martedì 17 ottobre 2023

Gli ospiti

Cinema Lux di Via Massaciuccoli

Spettacolo delle 18.30, biglietti acquistati on-line



Indecisa sul senso del film vi propongo varie interpretazioni, certa che sicuramente ce ne saranno anche altre. Sicuramente Gli ospiti è un film che non lascia indifferenti e spinge all'analisi

Gli ospiti (comico/comico)
Una commedia corale che con la sua romanità ci ricorda i "Compagni di scuola" di verdoniana memoria, in un mix di risate e sorrisi dove non mancano momenti amari in cui si tirano le fila di intere esistenze. Quando la comicità va a braccetto con l''esistenzialismo.
 

Gli ospiti (fantascienza)
In un casale nei dintorni di Roma si apre un portale interdimensionale dove avviene l'incontro di gruppo di persone le cui identità si sovrappongono e si intrecciano, generando stupore e confusione, spingendoli ad un confronto tragico.

Gli ospiti (grottesco/surreale)
Un gruppo di amici in un casale, in un'atmosfera à la Bunuel, gioca al massacro in una sfida degli ego. La lotta del possesso (che fu preAlessandrino), l'affermazione della ragione sterile, cade di fronte all'innocenza di un bambino. Ne usciranno tutti devastati ed è vana la speranza di un'evoluzione.

Gli ospiti (Netflix)
Questo film scritto, diretto e interpretato da Svevo Moltrasio è stato definito un thriller dalle principali testate giornalistiche.
Questo, non per fare polemica, ma per dire che quando si cerca di capire di cosa stia parlando un film su Netflix, questa è la trama, scritta con lo stampino, che si trova il più delle volte. Ciò mi provoca quasi sempre il sorgere spontaneo di un malimortaccivostra e di chi viene pure pagato per scrivere queste ovvietà inutili e insulse.

Gli ospiti (thriller)
Dieci persone, quasi dieci piccoli indiani, in un casale isolato con tanto di intruso, molti non detti e segreti, in un crescendo dove appare chiaro che nessuno è veramente chi dice di essere. L'epilogo inaspettato vi sorprenderà ma vi lascerà l'amaro in bocca...

Gli ospiti (psicologico)
Le problematiche personalità multiple di un malato di mente si confrontano nello stesso luogo per cercare di far fronte comune, ma tutto va storto e dall'esplosione di violenza e follia si salverà solo il "bambino interiore" che, traumatizzato dai genitori, sceglierà di affidarsi ad un genitore single.

Gli ospiti (sentimentale)
Un gruppo eterogeneo dove regna la crisi della coppia, anche quella lesbo/trans, si presta al gioco degli equivoci, un inno alla vita ma soprattutto alla famiglia non tradizionale.

Gli ospiti (cinefilante)
Se avete amato i Ritals mettetevi l'animo in pace, gli ospiti non c'entrano niente!
Sì, ritroviamo i tre protagonisti Svevo, Federico e Quentin ma ne "gli ospiti" ricoprono ruoli che nulla hanno a che vedere con la serie che ce li ha fatti conoscere.
Praticamente è successo questo, Svevo Moltrasio, rottosi il cazzo, che nessuno gli facesse girare un film, ha deciso di fare tutto da solo, tramite un crowdfunding che ha sbaragliato ogni aspettativa.
Conquistata una sala "vera", nel cinema Lux, per fortuna pure molto vicina a casa mia, fa il pienone con aficionados che vengono da tutta Italia per applaudirlo.
L'idea alla base del film è decisamente originale e non lascia indifferenti, per me sarebbe perfetta anche a teatro ma anche ad essere venduta all'estero.
Moltrasio si conferma un autore, prima ancora che attore e regista, capace di entusiasmare il pubblico e di creare ancora una volta una "caso" oltre che un film.
In un panorama di filmetti fatti con lo stampino e studiati a tavolino, con Gli ospiti si torna al cinema, quello vero. E in questa epoca di Barbie è decisamente una grande sfida.

