis bensì sui cojoni dello spettatore.

Poi c'è tanto fumo, fumo ovunque. Bello sì, ma anche qui, dopo un po', ecco entrare in azione il martellatore. Il tempo passa e scoccate le due ore e dieci io comincio, come sempre, a vagare con la mente...

Forse sono morta e la mia condanna e restare in questa sala per sempre, con un film a base di deserto e fumo. Mi rivolgo al mio accompagnatore che, già dopo pochi minuti ha manifestato un certo disagio, percependo la presenza di un martellatore, posizionato al centimetro.

"Finirà mai?" chiedo, "Speriamo...", la risposta.
Segno che anche lui si trova in un girone infernale dal quale non è dato sapere se usciremo a riveder le stelle.
Una delle caratteristiche di Dune libro è una tale complessità da rendere necessaria uno spiegone all'inizio di Dune film. C'era nel Dune lynchiano e c'è pure qui. Si fa fatica a raccapezzarsi tra i nomi di personaggi e pianeti, una fatica molto simile a quella che si fa vedendo il primo episodio di Game of throne, in cui ti trovi centomila personaggi diversi con i nomi più assurdi, che pensi che non te li ricorderai mai. Poi vedi Jason Momoa e tutto torna.

Insomma Dune ti accoglie così.... Raccontandoti chi sono gli Atreides, gli Arkonnen, Arrakis, la spezia (che diciamolo... non è facile "comprendere" la spezia).
Un giro di parole per dire "Io sono Dune e sarò il tuo martellatore". Poi c'è Timothée Chalamet, per quanto non ispiri nessuna simpatia è decisamente bravo, e il ruolo di Paul Atreides gli calza a pennello molto poù che a Kyle MacLachlan.
Il ruolo di Paul... Anno 10981 o giù di lì ed esiste ancora il nome Paul e pure Jessica, come in Viaggi di Nozze di Verdone.
Armi capacidi frantumare un pianeta ma alla fine si combatte con spade e pugnali, come nel medio evo.
Ma insomma non vorrei che si pensasse che io stia parlando male di Dune, perché non è così, no.
Dune ti prende, ti martella col martellatore però è bello.
Esci dopo due e ore e quaranta che hai bisogno di una fisioterapia riabilitativa.
"Ti va se per arrivare alla macchina facciamo il giro lungo? Ho bisogno di riattivare la circolazione?". Ma non puoi fare a meno di ammettere che lo spettacolo è stato bello, pure se è finito che deve ancora iniziare.

Più che un film di fantascienza è un trattato di politica, che potrebbe svolgersi in un qualsiasi presente dove ci sono interessi commerciali. Con la differenza che a livello politico non esiste nessuno che si sacrifica per un bene più grande.

Meravigliose le architetture, le progettazioni delle navi spaziali e dei velivoli, spettacolare il verme della sabbia e i costumi... I costumi per me sono da Oscar, straordinari e inquietanti.

Mi risparmio il pippone sul non Dune di Jodorowsky, la serie televisiva con William Hurt e la versione lynchiana (di cui per altro rimpiango uno Sting nel fiore degli anni).
Concludo consigliando questo Dune agli appassionati di science-fiction, a chi ha letto il libro, a chi vuole passare due ore e quaranta con un martellatore e a chiunque piaccia del buon cinema!

Abbinamento con una serie televisiva, con grandi ambizioni, uscita da poco "Fondazione" dal ciclo di romanzi di Asimov. Stessa situazione di Dune... letti i libri ma ricordo zero! La sto comunque guardando con piacere e stranamente, per il momento, non è presente il martellatore!

giovedì 16 settembre 2021

Serre-moi fort

Serre moi fort 15 settembre 2021, ore 21.00

Villa Medici per il Film Festival

È sempre un gran piacere andare a Villa Medici, un pezzetto di Francia a Roma.

L’ultima volta c’ero andata per un incontro col mio pasticcere feticcio, Pierre Hermè, e ancora ricordo l’estasi di quei cioccolatini generosamente offerti. Adoro Pierre.

Ieri invece l’occasione è l’ultimo film di di Mathieu Almaric.

Ovviamente acquisto i biglietti a scatola chiusa, anche perché ci sarà lui in persona a presentare la sua opera.

Ci vediamo a piazza di Spagna, che è già un bell’incontrarsi.

Ci vediamo nel senso di io e Alessandro, non io e Mathieu.

Mi dice: “Ho portato qualcosa da sgranocchiare durante il film”. Non ci penso più di tanto, di cosa si potrebbe trattare del resto? Un pacchetto di patatine? Forse un mix di frutta secca, insomma va bene, ok, whatever.

