mercoledì 13 dicembre 2023

La chimera

 


Venerdì 8 dicembre 2023 Cinema Eden di Piazza Cola di Rienzo, spettacolo delle 20.45
 
Mi trovo quasi in difficoltà a scrivere de La chimera, un'opera delicata, profonda ma con una levità equiparabile solo da una farfalla, guai a toccarle le ali.
Non so se ho gli strumenti per abbracciare quelle sfumature di sensibilità inusitata, che intessono la trama, nel senso di fili.
Fili da tirare...
La storia si muove in punta di piedi intorno a un inglese tormentato e con scarso senso dell'igiene.
Però bello e probabilmente lo sarà ancora di più tra qualche anno e qualche chilo in più.
Arthur ha un dono, che è pure una maledizione, un vortice che lo divora.
Vive del dono e del ricordo, quello di una ragazza con due grandi occhi azzurri, con cui era felice.
Li vediamo giovani e innamorati nei sogni di lui ma non sappiamo lei ora dove sia. C'è stata una separazione ma ne aspettiamo il ritorno...
E poi c'è tutta la banda, un cast pasoliniano che a momenti si muove veloce, come in un film dei fratelli Marx.
C'è Isabella Rossellini, sempre splendida, che anima un personaggio struggente e divertente, e c'è "la scopetta", la sua domestica che vuole imparare l'arte del canto.
E poi ci sono i luoghi... Invece dell'accattivante scenario che potrebbero essere le torri di Tarquinia c'è una Tuscia anonima e un po' sgangherata ma che sotto pochi centimetri di terra nasconde i misteri e i tesori della civiltà etrusca.
Arthur e i suoi compagni vivono trafugando reperti, fuggendo da carabinieri macchiettistici, ricettando e vivendo alla giornata, in attesa di un colpo grosso che li possa fare ricchi a tutti.
Fino a che  "la scopetta", con il suo fare spontaneo e appassionato, assistendo al ritrovamento di un luogo sacro, resta sconvolta, gridando tutto il suo orrore per la profanazione di questi luoghi che non sono fatti per occhi viventi.
L'unico che resta colpito è Arthur, una realizzazione che sembra rimettere in discussione tutta la sua vita e i suoi principi...
Basta, non dico altro sull'intreccio che tocca tante piccole storie sottotraccia. Dico però che ho adorato i cantastorie che tramutano in ballate le vicende di questi antieroi ma più di tutto ho adorato come tutti i pezzi vadano al  posto dove dovrebbero essere, sul fondo di un lago ma anche sotto la terra.
Alice Rorwacher riesce a incantare anche così, con un lieto fine di una tristezza infinita...
Sulla colonna sonoradei titoli finali Gli uccelli di Battiato...
 






lunedì 27 novembre 2023

And just like that...

Serie TV (HBO)

Spoiler sul finale della serie, pay attention!

Sì, ho visto Mission Impossible, l'anteprima del nuovo film di Wes Anderson e pure Oppenheimer eppure oggi parlo di And just like that, così è la vita!
Per chi non lo sapesse si tratta del sequel di Sex and the city, un successo planetario tra il 1998 e il 2004 per un totale di sei stagioni, dove quattro amiche più o meno spregiudicate si confrontavano sulle loro avventure sentimentali e sessuali (The sex) a New York (the city).
A guidare le fila era Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker), celebre per vivere come una miliardaria ma la cui unica fonte di reddito è scrivere la rubrica (a column), che da il titolo alla serie, su un quotidiano.
Sua è la voce narrante e sue sono le amiche:
- Samantha (Kim Kattral), la più zoccola
- Miranda (Cynthia Nixon), la più disillusa
- Charlotte (Kristin Davis), la più romantica
Divertente, pungente, se vogliamo anche didattica (consigliatissima agli uomini), Sex and the city, ci ha proiettato in un mondo di vestiti, scarpe, ristoranti e feste che fanno da background alla marea di uomini che incrociano i letti delle protagoniste.
La serie si conclude come una favola, le nostre quattro si arrrendono all monogamia!
Seguono diversi film più inutili che altro ma che hanno avuto il merito di tenere viva la "connessione emotiva" con i personaggi.
Fino a che...
Fino a che qualcuno, in costanza di mancanza di idee, decide di riciclare le nostre "ragazze" oramai piuttosto attempate e di elaborare un sequel.
Così stanno le cose....
Primo episodio, del tutto a freddo... Carrie torna nella splendida magione dove vive con il marito e lo trova a terra che ha avuto un infarto dopo aver fatto un po' di cyclette.
Invece di chiamare un ambulanza, sta lì ad aspettare che esali l'ultimo respiro e poi si dispera.
A tutt'oggi si tratta di una delle scene o scelte più contestate dagli spettatori.
Diciamo che per assurdità può corrispondere al fatto che in Titanic Kate Winslet lascia affogare di Caprio.
La ditta di cyclette ha pure fatto causa alla produzione per cattiva pubblicità.
Scopriamo che Samantha non c'è più, si è trasferita a Londra e la sua presenza si riduce a una chat di Whatsapp.
Del resto pare che Kim Cattral e Sarah Jessica Parker si siano sempre odiate, tra di loro volavano coltelli e la Cattral ha deciso di rovinare il giocattolo, negando la sua partecipazione. O forse non ce l'hanno proprio voluta, non è chiaro, ma tant'è che uno dei personaggi più divertenti, ironici, eccessivi e pazzeschi è missing.
Miranda, che aveva abdicato alla sua rigidità, cedendo alla maternità e al matrimonio con un tipo del tutto anonimo ma di buon cuore, si sveglia un bel  mattino e diventa lesbica.
Ciò è avvenuto anche nella vita reale e quindi Cynthia Nixon ha voluto un po' portare un po' di sè nella nuova produzione, di cui spesso cura anche la regia.
Charlotte è sempre sposata con il suo marito ebreo, per il quale si è convertita, ha  due figlie, una adottata e una biologica che si rivela di genere non binario.
Ora... Per me binario è solo qualcosa relativo ad una ferrovia. Invece no, negli ultimi anni le persone si dichiarano "non binarie" e fin qui tutto bene.... La cosa che però mi torna difficile da comprendere è che  ti devi rivolgere a un non binario con "Loro". Che poi se ci pensi, i binari sono due, però usano "NON binario" per dire che sono "loro" ovvero lei/lui, quindi due, esattamente come i binari. Vabbè.
La novità di And just  like that sta nel fatto che in quest'epoca di pazzi non puoi più fare una serie se non ci metti:
- Una storia gay maschile
- Una storia gay femminile
- Trans, transgender ecc.
- Non binari o binari o quel che è
- Persone di colore