Abbinamento mangereccio con un posto piccolissino ma che da tante soddisfazioni Crepes Galettes in Via Leonina, 21/A (Quartiere Monti). Vi prepareranno crepes o galette al momento con la farcitura a vostra scelta, anche con un ottimo cioccolato invece dell'orrida nutella.
Lo so che manca l'accento circonflesso su crepes ma non riesco a trovarlo da nessuna parte....


venerdì 13 ottobre 2023

Beau ha paura

 5 ottobre 2023

- Sul treno
- Sul cellulare



 

Sono le 6.58 del mattino, siamo in treno già da 40 minuti.
Nei sedili vicino a noi c'è e ci sarà fino a Milano, una tizia che non smette un attimo di parlare.
Ha elaborato un'arte, quella di inzeppare ogni frase con più parole del necessario. Si ripete, gira intorno ad ogni concetto, arzigogolandolo all'inverosimile, mossa com'è dal suo horror vacui smazzola i cojoni con voce alta.
Noi ci siamo organizzati per vedere Beau ha paura, no, non sul computer ma ognuno sul suo cell. Per riuscire in questa impresa è necessario sincronizzare l'inizio.
Dobbiamo avere la possibilità di sgranare gli occhi o saltare sulla poltrona nello stesso momento, se necessario. Mio fratello vuole vedere questo film perché Mike Portnoy ne ha parlato in termini entusiastici in un post su facebook.
Voi direte "e chi cazzo è Mike Portnoy?".
Senza che scomodiate google vi dico che è il batterista dei Dream Theather un gruppo da me definito "metal barocco", che non mi ha mai fatto strappare i capelli. Troppi virtuosismi, melodie niente di che e un punto debole inaccettabile: la voce del cantante, un Bocelli metallaro che secondo me faceva cagare pure a Portnoy, tanto che ha abbandonato il gruppo nel 2013.
Io invece volevo vedere questo film perché adoro queste tematiche.
Purtroppo riesco a trovarlo solo in italiano, ma meglio di niente. Insomma siamo in treno, senza aver fatto colazione perché era troppo presto, ma abbiamo entrambi il file...
Cosa facciamo, lo vediamo?
Eddai, vediamolo...
Beau ha paura dura tre ore, a dire il vero sono io che inizio ad avere paura. Però c'è la speranza che, con le cuffie, l'audio sovrasti la logorroica vicino a noi. Non è così, la prima parte del film è infestata dal niente irritante delle chiacchiere della tizia.
C'è Joaquin Phoenix che è Beau e parla con un filo di voce. Io ho patito tutto il tempo questa voce di merda e oggi sono andata a vedere un trailer in lingua originale, per scoprire che proprio non c'entra nulla il doppiaggio italiano, che come al solito è da prendere a cinghiate sulle gengive.
Resistiamo un'ora, diciamo che Beau ha paura non è "Non mandarmi fiori" con Doris Day ma il problema vero è un altro, abbiamo una fame nera.
Mio fratello mi fa "Guarda, se vuoi, io ho portato un panino di segale con il Philadelphia vegetale, è pure già diviso in due!".
Dio sia lodato, dammi sto mezzo panino che non ci vedo più dalla fame, ieri sera nemmeno ho cenato poi.
Ai tempi mio fratello era uno che alle 4 del pomeriggio ci comunicava "Io mi vado a fare delle patate fritte...". Si metteva lì e pelava 4 chili di patate (no per scherzo, proprio 4 chili) e le friggeva tutte in maniera magistrale. E poi le mangiavamo. Ed erano vere patate fritte, non le merdose patatine di McDonald's.
Ai tempi se a mio fratello gli veniva l'influenza mi dava cinquantamila lire e mi diceva: "Esci e non tornare senza un profiterole e almeno un chilo di pizzette...".
Io uscivo e mi procuravo sia il profiterole che le pizzette, poi tornavo a casa e ci mangiavamo tutto.
E così via, si potrebbe scrivere un libro su queste prodezze mangerecce. Sono passati quei tempi...
Dai, dammi sto panino!
Tira fuori un incartino di stagnola grande quanto una saponetta usata da almeno un paio di settimane, assottigliata, quindi.
"Ah è già diviso?"
"No qui c'è il panino già tagliato a metà..."
Non mi voglio lamentare, qui c'è in gioco la sopravvivenza!
Prendo la mia metà.
Il Philadelphia vegetale è stato quasi completamente assorbito dalla segale e quindi c'è rimasto solo uno stratino bianco di un millimetro.
"Comunque considera che il pane l'ho fatto tre giorni fa....", sì, perché mio fratello fa pure il pane.
Ma io me lo mangio lo stesso, come se fosse un croissant di Pierre Hermé.
Con la scusa di questa parca colazioncina ci dimentichiamo del film.
