- Mercoledì 10 marzo, ore 19.00 Cinema Doria nella via omonima
- Hai già visto il film? Allora leggi pure... altrimenti potrei rovinarti la sorpresa...
Scorsese affronta un materiale che sarebbe più congeniale ad un Brian De Palma o a un David Lynch che da sempre, in modi diversi, si sono addentrati nei meandri oscuri della mente e delle sue realtà. Scorsese è più da dimensione epica, capace di dare spessore a storie con la sua capacità di fare cinema in una maniera tradizionale.
Shutter Island fa parte di quei film in cui un colpo di scena finale fa quadrare tutto il pregresso di cui spesso non si è capito un accidenti fino al momento della rivelazione, uno degli emblemi di questa categoria è I soliti sospetti, pregevole costruzione di realtà e invenzione che nella sua concezione quasi picassiana si presenta quasi fluido, senza punti fermi nella visione.
Shutter Island purtroppo non è altrettanto geniale e ha il difetto di dilungarsi troppo nella classica autocelebrezione autoriale in cui scorgiamo il godimento nell’indugiare su taluni particolari, idee o personaggi…. Direi una vera e propria ossessione per Di Caprio protagonista assoluto che annulla perfino il gigione Ben Kingsley, oscura Max Von Sidow e spegne completamente il povero Mark Ruffalo. Di femmine nemmeno a parlarne… La scialba Michelle Williams, che sembra la sorella uscita male di Scarlett Johansson, è poco più di un’apparizione senza troppo interesse.
Ma ciò che convince di meno è una sorta di deja-vu nello svolgimento, un didascalismo in alcune parti involontariamente comico come nel dialogo con la pseudo dottoressa “Non avrai mica preso un’aspirina??? Non avrai mica fumato sigarette non tue????” e nelle situazioni tutte un po’ troppo da manuale… l’isola, la tempesta, i topi, la caverna, il faro… tutti simboli troppo specifici per non mettere sull’avviso… E poi proprio nella regia troppa attenzione ai momenti di dubbio di Di Caprio, sempre pronto a afre una faccia del tipo “ma che sta succedendo… non capisco se è sogno, realtà… boh?!”.
Direi che i pregi di questo film sono più da ricercare nelle riflessioni che volendo può suscitare sulla capacità dell’essere umano di ricreare realtà del tutto fittizie ma funzionali alla sopravvivenza. E infatti riportare il paziente ai fatti realmente accaduti non sembra essere necessariamente un bene. Il protagonista, privato del suo mondo immaginario, farà una scelta estrema nell’impossibilità di stare di fronte al suo passato. Forse la forzatura più evidente sta nell’irrorare la vicenda personale del protagonista (e del suo anagramma) con spunti naziolocaustiani e da alcune forzature splatter decisamente posticce.
Dal mio punto di vista trovo sia uno spreco di risorse la descrizione del disagio mentale… Abbiamo già visto in Spider, L’uomo senza sonno, Fight Club, Doppia personalità per non parlare della marea di epigoni kinghiani…
Ci vogliamo trastullare bene bene con situazioni ai limiti del comprensibile..? Si recuperi L'anno scorso a Marienbad!
2 commenti:
No, non lo fare!
Banale come la morte.
AM
Oddio che notizia ferale... ma come faccio ad accannare così Scorsese...? AM dai... che ne sai.. magari poi a me MI piace... ti farò sapere...
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