lunedì 13 giugno 2011

Bronson


Che essere strano è l'uomo... la seconda cosa che gli piace di più dopo l'idea di guardare due donne che fanno sesso e vedere un film dove altri uomini si massacrano di botte. Raggiungeranno quindi non la vetta ma vertici altissimi di piacere con questo Bronson di Nicolas Winding Refn.
Un film simmetrico dove ogni immagine è costruita (troppo) sulla sua centralità spesso definita dall'attore se non quasi unico direi principale. Un bel pelatone coi baffi con tanti muscoli così come a centinaia ne sono sfilati domenica all'Europride, un Ben Turpin cattivo e a briglia sciolta il cui unico interesse è massacrare e farsi massacrare, possibilmente nudo, meglio ancora se unto di un grasso scuro.
Psicologia assente... quant'è comodo scodellare questi ritratti in cui  il punto di vista è esclusivamente estetico e in superficie.. Io però francamente sono proprio annoiata dai ritratti della follia che bisogna accettare pedissequamente. Posso anche comprendere il fascino dell'l'outsider che nel vivere rinchiuso trova la sua libertà nelle regole della carne e del sangue su colui che tutti i giorni timbra il cartellino della propria disperazione... Però dio santo, che so, fate un po' attività fisica e se proprio non vi riesce quella più piacevole iscrivetevi in palestra (dove tra l'altro troverete una concentrazione di Bronson superiore all'Europride ma senza baffi)...
Insomma Winding Refn fotografa la violenza, la "abbellisce" con la consueta estetica della macchina da presa, la condisce con una colonna sonora sulla quale non si può dire nulla di male e ci restituisce un vuoto colmo di aberrazione. Ci fa sorbettare questo Bronson machissimo (anche se nei suoi 34 anni di carcere si può esser certi che gli hanno fatto delle belle feste) di cui non sappiamo nulla.
L'ho trovato noioso e noioso e alla fine due mazzate sui denti gliele avrei date volentieri anche io.

Ma che ci abbino con questo film? Vabbè.. per stemperare l'inutilità della violenza di Bronson vi suggerisco una visita al Roseto Comunale di Roma, in questo periodo ancora in massimo periodo di fioritura, aperto ancora per pochi giorni fino 19 giugno dalle 08.00 alle 19.30 (compresi sabato e festivi). L'ingresso è gratuito, per informazioni e prenotazioni visite guidate telefonare al numero
065746810 - fax 0657135413


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come ti capisco. E quanto è difficile parlare di film talmente vuoti e insipienti, non si riesce a dire proprio nulla, nemmeno a raccontarli. I riferimenti al Pride e al mondo delle palestre sono davvero divertenti! Per un film privo di tutto come questo, è persino troppo dedicargli questi inframezzi spiritosi, eheheh!!!
Comunque il protagonista unto di grasso che corca e si fa corcare mi fa ancora ridere!

Edo ha detto...

Un film sulla violenza? Vuoto? Uhm, strano.

A volte i significati li vediamo e mettiamo solo dove ci sembra che ci siano, e non ne vediamo alcuno dove forse il modo di esprimerli, oppure l'argomento stesso di cui si vuole parlare, non ci piace, non ci tocca.

Credo sia inutile mettere per iscritto quello che ho letto, visto, io in questo film, perchè credo che lo troveresti comunque scorretto, forzato o al massimo non nell'intento del regista.

E comunque spiegare un'opera d'arte non ha mai avuto senso, o la si capisce.. No. Questo non è il termine giusto, non intendo -capire- come si può capire un'operazione di matematica o qualcosa che va intesa con la logica. O la si sente, si prova quello che l'opera cerca di darti o inutile sforzarsi, si potrà provare le stesse cose di fronte a qualcos'altro.

Fatto sta che a me è piaciuto, e ha dato, molto. ;)