domenica 15 novembre 2009

Il nastro bianco

...ma non sono ugualissimi??

Il nastro bianco mi ha ricordato “Il villaggio dei dannati”, un bianco e nero del 1960 (quando ancora non era ancora necessario scomodare Muranu)... questi bambini biondi e cattivi mi provocarono uno shock permanente… da allora ho scelto solo uomini bruni!
Nel villaggio dei dannati il seme del male era instillato da un agente esterno e maligno… e, tutto sommato, per me nel nastro bianco non è tanto diverso…
La malvagità, la violenza programmatica, l’assenza di senzo morale degli inquietanti giovani protagonisti è già in essere nei loro padri che si stermineranno a milioni di lì a breve…
E quand’è che gli esseri umani cessano di essere tali per diventare “guerra”?
Non ha qualcosa di soprannaturale la distruzione che diventa flusso di singoli riuniti sotto un baluardo?
Come negare la furia inarginabile che spinge popoli e paesi a combattere, a mettere da parte la morale comune per legittimare l’uccisione dei propri simili?
E il racconto del maestro è chiaro… dal momento che fu pronunciata la parola “guerra” tutti ebbero in mente solo quella parola... Il male prima di realizzarsi ha bisogno di farsi germe nel pensiero dell’essere umano…
La vicenda di questi bambini gelidi, malvagi e organizzati ha la sua genesi nelle loro famiglie bigotte e ottuse, nella sete di potere che, prima di tutto, coinvolge relazioni individuali che si basano sul sopruso, lo sfruttamento, la mancanza di rispetto e la visione distorta di una presunta superiorità.
Alla base di tutto la negazione di un’energia primordiale: una sessualità repressa che sfoga con rabbia e malamente in tutta una serie di schemi che vedono vittima e carnefice legati a filo doppio, completamente incapaci di liberarsi da reciproche ed aberranti necessità.
La violenza che scaturisce dalla repressione non lascia speranza… è vero terrorismo e proprio ma che non viene nemmeno rivendicato, è l’atto ultimo di chi, impossibilitato ad agire con metodi civili da una “forma” opprimente, permeante, riempita all’inverosimile, trova il modo di lacerarne un punto… ne scaturiscono avvisaglie, getti incontenibili di una follia, simbolo di una normalità negata, che esploderà a livello planetario nel caos distruttivo della guerra.
Ma prima della deflagrazione finale si riesce a cogliere un contorto tentativo di aiutare i propri simili… Il primo incidente infatti è messo in atto per aiutare la ragazza molestata dal padre…
In genere si usa dire che tra adulti consenzienti tutto è permesso… ma cosa succede quando gli adulti consenzienti prolificano e con le loro azioni plasmano inconsapevolmente i loro figli?
Cosa possono generare tali mostri se non altri mostri? E il sopruso, la mancanza di rispetto, lo sfruttamento e la visione distorta della presunta superiorità non sono di fatto alla base della guerra?
Le radici del male non sono certo da cercarsi in quel villaggio ma nel profondo dell’animo di una popolazione che ha messo in atto una forma di arroganza tale e quale a quella che vediamo nella casa del pastore o del dottore…
Un intricato groviglio peccato, giudizio, omertà e vergogna che bloccano qualsiasi via di uscita.
E le colpe ricadranno sui figli fino alla quarta generazione…
Sicuramente interessante come il pubblico abbia voluto a tutti i costi ricondurre il film ad una presunta genesi del nazismo… quando più che altro l’ambiente fortemente repressivo e aberrante del nucleo familiare rappresentato nel film non è diverso da quello presente oggi in due potenze mondiali che da tempo stanno cercando di mettere in scena un'altra Sarajevo…
Il regista stesso dichiara “questo mio film non è un lavoro sulla Germania o sul nazismo”…
Ma forse per lo spettatore è più rassicurante guardare l’orrore del passato al cui cospetto ci si può solo battere il petto (urca! È uscita la rima!) piuttosto che realizzare cosa sta succedendo nel presente… In quel caso dovrebbe fare qualcosa… ah… ma vabbè… si può fare un gruppo su facebook!
L’ideale sarebbe non prestarsi a questo gioco al massacro… riuscire a spezzare le catene invisibili che ci forzano a perpetrare un odio che non ci appartiene e che ci rendono schiavi di imposizioni sociali e religiose che ci sprofondano in un inferno senza fine.
Bene… il mio compitino l’ho fatto ora… Tacabanda!
Non che Haneke si salva solo perché ha vinto a Cannes… e che stiamo a scherza’?
Concludo quindi riassumendo la morale del film alla mia maniera: Non fate la guerra, fate l’amore e se proprio non potete fatevi una sega!

Va da sè che con tutto questo sesso represso non posso fare a meno di consigliarvi un posto come Misty Beethoven... In via degli Zingari, 12 ovviamente a Roma tel 064881878...
Forza ragazzi! Fatevi un giro... e fatemi sapere...

3 commenti:

veri ha detto...

ciao cinefilante! eloquente il tuo riassunto finale eh eh eh eh :) condivido la tua sempre ottima recensione. è riduttivo confinare l'analisi di haneke al fenomeno del nazismo. un atteggiamento repressivo come quello raccontato è certamente fonte di conflitti e di persone propense alla guerra, in qualunque Paese. e il rischio e tutt'altro che del passato!
per il resto il film mi ha davvero inquietata. ben fatto. ciao

Il cinefilante ha detto...

grazie veri! ...considerato che mia madre aveva negli occhi lo sguardo di chi vuol cancellarti dall'asse ereditario quando ha visto quella conclusione.... fa piacere che qualcuno condivida!

veri ha detto...

caspita! ^__^ mi ha fatto ridere ripensando al pastore che punisce uno dei figli (e costringe tutti gli altri figli ad assecondarlo in questa decisione) proprio per quel motivo. che brutto represso!!