Dunque come gay maschile abbiamo l'italo/americano Anthony, piuttosto inutile e pure un po' macchiettistico.
Come storia gay femminile abbiamo Miranda che però si mette con la non binaria Che, che diventa di fatto un personaggio fisso anche quando la storia tra loro finisce.
E poi così dal nulla vengono intrufolate nel cast una coppia di colore, però super ricchi e super affermati socialmente, che dal niente sembrano essere amici da sempre delle tre protagoniste.
Poi c'è una professoressa, sempre di colore, che all'inizio è sposata e poi da un giorno all'altro non lo è più e infine un'agente immobiliare con ascendenze indiane/orientali.
La multietnicità si conclude con la figlia cinese adottata di Charlotte.

In una serie dove è sempre stato basato tutto sui dialoghi e sulle situazioni più che su una trama orizzontale, si sono moltiplicati i personaggi fissi per esigenze del politically correct, senza un minimo di attenzione bensì buttati allo sbaraglio con pochissima coerenza. Ne consegue che nella durata di un episodio, dove di base manca sempre Samantha, ci troviamo ad assistere alle beghe matrimoniali della coppia di colore upper class o ad assistere ai nuovi amori di Che, dopo la rottura con Miranda.
Un mischione senza né capo né coda capitanato da una Sarah Jessica Parker sempre più scheletrica.
Ma, giuro, tutto questo sarebbe nulla se confrontato a ciò:
Carrie decide di ricontattare il suo ex di 25 anni prima, Aiden. L'attore ebbe un momento di popolarità con Il mio grosso grasso matrimonio greco. All'epoca, a secondo dei gusti, si poteva reputare un belloccio ma, believe me if I tell you che la scena di lui in mutande nella nuova serie ha qualcosa di raccapricciante. Insomma lui arriva a razzo e riniziano la storia, esattamente da dove l'avevano interrotta, tranne che lui si rifiuta di entrare in casa sua perché gli evoca brutti ricordi.
Ora Carrie, non te lo devo dire io che uno così è un po' problematico e in questi 25 anni che vi siete persi di vista non ha risolto nulla...
E Carrie cosa fa? Decide addirittura di comprare una nuova casa per iniziare una nuova vita con lui.
Bè, insomma, è tutto pronto, compresa un'inaugurazione con chef stellato, ma Aiden, piagnucolando, le fa: "No senti scusa, sai mio figlio ha bisogno di me perché si è fatto di allucinogeni e ha avuto un incidente stradale, non posso andarmene dalla Virginia...".
Lei sente cadere le sue palle immaginarie sul parquet intarsiato ma cerca di fare buon viso a cattivo gioco...
"Dai allora verrò io da te...!"
Ma questa soluzione a lui non va bene, la sua proposta è "Guarda ti chiedo di aspettare cinque anni, fino a che non finisce l'adolescenza di mio figlio...".
E allora Carrie che fa?
Va ai Caraibi con un'amica sua!
Fine!
 
