Dans la maison è l'opera compiuta, il raggiungimento della maturità, il fiore all'occhiello di Francois Ozon, un autore che fino ad ora aveva costellato il suo percorso di film notevoli ma anche di altri leggeri come una piuma, carucci ma non da restare scolpiti nelle tavole di pietra.
La pièce teatrale di Juan Mayorga Il ragazzo dell'ultimo banco, fornisce ad Ozon un ricco tessuto su cui lavorare e il binomio dei due enfant-prodige, spagnolo e francese, restituisce allo spettatore uno di quei momenti di perfezione che solo raramente si manifestano, come benedizioni divine su sconfortanti panorami di desolazione hollywoddiana.
A volerne parlare si potrebbero passare giorni, anche solo per lo spessore dei personaggi con più strati di un millefoglie, e poi c'è la struttura caledoscopica, che rende vibrante ogni sfaccettatura e cambia secondo lo sguardo.
Il perno attorno al quale ruota la vicenda è la composizione scritta di uno studente e i cui effetti avranno conseguenze inaspettate. Il gioco al massacro è sempre sul filo del rasoio, i ruoli continuamente sovvertiti e la messa in scena ammaliante si muove sulle punte.
I protagonisti sono perfetti, e se su Fabrice Luchine non si può dire nulla che il resto del mondo non abbia già detto, perfetto e magnificente la sua maschera di uomo comune, almeno sul ragazzo Ernst Umhauer si può osare predire un grande futuro di attore. Notevoli anche le interpretazioni femminili, imprescindibili sebbene relegate a ruoli minori, della francesizzata Kristin Scott-Thomas e della signora Polansky, Emmanuelle Seigner.
Decisamente da vedere.
Purtroppo a nemmeno un anno dall'apertura tragico cambio di gestione :-(
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