Io faccio come facevo a scuola, poggio le braccia sul tavolinetto, ci appoggio la testa e mi addormento, sempre con quella che parla. Allora cerco di usare le cuffie come tappi per le orecchie ma in quella posizione il mio padiglione auricolare le risputa fuori inesorabilmente. Mi addormento lo stesso e mi sveglio poco prima dell'arrivo. Abbiamo pochi minuti per la coincidenza che dobbiamo prendere ma puntiamo un bar che si chiama qualcosa come "Prelibatezze napoletane".
C'è parecchia gente ma sono organizzatissimi, solo che nella confusione chiediamo un cornetto in meno. Nel frattempo infatti siamo diventati in quattro, che la vita a volte è strana più di un film.
Due caffè, due cappuccini e due cornetti che dovevano essere tre.
"Ma che ti sei mangiato il cornetto mio?"
Non c'è tempo per un"altra fila, spezziamo i cornetti con le mani e li ridistribuiamo. Va da sé che in stazione pure se si chiamano "Specialità napoletane", si tratta di cornetti demmerda.
Facciamo il viaggio in piedi, tra turisti e pendolari, sull'onda di ricordi.
Arriviamo, un taxi, una chiesa, un  saluto attonito e meno di due ore dopo siamo di nuovo in viaggio verso Milano. Questa volta ci sediamo. Davanti a me c'è uno che beve yerba mate nella classica tazza, come se fosse tranquillamente seduto a Buenos Aires.
Questa volta in stazione a Milano andiamo in un locale che si forgia del titolo "Bistrot", in realtà è Autogrill.
Io gli ho dato anche un nome a questo bistrot "Dimenticare Parigi".
Sedie fatiscenti, panini che li trovi identici in tutta italia e toilette al terzo piano dove si aggirano loschi figuri. Ci sdraiamo due panini mozzarella e pomodoro di cui ancora mi interrogo sulla consistenza.
Siamo di nuovo in viaggio verso Roma. Ovviamente anche ora c'è una che parla.
"Ma che facciamo... Lo continuiamo il film?"
"E vabbè, dai!".
Risincronizzare a un'ora e tre minuti si rivela difficilissimo ma alla fine ci riusciamo.
La seconda parte del film è ancora più strana della prima. Mi comincio a chiedere cosa gli dica il cervello a Mike Portnoy. Ci controllano i biglietti, interrompiamo, risincronizziamo, ricominciamo. A un certo punto mio fratello fa: "Oh... Io ho un sonno... Non riesco a tenere gli occhi aperti.... Non ce la faccio a continuare..."
"Guarda pure io sono stremata... Interrompiamo?"
"Sì, sì interrompiamo!"
Basta dirlo che tutte le energie ritornano disponibili e il sonno scompare!
"Ehi... Io mi sento meglio, mi è passata la stanchezza...
"Incredibile... Pure a me! Che facciamo allora? Riprendiamo?"
Come l'idea prende forma riniziano i primi sbadigli, che anche ora che sto scrivendo, mi prende la cecagna.
"Oddio che sonno..."
"È bastato solo pensare di riprendere la visione e guarda come stiamo...".
Ipotizzo che Beau ha paura possa essere la cura risolutiva per l'insonnia. Io però so che o vado avanti lì, sul treno, o sarà molto difficile che riprenda la visione di Beau. Decidiamo di procedere, risincronizziamo, 1,47 aspetta io sono a 1,48, cazzo mi è saltato a 2,22, ripartiamo da 1,45.
Una fatica bestiale ma riusciamo ad arrivare alla terza parte, tutta molto scura.
Nonostante tiri giù la tendina, il riflesso incasina la visione. Oltretutto è risaputo che lo schermo del mio cell è sempre pieno di ditate. Il mix scene scure più riflesso, più ditate è una sfida folle ma io procedo. Metto le mani a conchetta sullo schermo, lo inclino in tutti i modi possibili, lo strofino suo pantaloni sperando che le ditate si tolgano, e invece le ditate diventano come pozze di benzina esposte al calore, concentriche e iridiscenti.
Arriviamo alla quarta parte e tutto è ancora più scuro. Io praticamente non vedo più un cazzo.
Però Beau è una visione potentissima, pure se non vedi un cazzo.
Si volge all'epilogo tirando le fila di un'esistenza, delle esistenze, tra le esistenze, a momenti squarciando veli su verità incomprensibili. Nel risparmiarvi pipponi psicanalitici, vi dico che è un viaggio, un'Odissea o una Divina Commedia della mente in un interminabile ciclo di vite.
Consigliato a tutti? No, a pochissimi direi, ma quei pochissimi potrebbero apprezzarlo.
Però magari non guardatelo sul cellulare, soprattutto se è pieno di ditate. 

L'abbinamento mangereccio è con il Philadelphia vegetale. E' buonissimo, lo preferisco all'originale! Non è facilissimo trovarlo nei supernercati ma vale la pena provarlo!