Decisamente abbino con la serie capostipite! Una vera delizia! Riscoprite The sex and the city e abbiate l'accortezza di guardarla in lingua originale perché la versione italiana è stata censurata in più punti.







giovedì 23 novembre 2023

Dream Scenario

Cinema UCI Porta di Roma, Sala 7
Spettacolo delle 18.50 iniziato molto più tardi a causa di trailers ripetuti svariate svolte ma grazie al cielo già dimenticati

 


 

Un regista norvegese alle prese con una produzione internazionale e un Nicolas Cage irriconoscibile.
Dream Scenario è un film sui sogni e sull'invisibile trama di fili che ci connette tutti inesorabilmente, con risultati non sempre meravigliosi.
Qui Nicolas Cage è un professore universitario veramente un po' noioso, potrei dire che non è bello ma del resto Nicolas non lo è mai stato, nonostante i tanti interventi per sfinarsi il naso o forse proprio a causa di quelli...
Dicevo potrei dire che non è affascinante ma, insomma, su quasi 7 miliardi di essere umani su questo pianeta, stimando che circa un terzo siano uomini, trovatemelo voi uno che sia affascinante o quanto meno risolto, che basterebbe quello eh!
Questo deve essere lo stesso pensiero che ha fatto la moglie Janet che non solo lo tollera questo marito scialbo ma fa addirittura fantasie erotiche su di lui, vestito come David Byrne col vestito grigio con le spalline.
Sei troppo giovane per ricordarlo?
Non hai abbastanza cultura musicale per sapere chi è David Byrne o i Talking Heads?
Non capisci di cosa sto parlando? Non aver paura, Google ti verrà in aiuto!
Va bene, insomma, che succede? Succede che improvvisamente la gente comincia a sognare questo professore barbuto e tristanzuolo.

Iniziano i suoi studenti, poi qualche amico e pure la figlia fino a che il fenomeno diventa "virale" (termine che mi sta parecchio sul cazzo in era Internet e che sta a significare la diffusione estrema di un conenuto video. Cioè a me basta che scrivono nella descrizione "E' virale!" e potete star sicuri che lo apro col cazzo. E sottolineo, in questa epoca un po' fluida, che io ne sono priva, quindi il video non lo apro proprio).

Paul Matthews si ritrova quindi ad essere suo malgrado il fenomeno del momento e diventa una star.
Il problema è che la sua presenza nei sogni altrui è non partecipativa, è un ignavo per lo più e i sognatori si lamentano un po' di questa cosa.
Ma che può fare Paul? Lui non ne sa nulla di questa cosa, non ha idea del perché accada.
Capiamo però, da alcuni dettagli che la sua vita gli sta un po' stretta, la tendenza a fare goffamente il piacione, una collega che gli soffia l'idea per un libro che non ha mai scritto, insomma tanti vorrei ma non riesco o forse non ci provo nemmeno ma comunque sono frustrato e, anche se non lo percepisco con certezza, sono un represso.
Tutto cambia quando una giovane ragazza gli confessa che nei suoi sogni lei realizza tutte le sue fantasie sessuali. Come spesso accade però le fantasie sarebbe meglio lasciarle stare nel loro mondo perché nel mondo che dal sogno si passa alla realtà le cose precipitano malamente.
Da quel momento il tenore dei sogni cambia e il Paul sognato diventa un violento assassino e stupratore... Nessuno riesce più a stare in sua presenza e lui si ritrova ad essere un pariah, pure la famiglia lo esclude, tanto che è costretto ad andare a vivere in un piccolo appartamento.

Tempo dopo, qualcuno, ispirato dalla vicenda, inventa un dispositivo per entrare nei sogni altrui a scopo pubblicitario e Paul sfrutterà la cosa per indossare il celebre abito grigio e tentare di riconquistare la moglie. Anche nel sogno però verrà trascinato via dal suo desiderio...

Questa è la trama in breve, va da sé che la complessità dell'argomento è enorme e si presta ad una miriade di interpretazioni e teorie che vanno al di là di qualunque lettura di superficie, insomma no, non è Love actually. C'è tutta una disamina della massa che si fa trascinare dai social, c'è il problema di capire cosa sia realmente la vita e perché certe volte ci va così stretta ma per me più di tutto c'è questo scandagliare la psiche umana, sempre pronta a gettare sugli altri la causa del proprio disagio.
Il problema non è Paul, il problema è chi lo sogna, dando sfogo al proprio lato oscuro.

Il soggetto è originalissimo e girato come un thriller a metà tra Hitchcock e Lynch, ha momenti drammatici ma è sempre impregnato di una grande ironia che stempera parecchio l'aspetto surreale.
Un altro colpaccio dell'A24!


