Premessa:
Stavo facendo un po' di pulizia tra le bozze incompiute del blog (che sono parecchie) e ho trovato la seguente che in realtà era pronta per la pubblicazione ma mancavano i link video/immagini e l'abbinamento. Ad oltre un anno dalla visione vi regalo la recensione di Ma Loute.
Tangenziale intasata, qualche minuto per intercettare all'appuntamento a Piazza Lodi il mio amico (responsabile della scelta del film), qualche errore nel prendere i sensi di marcia, parcheggio non proprio facile da provare... in ritardo clamoroso ma ce la facciamo.
E' il destino mi dico! Questo film andava proprio visto, penso!
Ma il destino a volte è crudele, addirittura beffardo.
Io totalmente all'oscuro, adoro andare a vedere un film a scatola chiusa.
Scopro che c'è Fabrice Luchini e sono tutta un gaudio, c'è Fabrice, c'è Fabrice!
Adoro!!!!
Adoro stocazzo.
In meno di cinque minuti, al di là dell'ambientazione divina e i costumi perfetti (ai quali assegno il Cinefilantino d'oro, massimo riconoscimento al quale si possa ambiere se si è dotati di: intelligenza,
sagacia e dono della conversazione brillante), si svela l'amara verità.
Recitazione agghiacciante, sopra le righe, eccessiva, smisurata, vorrebbe forse essere grottesca ma è solo fastidiosa. Il tutto è aggravato da cigolii continui, scricchiolano gli stivali, cigola il suolo sotto il peso abnorme del poliziotto e i coltelli stridono sui piatti.
Tutto esasperato, ripetuto all'infinito, insopportabile.
Quello che sembrava un colpaccio da cinefili scicchissimi si rivela una condanna infernale.
Ci sono tutti i presupposti per abbandonare la sala facendo tuonare un malimortacci vostra e chi non ve lo dice con la mano alzata ma non riusciamo a credere che ciò a cui stiamo assistendo sia vero e speriamo che un colpo di scena dia un senso a questo pastrocchio patinato e sopra le righe.
Oltretutto siamo totalmente presi contropiede dal nostro Ego snob, vilipeso e offeso.
Il doppiaggio è micidiale e aggrava una situazione che probabilmente anche in origine era senza speranza alcuna.
Se tutto questo vi mette pensiero aspettate di sentire la storia, di cui ora vi racconto tutto spoilerando dall'inizio alla fine.
Una famiglia di pescatori di cozze in Bretagna è in realtà una famiglia di cannibali che uccidono i turisti per cibarsene.
Il figlio maggiore dei pescatori cannibali si chiama Ma Loute e resta conquistato dall'intrigante nipote di Fabrice Luchini. Scopriremo quasi subito che però che non si tratta di una dolce fanciulla ma di un ragazzo con tendenze transgender, nato dall'incesto degli zii.
Ma Loute è di una bruttezza rara, non lo toccheresti nemmeno con una canna di bambù eppure piace nemmeno fosse George Clooney in Dal tramonto all'alba, che dio se era fico in quel film.
Una coppia di poliziotti inprobabili indagano sulle sparizioni dei turisti nella zona, nel frattempo tutti cadono. Cadono dalle scale, dalle sedie, inciampano sulla sabbia.
E le cadute dovrebbero far ridere.
No, non è finita. Ad un certo punto Valeria Bruni Tedeschi ascende come se fosse la Madonna e poi tutti iniziano a volare. Onirico? Surreale? Grottesco?
No io ve lo giuro qui l'unico che va preso in considerazione è Franco Lechner, al secolo Bombolo.
Non comprendo evidentemente le motivazioni del regista Bruno Dumont e tendenzialmente nemmeno quelle di chi ha ritenuto opportuno pubblicare in loop, testuali parole: "(Circa) 1 minuto di MAVVATTENE AFFANCULO con Bombolo, però ritengo altresì calzante l'invito rivolto dall'attore romano e lo faccio mio indirizzandolo alla produzione di Ma Loute.
Abbinamento difficilissimo! Ma parlando di surreale io uno aguardo a Bojack Horseman glielo dare. Senza aspettarsi chissà che cosa si resta piacevolmente sorpresi.
Stavo facendo un po' di pulizia tra le bozze incompiute del blog (che sono parecchie) e ho trovato la seguente che in realtà era pronta per la pubblicazione ma mancavano i link video/immagini e l'abbinamento. Ad oltre un anno dalla visione vi regalo la recensione di Ma Loute.