Saliamo la scalinata, che voglio dire, è sempre un bel salire. Prima della proiezione ci godiamo anche la mostra Toiletpaper & Martin Parr. Alcune cose decisamente interessanti, altre meno, però la cosa buona è che a meo di 24 ore dalla visione, mantengo il ricordo, come se avessero attecchito idee e colori. Poi comunque sempre bello, nei giardini della villa, di notte.

Prendiamo finalmente posto nella platea all’aperto e dopo i ringraziamenti a chiunque abbia mai calcato il suolo del pianeta terra, arriva Mathieu Almaric, emozionato come un bambino alla sua prima recita scolastica. Delizioso, da prenderlo e portarselo a casa, per una delicatezza nel porsi enell'esprimersi. Scende una pioggerella fina fina, un po’ indecisa sul da farsi e Mathieu poeticamente dice “In questo film ci sono tante lacrime… è naturale che sia arrivata un po’ di pioggia…”.

Il film è bello, non per tutti, molto onirico, vivo e sofferente, un film francese molto francese.
Per qualcuno questo è sinonimo di mazzate da baseball sur le cuilles mais pour moi ça veut dire l’art, la beauté. Ragazzi… a ognuno il suo.


La visione procede lentamente, ammaliante e quando ormai quasi non ci pensavo più, Alessandro tira fuori un pacchetto “Ho comprato queste arachidi al wasabi..”.
Lì per lì resto interdetta, al buio intravedo un colore indefinito, sembra blu come la pillola di Matrix ma poi realizzo che è verde. Bah, dai proviamo.
E niente… scatta la follia, la fantascienza si materializza a Villa Medici.
Scopro che le arachidi al wasabi sono una droga potentissima. Ne mangi una e, mentre stai ancora cercando di capire se ti piacciono o no, ti sale una botta al cervello che ti viene da urlare “Oddioooo, oddiooooo… è troppoooo! Aiutooooo! Basta, basta, basta…. Cazzoooooooo!”.
Non hai ancora finito di urlare mentalmente tutto ciò, che già hai riaffondato le ditine nel pacchetto. “Alessandro… Cazzo che botta! Mi è salita fino al cervello!”… 

“Pazzesche… mh… mh…” e ne prende un’altra manciata dal pacchetto… “Oddio…. Oddio…”

“Che c’è?” faccio io.

“Mi è salita la botta in testa pure a me!”

Cominciamo una sperimentazione e comprendiamo in due nanosecondi, anche se probabilmente è una sensazione di tempo accelerato causata dalla sostanza, che ogni quattro o cinque arachidi, ce n’è una micidiale, che ti fa uscire dal corpo, passando per il naso e la testa.
Continuiamo imperterriti a mandar giù i pregevoli stuzzichini.
Io “Certo che se offri queste ad un aperitivo, fai veramente un gran figurone…”.

Non so, dopo circa almeno trenta o quaranta arachidi al wasabi siamo completamente fatti ma appagati.
Nel frattempo la pioggia si è decisa e si organizza copiosa sopra le nostre teste.
A noi non ce ne frega niente perché siamo imbottiti, praicamente ripieni di arachidi al wasabi.

Alessandro tira fuori un altro pacchetto…
Una scatolina di Grezzo con delle praline pazzesche, una delizia solo per veri intenditori, per chi ha un palato raffinato, chi sa scegliere, chi sa godere della vita, insomma una cosa fatta apposta per noi.
Il sapore pieno del cioccolato crudo esplode in bocca, coccola il palato, si espande in onde di gusto concentriche che si moltiplicano in sublimi sensazioni.
Caso vuole, ma esiste il caso? Che l’ultima pralina sia al wasabi.
Alessandro commenta “È giusto… È come se così si chiudesse così un cerchio…”.

Sì, è vero, del film non è che sto parlando molto, lo so.
Il problema nasce dal non voler spoilerare e nel caso di Serre-moi fort, il rischio è fortissimo.
Sotto la pioggia ormai battente attendiamo il finale.
Commentiamo che il film è molto bello, poi commentiamo pure noi stessi.
“Solo noi potevamo restare sotto la pioggia (io sembravo appena uscita dalla doccia)….”.
“Ma come è stata interessante la mostra…”,
“Ma che bello venire di sera a Villa Medici…”,
“Che serata magnifica, da ricordare!”.

Tornando a casa separatamente, ci messaggiamo su whatsapp “Ripetiamo presto!”.
Sì, rispondo io, con una vena di malinconia, "Ma sarà veramente difficile trovare qualcosa che possa superare le arachidi al wasabi…"

 

Con cosa abbino? Indovinate un po'? andate tutti a comprarvi le arachidi al wasabi!