Abbinamento mangereccio, in pieno centro, a Palazzo Bonaparte, in piazza Venezia,  hanno aperto una sala da tè di stampo british. Un posto delizioso per una sosta e un buon dolcetto firmato Vivi Bistrot.
Molto molto carino!


martedì 17 ottobre 2023

Gli ospiti

Cinema Lux di Via Massaciuccoli

Spettacolo delle 18.30, biglietti acquistati on-line



Indecisa sul senso del film vi propongo varie interpretazioni, certa che sicuramente ce ne saranno anche altre. Sicuramente Gli ospiti è un film che non lascia indifferenti e spinge all'analisi

Gli ospiti (comico/comico)
Una commedia corale che con la sua romanità ci ricorda i "Compagni di scuola" di verdoniana memoria, in un mix di risate e sorrisi dove non mancano momenti amari in cui si tirano le fila di intere esistenze. Quando la comicità va a braccetto con l''esistenzialismo.
 

Gli ospiti (fantascienza)
In un casale nei dintorni di Roma si apre un portale interdimensionale dove avviene l'incontro di gruppo di persone le cui identità si sovrappongono e si intrecciano, generando stupore e confusione, spingendoli ad un confronto tragico.

Gli ospiti (grottesco/surreale)
Un gruppo di amici in un casale, in un'atmosfera à la Bunuel, gioca al massacro in una sfida degli ego. La lotta del possesso (che fu preAlessandrino), l'affermazione della ragione sterile, cade di fronte all'innocenza di un bambino. Ne usciranno tutti devastati ed è vana la speranza di un'evoluzione.

Gli ospiti (Netflix)
Questo film scritto, diretto e interpretato da Svevo Moltrasio è stato definito un thriller dalle principali testate giornalistiche.
Questo, non per fare polemica, ma per dire che quando si cerca di capire di cosa stia parlando un film su Netflix, questa è la trama, scritta con lo stampino, che si trova il più delle volte. Ciò mi provoca quasi sempre il sorgere spontaneo di un malimortaccivostra e di chi viene pure pagato per scrivere queste ovvietà inutili e insulse.

Gli ospiti (thriller)
Dieci persone, quasi dieci piccoli indiani, in un casale isolato con tanto di intruso, molti non detti e segreti, in un crescendo dove appare chiaro che nessuno è veramente chi dice di essere. L'epilogo inaspettato vi sorprenderà ma vi lascerà l'amaro in bocca...

Gli ospiti (psicologico)
Le problematiche personalità multiple di un malato di mente si confrontano nello stesso luogo per cercare di far fronte comune, ma tutto va storto e dall'esplosione di violenza e follia si salverà solo il "bambino interiore" che, traumatizzato dai genitori, sceglierà di affidarsi ad un genitore single.

Gli ospiti (sentimentale)
Un gruppo eterogeneo dove regna la crisi della coppia, anche quella lesbo/trans, si presta al gioco degli equivoci, un inno alla vita ma soprattutto alla famiglia non tradizionale.

Gli ospiti (cinefilante)
Se avete amato i Ritals mettetevi l'animo in pace, gli ospiti non c'entrano niente!
Sì, ritroviamo i tre protagonisti Svevo, Federico e Quentin ma ne "gli ospiti" ricoprono ruoli che nulla hanno a che vedere con la serie che ce li ha fatti conoscere.
Praticamente è successo questo, Svevo Moltrasio, rottosi il cazzo, che nessuno gli facesse girare un film, ha deciso di fare tutto da solo, tramite un crowdfunding che ha sbaragliato ogni aspettativa.
Conquistata una sala "vera", nel cinema Lux, per fortuna pure molto vicina a casa mia, fa il pienone con aficionados che vengono da tutta Italia per applaudirlo.
L'idea alla base del film è decisamente originale e non lascia indifferenti, per me sarebbe perfetta anche a teatro ma anche ad essere venduta all'estero.
Moltrasio si conferma un autore, prima ancora che attore e regista, capace di entusiasmare il pubblico e di creare ancora una volta una "caso" oltre che un film.
In un panorama di filmetti fatti con lo stampino e studiati a tavolino, con Gli ospiti si torna al cinema, quello vero. E in questa epoca di Barbie è decisamente una grande sfida.