- Mercoledì 7 settembre 2016 Cinema Quattro Fontane nella via omonina, spettacolo delle ore 20.00
- Poca in gente in sala
Tangenziale intasata, qualche minuto per intercettare all'appuntamento a Piazza Lodi il mio amico (responsabile della scelta del film), qualche errore nel prendere i sensi di marcia, parcheggio non proprio facile da provare... in ritardo clamoroso ma ce la facciamo.
E' il destino mi dico! Questo film andava proprio visto, penso!
Ma il destino a volte è crudele, addirittura beffardo.
Io totalmente all'oscuro, adoro andare a vedere un film a scatola chiusa.
Scopro che c'è Fabrice Luchini e sono tutta un gaudio, c'è Fabrice, c'è Fabrice!
Adoro!!!!
Adoro stocazzo.
In meno di cinque minuti, al di là dell'ambientazione divina e i costumi perfetti (ai quali assegno il Cinefilantino d'oro, massimo riconoscimento al quale si possa ambiere se si è dotati di: intelligenza,
sagacia e dono della conversazione brillante), si svela l'amara verità.
Recitazione agghiacciante, sopra le righe, eccessiva, smisurata, vorrebbe forse essere grottesca ma è solo fastidiosa. Il tutto è aggravato da cigolii continui, scricchiolano gli stivali, cigola il suolo sotto il peso abnorme del poliziotto e i coltelli stridono sui piatti.
Tutto esasperato, ripetuto all'infinito, insopportabile.
Quello che sembrava un colpaccio da cinefili scicchissimi si rivela una condanna infernale.
Ci sono tutti i presupposti per abbandonare la sala facendo tuonare un malimortacci vostra e chi non ve lo dice con la mano alzata ma non riusciamo a credere che ciò a cui stiamo assistendo sia vero e speriamo che un colpo di scena dia un senso a questo pastrocchio patinato e sopra le righe.
Oltretutto siamo totalmente presi contropiede dal nostro Ego snob, vilipeso e offeso.
Il doppiaggio è micidiale e aggrava una situazione che probabilmente anche in origine era senza speranza alcuna.
Se tutto questo vi mette pensiero aspettate di sentire la storia, di cui ora vi racconto tutto spoilerando dall'inizio alla fine.
Una famiglia di pescatori di cozze in Bretagna è in realtà una famiglia di cannibali che uccidono i turisti per cibarsene.
Il figlio maggiore dei pescatori cannibali si chiama Ma Loute e resta conquistato dall'intrigante nipote di Fabrice Luchini. Scopriremo quasi subito che però che non si tratta di una dolce fanciulla ma di un ragazzo con tendenze transgender, nato dall'incesto degli zii.
Ma Loute è di una bruttezza rara, non lo toccheresti nemmeno con una canna di bambù eppure piace nemmeno fosse George Clooney in Dal tramonto all'alba, che dio se era fico in quel film.
Una coppia di poliziotti inprobabili indagano sulle sparizioni dei turisti nella zona, nel frattempo tutti cadono. Cadono dalle scale, dalle sedie, inciampano sulla sabbia.
E le cadute dovrebbero far ridere.
No, non è finita. Ad un certo punto Valeria Bruni Tedeschi ascende come se fosse la Madonna e poi tutti iniziano a volare. Onirico? Surreale? Grottesco?
No io ve lo giuro qui l'unico che va preso in considerazione è Franco Lechner, al secolo Bombolo.
Non comprendo evidentemente le motivazioni del regista Bruno Dumont e tendenzialmente nemmeno quelle di chi ha ritenuto opportuno pubblicare in loop, testuali parole: "(Circa) 1 minuto di MAVVATTENE AFFANCULO con Bombolo, però ritengo altresì calzante l'invito rivolto dall'attore romano e lo faccio mio indirizzandolo alla produzione di Ma Loute.
Abbinamento difficilissimo! Ma parlando di surreale io uno aguardo a Bojack Horseman glielo dare. Senza aspettarsi chissà che cosa si resta piacevolmente sorpresi.
2 commenti:
chissà perché Dumont ha fatto questa cosa :(
https://markx7.blogspot.it/2017/04/ma-loute-bruno-dumont.html
Caro Ismaele, compagno di sventura nell'aver visto l'orrido Ma loute, posso almeno dire mal comune mezzo gaudio?
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