domenica 19 settembre 2010

L'americano

 

  • Cinema Admiral di PIazza Verbano, in sala poche file dietro di noi dopo dieci minuti di film si sente un'esclamazione: "Ahhhh ma questo è George Clooney!"...
    Bravo! L'hai riconosciuto!


Un killer americano deve sparire per qualche tempo… in genere in questi casi si va in Messico ma lui no, va in Abruzzo. Il killer, silenzioso e carico di un passato dove non c’è spazio per la necessità dei sentimenti, è George Clooney, un fico della Madonna che è come il vino bono, invecchiando migliora. In uno scenario molto anni Settanta, dove si usano le cabine telefoniche e invece dei fucili elettronici si recuperà la manualità del costruttore d’armi artigiano, il testimonial del Nespresso se ne va in giro con una macchina scacciafighe e diventa amico dell’invadente parroco del paese.
Tra vicoli quasi scavati nella pietra e la tundra abruzzese il regista si concede riprese aeree di tornanti montani, quasi a voler delineare le geometrie dell’animo. E dopo questa frase molto poetica e sentita mi dedico a demolire (qualora ce ne fosse bisogno) questo film costruito sull’incongruenza e sul broncio di George.
Dopo una scena di apertura che lascia senza fiato, oltre che ben sperare, la storia si appiattisce ma soprattutto se ne va per conto suo senza tener conto che, al di qua dello schermo, possa esserci un essere pensante. A poco serve la presenza della bella Violante Placido nella parte di una mignotta sognatrice in costante esposizione di tette.
Verso la fine poi il film si sbraca totalmente, vien voglia di chiedersi come sia possibile aver imbastito un tale amba aradam co tutti sti killer che si ammazzano tra di loro...
Pure il povero George fa una brutta fine, ma questo si lo si intuiva dall’inizio….
Insomma l’americano è tutto qua…
Certo che almeno si potevano impegnare un po’ di più per rilanciare un po’ questa regione e fare un’operazione tipo “In Bruges”, che almeno a me mi ha fatto venire voglia di farci un salto… Invece st’Abruzzo risulta uno scenario come tanti altri.
Il bel fico George che è pure produttore vorrebbe fare il Lino Ventura del nuovo millennio ma forse gli manca il back –ground storico, culturale e sociale. È molto meglio come uomo degli ammicchi dal sorriso sornione e comunque è penalizzato da una sceneggiatura a tratti imbarazzante. Assoutamente un film da perdere, meglio andarsi a fare una gita in Abruzzo!

Va da sé che vi propongo un abbinamento ad un luogo... in Abruzzo che, confesso, per me resta sempre Abbruzzo perché a Roma si dice così... da tanti anni (oltre trenta) frequento quel bel paesino che è Tagliacozzo, con la Roma L'Aqiola ci si arriva in un'ora scarsa. La bella pizza dell'Obelisco, Il Monastero di San Francesco, il Palazzo Ducale e il celebre monastero delle suore di clausura che vendono dei dolcetti fantastici!  Sul fondo della piazza il ristorante la Posta Vecchia, bello e buono!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

l'efficacia del comparto visivo ed estetico-tra cui spicca la bellezza naturale e generosa di Violante Placido-viene sprecata da una sceneggiatura che sbaglia i passaggi più facili, e costruisce motivazioni piuttosto risibili....la cosa che ho apprezzato di più è la proposizione di un paesaggio italiano veritiero, lontano dalle riproduzioni stereotipate di tante produzioni americane.....

nickoftime

Anonimo ha detto...

La sceneggiatura è proprio il punto debole...non parliamo proprio del terribile finale, che oltre ad essere prevedibilissimo, è proprio brutto.
Però secondo me lui è sempre bravo e la fotografia e l'ambientazione, oltre alla regia, sono state più che funzionali al racconto.
Niente di che, ovviamente, ma perlomeno non lo rende una schifezza totale.

Ale55andra