Abbinamento mangereccio con un posto piccolissino ma che da tante soddisfazioni Crepes Galettes in Via Leonina, 21/A (Quartiere Monti). Vi prepareranno crepes o galette al momento con la farcitura a vostra scelta, anche con un ottimo cioccolato invece dell'orrida nutella.
Lo so che manca l'accento circonflesso su crepes ma non riesco a trovarlo da nessuna parte....


venerdì 13 ottobre 2023

Beau ha paura

 5 ottobre 2023

- Sul treno
- Sul cellulare



 

Sono le 6.58 del mattino, siamo in treno già da 40 minuti.
Nei sedili vicino a noi c'è e ci sarà fino a Milano, una tizia che non smette un attimo di parlare.
Ha elaborato un'arte, quella di inzeppare ogni frase con più parole del necessario. Si ripete, gira intorno ad ogni concetto, arzigogolandolo all'inverosimile, mossa com'è dal suo horror vacui smazzola i cojoni con voce alta.
Noi ci siamo organizzati per vedere Beau ha paura, no, non sul computer ma ognuno sul suo cell. Per riuscire in questa impresa è necessario sincronizzare l'inizio.
Dobbiamo avere la possibilità di sgranare gli occhi o saltare sulla poltrona nello stesso momento, se necessario. Mio fratello vuole vedere questo film perché Mike Portnoy ne ha parlato in termini entusiastici in un post su facebook.
Voi direte "e chi cazzo è Mike Portnoy?".
Senza che scomodiate google vi dico che è il batterista dei Dream Theather un gruppo da me definito "metal barocco", che non mi ha mai fatto strappare i capelli. Troppi virtuosismi, melodie niente di che e un punto debole inaccettabile: la voce del cantante, un Bocelli metallaro che secondo me faceva cagare pure a Portnoy, tanto che ha abbandonato il gruppo nel 2013.
Io invece volevo vedere questo film perché adoro queste tematiche.
Purtroppo riesco a trovarlo solo in italiano, ma meglio di niente. Insomma siamo in treno, senza aver fatto colazione perché era troppo presto, ma abbiamo entrambi il file...
Cosa facciamo, lo vediamo?
Eddai, vediamolo...
Beau ha paura dura tre ore, a dire il vero sono io che inizio ad avere paura. Però c'è la speranza che, con le cuffie, l'audio sovrasti la logorroica vicino a noi. Non è così, la prima parte del film è infestata dal niente irritante delle chiacchiere della tizia.
C'è Joaquin Phoenix che è Beau e parla con un filo di voce. Io ho patito tutto il tempo questa voce di merda e oggi sono andata a vedere un trailer in lingua originale, per scoprire che proprio non c'entra nulla il doppiaggio italiano, che come al solito è da prendere a cinghiate sulle gengive.
Resistiamo un'ora, diciamo che Beau ha paura non è "Non mandarmi fiori" con Doris Day ma il problema vero è un altro, abbiamo una fame nera.
Mio fratello mi fa "Guarda, se vuoi, io ho portato un panino di segale con il Philadelphia vegetale, è pure già diviso in due!".
Dio sia lodato, dammi sto mezzo panino che non ci vedo più dalla fame, ieri sera nemmeno ho cenato poi.
Ai tempi mio fratello era uno che alle 4 del pomeriggio ci comunicava "Io mi vado a fare delle patate fritte...". Si metteva lì e pelava 4 chili di patate (no per scherzo, proprio 4 chili) e le friggeva tutte in maniera magistrale. E poi le mangiavamo. Ed erano vere patate fritte, non le merdose patatine di McDonald's.
Ai tempi se a mio fratello gli veniva l'influenza mi dava cinquantamila lire e mi diceva: "Esci e non tornare senza un profiterole e almeno un chilo di pizzette...".
Io uscivo e mi procuravo sia il profiterole che le pizzette, poi tornavo a casa e ci mangiavamo tutto.
E così via, si potrebbe scrivere un libro su queste prodezze mangerecce. Sono passati quei tempi...
Dai, dammi sto panino!
Tira fuori un incartino di stagnola grande quanto una saponetta usata da almeno un paio di settimane, assottigliata, quindi.
"Ah è già diviso?"
"No qui c'è il panino già tagliato a metà..."
Non mi voglio lamentare, qui c'è in gioco la sopravvivenza!
Prendo la mia metà.
Il Philadelphia vegetale è stato quasi completamente assorbito dalla segale e quindi c'è rimasto solo uno stratino bianco di un millimetro.
"Comunque considera che il pane l'ho fatto tre giorni fa....", sì, perché mio fratello fa pure il pane.
Ma io me lo mangio lo stesso, come se fosse un croissant di Pierre Hermé.
