martedì 18 maggio 2010

L'uomo nell'ombra

  • Lunedì 17 maggio, Cinema King di Via Fogliano in un pomeriggio piovoso...E anche Polansky ce lo siamo giocato!
L’uomo nell’ombra esteriormente è un cinema di altri tempi, in cui indubbiamente si ravvisa un mestiere che sembra essere ad appannaggio esclusivo dei grandi vecchi…. Ma dove la sostanza mancante è ben ravvisabile nella nostra epoca. Io ci vedo tutto il dramma dei nostri tempi… in cui sta venendo su una generazione di pubblico che si fa le seghe per un movimento di macchina circolare, che si eccita per un piano sequenza ungherese e che se non c’è una sparatoria di almeno un quarto d’ora, ovviamente al rallentatore, non gode. E infatti assistiamo a orde di recensioni rabbiose, di commenti astiosi su chi non condivide questa visione sessual cinematografica fatta di perversioni stereotipate da casalingua inquieta.
Dicevo… il riflesso dei tempi… insegnare/imporre ad un pubblico che si crede colto e (ben)pensante che il cinema, quello con la “C” maiuscola possa essere totalmente esautorato dalla carica eversiva che l’ha reso arte… o comunque, se non arte, opera potente, capace di ispirare, denunciare, far fremere l’animo.
Ho sempre pensato che il regista, quello vero, fosse un essere che occasionalmente viene a contatto con dimensioni altre e che potesse mostrarci squarci di realtà altrimenti velate… non nego l’aspetto di intrattenimento ma come in tutte le cose ci sono dei livelli o meglio dei gironi.
Polansky, regista discontinuo e a rischio, ha saputo regalarci grandi capolavori ma anche discrete puttanate… L’uomo nell’ombra non appartiene né al primo né al secondo gruppo.. siamo dalle parti del pattume, del bel cibo senza sapore.
L’uomo nell’ombra sembrava poteva essere un faro nella marea informe di filmacci senza né capo né coda che irrompono sui nostri schermi e invece no. Polansky cade nella tentazione di un voyeurismo snob ma convulso in cui i fatti si disgregano alla bene e meglio tanto che su tutte le incongruenze del film non mi ci spreco nemmeno un secondo…
La storia per me è stata prevedibile fin dal primo istante (sicuro lui farà una brutta fine mi sono detta…. La moglie di Lang è un bluff…).
Misteri, intrecci, tensioni e rivelazioni si alternano senza costrutto come se un bel panorama del mare d’inverno fosse sufficiente ad ammantare lo stile autoriale di una credibilità che invece dovrebbe confermarsi volta per volta. Tutto è molto sospeso e là dove il “mistero” sembra creare tensione io vedo solo un vuoto, una mancanza di idee.
Ma del resto se Ridley Scott ha scelto di fare l'ennesimo Robin Hood e ogni successo deve diventare necessariamente almeno un trilogia… cos’altro possiamo aspettarci?

Se proprio vogliamo vedere un bel film di Polansky andiamo a recuperare L'inquilino del terzo piano... siamo su un altro pianeta...

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