- Sabato 13 giugno 2009, Cinema Barberini nell'omonima piazza
Un film che viene spacciato per il manifesto di un’epoca e che non invece non è altro che una carrellata di gag tenute insieme da una regia fredda e posticcia. Un dispendio di energie inaccettabile… attori, scenografie, coreografie, costumi e soprattutto musica…
Tanti colori a contrasto, mescolati con cura maniacale, a confermare il cliché per il quale a metà degli anni Sessanta la donna doveva necessariamente indossare mutandine a fiori sgargianti che facevano capolino da vertiginose minigonne turchesi o arancioni ed avere costumi sessuali da rasentare le cronache di un bordello tailandese.
Il tutto è condito con ripetitivi siparietti di gruppi di persone facenti parte di ogni strato sociale che si agitano come ossessi, ascoltando la radio, per lo più saltando sui letti e ballando il twist (espediente identico a quello del pubblico che seguiva The Truman Show).
Tendenzialmente c’era materiale per il film del decennio invece tutto resta nella sfera delle possibilità perdute… I protagonisti sono una galleria interminabile di facce che sarebbero anche giuste ma che si avvicendano nel contesto corale stancamente senza nessun brio, nella più totale mancanza di alchimia.
I love radio rock è un film di una freddezza glaciale e non bastano i camei di lusso di Emma Thompson o il personaggio à la Monthy Pyton di Kenneth Brannagh… e purtroppo nemmeno la folgorante apparizione di Rhys Ifans riesce a risollevare le sorti di un film che affonda inesorabilmente nel nulla.
Poi mettiamoci il solito doppiaggio da pena corporale per il quale Bill Nighy parla come Alexander Petrosky in Sex and the city e abbiamo un film tra i più deludenti di sempre.
Lasciamo perdere poi gli anacronismi musicali… il film si svolge nel 1966 (glorioso anno che vide la mia nascita) e ci sono pezzi che sono anche di due o tre anni dopo. Cazzo… dico… se fai un film “musicale” minimo minimo questi errori sarebbero da evitare.
Un’altra pecca è che I love radio Rock non finisce mai… due ore e un quarto pesanti con la scena finale del naufragio interminabile, al rallentatore… che oltretutto toglie enfasi all’unica scena decente di tutto il film ovvero l’allagamento della nave con la perdita di tutti i preziosi vinili.
Durante l’allagamento poi in una sorta di sfida Jaques Maillol/Enzo Maiorca, il giovane ragazzo inconcludente e DJ Bob (suo padre a cui è partita la brocca) passano allegramente alcuni minuti sotto acqua per recuperare almeno un solo disco…
Questa per me è il vero tradimento del film.. far credere che chi ama veramente la musica potrebbe morire per salvare un supporto in vinile. La musica vive dentro di sé e non c’è bisogno di sacrificarsi per un pezzo di plastica…
Concetto tra l’altro esposto egregiamente in Farenheit 451 in cui, per chi non lo sapesse, in un futuro tristemente simile al nostro presente la lettura è bandita e perseguita e gruppi di ribelli imparano a memoria i testi affinché possano sopravvivere.
Ma di che sto parlando? Ah già vabbè… questo è Truffaut…
Abbinamento doveroso alla nostrana Radio Rock che dal 1984 allieta noi romani con musica splendida e al quale io sarò sempre grata per avermi fatto conoscere i Porcupine Tree oltre che tanta altra bella musica. Storica organizzatrice di eventi e scopritrice di talenti… a tutt’oggi resta una delle poche radio in cui una rockettara come me si sente a casa…
Frequenza 106,600 ma ormai si può ascoltare anche sul web….
2 commenti:
..ci sarebbe da dire che la puntina stanton in primo piano che legge il vinile è nata nel decennio successivo, ma è un dettaglio che possono notare solo i dj..
..ci sarebbe da dire che la puntina stanton in primo piano che legge il vinile è nata nel decennio successivo, ma è un dettaglio che possono notare solo i dj..
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