Con la scusa di questa parca colazioncina ci dimentichiamo del film.
Io faccio come facevo a scuola, poggio le braccia sul tavolinetto, ci appoggio la testa e mi addormento, sempre con quella che parla. Allora cerco di usare le cuffie come tappi per le orecchie ma in quella posizione il mio padiglione auricolare le risputa fuori inesorabilmente. Mi addormento lo stesso e mi sveglio poco prima dell'arrivo. Abbiamo pochi minuti per la coincidenza che dobbiamo prendere ma puntiamo un bar che si chiama qualcosa come "Prelibatezze napoletane".
C'è parecchia gente ma sono organizzatissimi, solo che nella confusione chiediamo un cornetto in meno. Nel frattempo infatti siamo diventati in quattro, che la vita a volte è strana più di un film.
Due caffè, due cappuccini e due cornetti che dovevano essere tre.
"Ma che ti sei mangiato il cornetto mio?"
Non c'è tempo per un"altra fila, spezziamo i cornetti con le mani e li ridistribuiamo. Va da sé che in stazione pure se si chiamano "Specialità napoletane", si tratta di cornetti demmerda.
Facciamo il viaggio in piedi, tra turisti e pendolari, sull'onda di ricordi.
Arriviamo, un taxi, una chiesa, un  saluto attonito e meno di due ore dopo siamo di nuovo in viaggio verso Milano. Questa volta ci sediamo. Davanti a me c'è uno che beve yerba mate nella classica tazza, come se fosse tranquillamente seduto a Buenos Aires.
Questa volta in stazione a Milano andiamo in un locale che si forgia del titolo "Bistrot", in realtà è Autogrill.
Io gli ho dato anche un nome a questo bistrot "Dimenticare Parigi".
Sedie fatiscenti, panini che li trovi identici in tutta italia e toilette al terzo piano dove si aggirano loschi figuri. Ci sdraiamo due panini mozzarella e pomodoro di cui ancora mi interrogo sulla consistenza.
Siamo di nuovo in viaggio verso Roma. Ovviamente anche ora c'è una che parla.
"Ma che facciamo... Lo continuiamo il film?"
"E vabbè, dai!".
Risincronizzare a un'ora e tre minuti si rivela difficilissimo ma alla fine ci riusciamo.
La seconda parte del film è ancora più strana della prima. Mi comincio a chiedere cosa gli dica il cervello a Mike Portnoy. Ci controllano i biglietti, interrompiamo, risincronizziamo, ricominciamo. A un certo punto mio fratello fa: "Oh... Io ho un sonno... Non riesco a tenere gli occhi aperti.... Non ce la faccio a continuare..."
"Guarda pure io sono stremata... Interrompiamo?"
"Sì, sì interrompiamo!"
Basta dirlo che tutte le energie ritornano disponibili e il sonno scompare!
"Ehi... Io mi sento meglio, mi è passata la stanchezza...
"Incredibile... Pure a me! Che facciamo allora? Riprendiamo?"
Come l'idea prende forma riniziano i primi sbadigli, che anche ora che sto scrivendo, mi prende la cecagna.
"Oddio che sonno..."
"È bastato solo pensare di riprendere la visione e guarda come stiamo...".
Ipotizzo che Beau ha paura possa essere la cura risolutiva per l'insonnia. Io però so che o vado avanti lì, sul treno, o sarà molto difficile che riprenda la visione di Beau. Decidiamo di procedere, risincronizziamo, 1,47 aspetta io sono a 1,48, cazzo mi è saltato a 2,22, ripartiamo da 1,45.
Una fatica bestiale ma riusciamo ad arrivare alla terza parte, tutta molto scura.
Nonostante tiri giù la tendina, il riflesso incasina la visione. Oltretutto è risaputo che lo schermo del mio cell è sempre pieno di ditate. Il mix scene scure più riflesso, più ditate è una sfida folle ma io procedo. Metto le mani a conchetta sullo schermo, lo inclino in tutti i modi possibili, lo strofino suo pantaloni sperando che le ditate si tolgano, e invece le ditate diventano come pozze di benzina esposte al calore, concentriche e iridiscenti.
Arriviamo alla quarta parte e tutto è ancora più scuro. Io praticamente non vedo più un cazzo.
Però Beau è una visione potentissima, pure se non vedi un cazzo.
Si volge all'epilogo tirando le fila di un'esistenza, delle esistenze, tra le esistenze, a momenti squarciando veli su verità incomprensibili. Nel risparmiarvi pipponi psicanalitici, vi dico che è un viaggio, un'Odissea o una Divina Commedia della mente in un interminabile ciclo di vite.
Consigliato a tutti? No, a pochissimi direi, ma quei pochissimi potrebbero apprezzarlo.
Però magari non guardatelo sul cellulare, soprattutto se è pieno di ditate. 

