Ieri pomeriggio mi arriva un sms con la proposta per Gran Torino: cinema Metropolitan spettacolo delle 8, lingua originale con sottotitoli…
E come si fa a dire di no? Io poi non so resistere alla lingua originale… mi aggiunge quel qualcosa in più a cui non so rinunciare! Rimando quindi la serata di totale riposo che ho in programma da circa un mese e mi dirigo in centro…
Il cinema è strapieno e ci tocca una seconda fila con sedili parzialmente reclinabili, tutto sommato comodi e accoglienti e con un discreto spazio tra una fila e l’altra.
Arrivo a scatola chiusa, che non so nulla di questo film… a parte che è l’ultima opera di Clint Eastwood… e cazzo questo è abbastanza per assistere allo spettacolo senza fare domande…
Il film monta a poco a poco, con lentezza, senza perdersi in chiacchiere, preamboli, flash back o voci narranti.
Il rigore è assoluto direi granitico…
Gran Torino è immenso nella sua costruzione “classica”, come la più esemplare delle tragedie greche… ci sono tutti gli stilemi, senza nemmeno l’ausilio di un fronzolo.
Il coraggio di scarnificare la storia senza alcuna preoccupazione dello “spettacolo”, intrinsecamente connesso al mezzo “cinema”…
Clint si cuce addosso l’opera lavorando di fino, primadonna indiscussa che non necessita di niente altro che di una storia… nessun altro “attore” oltre lui... gli altri sono accessori, volti sconosciuti di cui probabilmente si perderanno le tracce. Nessuna bella figliola da lanciare nell’Olimpo degli astri nascenti, nemmeno un giovane à la Tom Cruise da presentare come il novello James Dean.
Il film si apre con un funerale e si chiude allo stesso modo, nel mezzo la realizzazione di una vita, la presa di coscienza, di una consapevolezza, un sacrificio che in realtà è un riscatto karmico.
Ci sono i vicini di casa che potrebbero essere gli stessi che ho io (se non fosse che io ho mia nonna come vicina). Ci sono i figli distanti con cui non si è mai riuscito a costruire un rapporto, nipoti inconcludenti e giovani che devono scegliere se avere un futuro oppure no. Tutte figure che si inseriscono in un gioco di incastro emotivo propedeutico alla necessità di una tragedia che non può non far riflettere sul senso della vita e su ciò che è bene e ciò che è male.
Temi ingombranti, di sostanza che si fanno strada in un canovaccio di apparenze, sprazzi di razzismo, di un passato impossibile da dimenticare e da perdonarsi, necessità di comprendere, di abbandonarsi a sentimenti troppo a lungo negati, fino all’estremo sacrificio.
La famiglia in Gran Torino è atonica, bada solo alla convenienza e all’apparenza, al possesso e i giochi si fanno con chi invece i sentimenti li mette veramente in gioco, con chi decide che si può cambiare per ricongiungersi con l’essenza stessa che ci rende esseri umani.
Un Clint Eastwood in stato di grazia che probabilmente in quest’opera parla anche molto di sé o comunque di qualcosa che conosce molto bene.
Va bene… io credo di aver detto anche abbastanza... ci sono certi film di cui non è assolutamente necessario dire tutto e che ognuno deve essere libero di recepire dove e come può... Però andatelo a vedere (non necessariamente in lingua originale)… è un film da non perdere e vi rimarrà a lungo nel testa e nel cuore.
Abbinamento facilissimo questa volta… Dopo il cinema siamo andati dalla splendida Gatta Mangiona in Via F. Ozanam, 30 tel. 065346702 Un tempio della ristorazione romana che proprio come il film è da non perdere. Qualità altissima... ogni visita una nuova scoperta proposta da Giancarlo Casa, uno dei responsabili del nuovo corso della ristorazione a Roma insieme ad altri pionieri di cui parlerò prossimamente. L’unica cosa.. prenotate perché insomma… che la Gatta Mangiona sia un posto speciale non è più un segreto da tempo…
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