L'abbinamento mangereccio è con il Philadelphia vegetale. E' buonissimo, lo preferisco all'originale! Non è facilissimo trovarlo nei supernercati ma vale la pena provarlo!

giovedì 7 settembre 2023

Umami - Il sapore della felicità

Martedì 5 settembre 2023, Cinem Giulio Cesare, sala 8.

Un Giulio Cesare finalmente rinovato, con tante sale, poltrone super comode e oltretutto biglietto a 3,5 euro, tariffa che, per film italiani e europei, durerà fino al 21 settembre (2023).

 

 

Una cosa preziosa come la perla in un'ostrica, questo è il sapore della felicità, un film che si muove con delicatezza tra sentimenti sfilacciati di persone che si perdono e si ritrovano.

Depardieu, magnificente, impersona uno chef tristellato, eccessivo, arrogante, scontento e fondamentalmente solo, oltre che reduce da un infarto.
Grazie al suo vecchio amico Pierre Richard (La chevre), meno egocentrico e più connesso con la vita, intuisce che, per riportare ordine nella sua interiorità, deve affrontare un viaggio (o solo sognarlo).

Lo chef quindi parte per il Giappone, alla ricerca di un rivale del passato, che gli aveva soffiato il primo posto in un concorso culinario, con un piatto dal gusto "umami".

Ora umami di base sarebbe il gusto del glutammato che, a noi occidentali, non solo fa schifo ma riteniamo che faccia male e sia sinonimo di bassa qualità (è uno degli ingredieni di base dell'orrido dado da cucina). In realtà umami è anche il gusto del parmigiano bello imvecchiato e quello ci piace molto.

La ricerca di umami diventerà un modo per ammorbidire le chiusure personali dello chef  ma anche una metafora per ritrovare il gusto della vita e della famiglia.

L'istrione Depardieu si concede come sempre a totale servizio del personaggio, con grande autoironia e forse anche con un po' di sofferenza ma è l'essenza del Giappone, con le sue macroscopiche differenze ma anche con un candore fatto di riti e riservatezza, a permeare l'atmosfera.

Siamo comunque dalle parti della commedia ma declinata con strordinaria poeticità, classica, e a dire il vero unica, solo di certo cinema francese.
Una bella storia che si fonde  con la regia lieve ma efficacie che accarezza i personaggi.
Alcuni momenti danno uno sguardo al surreale ma
rimanendo in bilico tra spezie e sapori.

Ovviamente il titolo originale è Umami ma come al solito in Italia si è pensato che fosse troppo difficile far passare il messaggio. Incredibilmente IMDB gli da un voto basso, un misero 5,7 ma del resto molto spesso, quasi sempre, la bellezza è negli occhi di chi guarda.

Consigliato, ovviamente!


Prima del cinema un aperitivo da Fabrica, in via Girolamo Savonarola, 8. Un posto molto accogliente, sia all'esterno che all'interno, dove il pomeriggio è possibile anche gustare molti tè con una vasta scelta di dolci.

giovedì 30 marzo 2023

Mon crime

29 marzo 2023 Cinema Nuvo Sacher di Largo Asciaghi, completamente sventrato da lavori stradali.

Nanni Moretti dice che ne avranno per due mesi e mezzo. 


 

Decidiamo di andare a vedere questo "Mon crime", snza saperne nulla a parte che ci sarà Francois Ozon in persona a presentare il film. Per me è già un buon motivo.
I biglietti li prendiamo on line, con largo anticipo ma comunque ci toccano i posti in galleria.

Io avverto Alessandro "Come sai il Nuovo Sacher accoglie un pubblico di radical chic che te lo raccomando, ci dovremo adeguare... Minimo minimo dovrò tirare fuori la mia collezione di gioielli etnici africani... 

- A questo punto io opterei più per uno stile "Alla corte del Re Sole", con altissime parrucche bianche...

Appuntamento alle 18.30 davanti al cinema, il progetto è di mangiare qualcosa fuori prima del film. Io propongo Aromaticus a Via Natale del Grande, sono solo 5 minuti a piedi.
Arriviamo e chiedo: "Scusate, ce la facciamo a mangiare in fretta che abbiamo un cinema che ci aspetta?".

- Ehhh no... la cucina è chiusa! Cioè... Se volete possiamo portarvi delle tapas...

Ora a me, quando mi dicono tapas, mi viene in mente sempre la magia di Barcellona e quelle splendide vetrine piene di ogni bendidio, qui però le tapas sono una vellutata di cavolfiore, falafel con hummus e polentine fritte con della maionese. Vabbè portaci tutto dico io!

Nel frattempo ci sediamo e Alessandro tira fuori dallo zaino del computer un pacchetto meraviglioso con un regalo di compleanno, veramente très chic. Aspettiamo, aspettiamo e dopo circa un quarto d'ora arrivano le tapas, solo che invece di averne portate per due, le hanno portate per uno.

Scusi ma siamo in due.... E niente non ci eravamo capiti.

Insomma tutto era iper buono, meraviglioso, eccezionale ma con porzioni contenutissime.

Io e Alessandro ci trasformiamo immediatamente in Remo e Augusta delle vacanze intelligenti quando i figli li mettono a dieta.
E che ce facciamo co' sta roba? Io ciò 'na fame...
Ah io dopo un supplì me lo vado a fare....
E dove?
Ho visto che c'è tipo una pizzeria qui all'angolo...

Ora mi sembra ininfluente sottolineare che poi non ci siamo vestiti come per andare dal Re Sole, anche se può essere impagabilmente surreale ommaginare noi due con le parrucche ma a sognar supplì...
Alla fine Alessandro è venuto direttamente dal lavoro e io vestita con degli splendidi pantaloni neri, una maglia maculata e sì, i gioielli africani. Stonavano le scarpe sicuramente... nessuna pianella in cuoio dai colori sgargianti ma garbati al tempo stesso  ma delle New Balance tra il rosa e il bordeaux.

Uscendo dal delizioso ristorantino, propongo di allungarci da Le levain, che è sempre un piacere.

Una baguette vegetariana, un panino al prosciutto per lui e una crostatina con crema frangipane e pere caramellate che resterà nelle mie memorie gustative, per questa vita e almeno per le prossime due.

Non resisto e compro anche del pane di grano duro e un altro di segale con semi di girasole e zucca.

Mentre ci avviamo velocemente verso il cinema mi rendo conto che non posso commettere il sacrilegio di presentarmi al Nuovo Sacher con una busta in materiale adatto alla raccolta differenziata dell'umido.
Costringo allora Alessandro a infilare nel suo zaino le due pagnotte e pure il regalo che mi ha portato.
Diventa un complicato gioco di incastri che il Tetris gliè fa un baffo. Tira fuori una busta (adatta alla raccolta indifferenziata) e mi fa: Eh qui ci sono dei fili...
"Ma scusa eh?! Che ci fai co' sti fili?"
"Sono i fili del computer..."
"Ah!"

Riusciamo a comprimere tutto ed entriamo, lo scandalo è scongiurato.
In fila ci sono i radical chic, quelli veri.

Una signora poco più grande di me, con un giacca di velluto a coste verde acido, la cosa di cavallo e dei monili in plastica, dice "Pare che i biglietti siano finiti...".
Gli altri radical chic le rispondono rabbiosi "E certo che sono finiti! E pure da parecchio tempo!"
"Ma io ho la tessera! Pensavo di entrare con la tessera!"
"No signora, non può entrare con la tessera..."
Un'altra signora "Ma allora non posso entrare nemmeno io..."
NOO! Ve ne dovete anna'!
I radical chic si rivelano spietati.

Ci dirigiamo in galleria e c'è Nanni Moretti seduto su un divano, ha la mascherina, quasi clandestino a casa sua. Prendiamo posto. Alla mia destra Alesandro, alla mia sinistra un posto vuoto e poi due uomini.

Improvvisamente arriva una ragazza, tutta trafelata e molto scollata, si siede nel posto vuoto e dopo neanche un secondo si alza e dice che deve scendere di sotto ma che poi torna.

L'uomo più distante da me dice all'amico "Ma c'hai fatto? Com'è che se n'è andata così?"

"No niente, ha detto che doveva andare a fare delle foto di sotto... Ma poi torna!"

"Ah ecco! No perché se n'è andata così di colpo che mi sono detto... Ma non è che questo gli ha messo una mano sulla coscia?"

Momento di silenzio.

"Guarda... Io ti devo confessare una cosa...."

Pausa, silenzio.

"Io nella mia vita non ci ho mai provato con una donna... Sai... le donne le devi incoraggiare ma devi lasciare fare tutto a loro, è la cosa migliore...".

L'arrivo sul palco di Nanni Moretti (pantaloni di velluto a coste verdi, maglioncino giro collo blu in Shetland con camicia bianca sotto) e dell'Ambasciatore di Francia (completo grigio), interrompe questa confessione che poteva essere foriera di chissà quali altre storie.
Arriva, puntualissimo anche Ozon con le due attrici protagoniste.
Sono felici di essere in Italia
Nanni parlando dell'ultimo film di Valeria Bruni Tedeschi (dove recita anche Nadia Tereszekiewicz) dice che è stato distribuito in Italia con un titolo "insensato", Forever Young".
Cioè, capite? Un vero signore! "Insensato", meraviglioso!

Ma veniamo a Mon crime, il classico gioiellino frizzante, divertente, tutto in punta di fioretto. Grande regia e grandi interpretazioni, ambientazioni stupende (Villa Empain a Bruxelles è da togliere il fiato).
Si sorride, ci si fa qualche risata, ci sono i colpi di scena... il tutto è leggero ma gradevolissimo, come solo certo cinema francese sa essere. Consigliato praticamente chiunque.
Alla fine, dopo averne tanto parlato, Alessandro mi fa "Comunque anche tu sei una radical chic...".

No, mi dispiace, rispondo io, non ho mai fatto mistero di amare le cose belle e la cultura, senza per questo dover fingere impegno per un cambiamento sociale che non avverrà mai!

Abbinamento con Aromaticus (avevo già segnalato la sede di via Urbana ma oggi segnalo quella di Trastevere. Però prima controllate bene orari e sedi e chiamate per sapere se la cucina è aperta e sicuramente non vi deluderà!