giovedì 11 giugno 2009

Un prophete

  • Martedì 9 giugno 2009, Cinema Adriano a Piazza Cavour, nell'ambito della rassegna "Cannes a Roma"
Piccolo antefatto... dopo circa un'ora e mezza di rompe la macchina dei sottotitoli, il film viene interrotto e in sala parte la chiacchiera libera.
Dietro di noi sento conversazioni del tipo (che meraviglia origliare al cinema...):
Lui - "Ma chi è che non gli farebbe una pippa a Berlusconi?"
Lei - "Bè io non gliela farei..."
Lui scuote la testa.. è convinto del contrario.
Le stesse persone dopo un quarto d'ora di attesa a sala accesa confabulano:
"Ma che riprendessero il film! Vediamolo in francese! E sticazzi per quelli che non sanno il francese... peggio per loro..."
Accanto a me: "Voglio vedere se facevano lo stesso discorso se il film era in magrebino.."
Poi finalmente l'addetto alla macchina dei sottotitoli riesce a districarsi nel guasto e la tipa lo apostrofa: "Hai dei problemi a ritrovare il punto esatto per sincronizzare? Se vuoi ti do una mano IO SO IL FRANCESE!"
-"No grazie c'è un database... non è necessario..."
Per fortuna riinizia il film... e il silenzio scende in sala.
Che pazienza!
Arriviamo all’Adriano pensando che al cinema saremo i soliti quattro gatti, invece la sala 4 (quella con i sedili sbracabili) è bella piena. Tra il pubblico Nanni Moretti, Valentina Cervi, Andrea Occhipinti, molti addetti ai lavori e un’aria molto radical-chic.
Un prophet non indugia… l’impatto è immediato, è un film potente, che non fa sconti, tutto corpi e sostanza.
Il film proietta lo spettatore in universo fatto di personaggi che avresti paura a incontrarli per strada, governati da regole sovvertite su cui vige solo la legge del più forte, in uno scenario di violenza ed emarginazione al di fuori del bene e del male.
Protagonista assoluto un giovane francese, Tahar Rahim (classe 1981), con la faccia giusta e la capacità dar vita ad un’evoluzione del personaggio che non si dimentica, perfetto sia nello spaesamento iniziale sia nella sua scalata al potere malavitoso.
La parabola è intrigante e si segue con passione, si fa il tifo per il ragazzo e alla fine quando diventa un boss intoccabile invece di augurargli di finire in una cella per il resto della vita si esce dal cinema felici e contenti! Sto ragazzo nonostante sia diventato un assassino e capo di un importante traffico di droga ci sta simpatico e quindi gioiamo per lui! Bella sta capacità del Cinema (quello con la “C” maiuscola però…) di andare oltre la morale comune e di farci vedere le cose da un differente punto di vista…
Le prophete se ne dura una piao d’ore e mezza in cui si parlano tre diverse lingue, francese, corso e arabo… sebbene non sia facile da seguire (nonostante i sottotitoli) la versione originale, l’aspetto multilingue (e multietnico) è parte integrante del film aggiungendo una marcia in più ai dialoghi e alle situazioni.
Interessanti i personaggi, le dinamiche relazionali e la moltitudine di sottotracce che emergono dal profeta. Di fatto ci troviamo di fronte ad un microcosmo carcerario, ritratto di una Francia crogiuolo di razze ben lontane dall’integrazione e alla ricerca di un profeta che sia di ispirazione per una convivenza e un futuro migliore. Si tratta però di un profeta biblico, implacabile nel suo incedere ma pronto suo malgrado ad assumersi la responsabilità delle sue azioni nel diventare la guida di svariati ceppi di malviventi.
Al di là della storia che è bella densa pur senza essere particolarmente particolareggiata quello che rende Il profeta un ottimo film è una regia di gran talento che non si compiace, che non è ridondante e che non segue gli stereotipi post-tarantiniami, derive videoclippare o vorticismi stilistici alla Guy Ritchie. C’è una vera e propria identità nella messa in scena che trasuda da ogni inquadratura, che scava le scene prima ancora che i volti e che non necessita di nient’altro che dei personaggi stessi. Nessuna concessione all’ambientazione, nessuno svolazzo compiacente e addirittura la selta precisa della quasi totale mancanza dell’elemento femminile. Nessun volto noto se si eccettua un Niels Arestrup in un ruolo chiave di grande spessore.
Che ci vogliamo fare… ci dobbiamo rassegnare… se il profeta lo giravano in Italia come minimo ci mettono Roul Bova e trovavano pure il modo di far fare un cammeo a Nancy Brilli o Sabrina Ferilli… meno male che c’è il cinema francese…

Abbinamento con una delle mie sale da tè preferite... Sciam, in Via del Pellegrino 56 (Centro - Campo de’ Fiori) tel. 06 68308957... Sciam è lo splendido locale aperto accanto al negozio di tappeti e vetri siriani, si può fumare il narghilè, bere del buon tè in splendidi bicchieri di vertro gustando dolcetti tipici mediorentali... Andate e non ve ne pentirete!

1 commento:

nickoftime ha detto...

"Si tratta però di un profeta biblico, implacabile nel suo incedere ma pronto suo malgrado ad assumersi la responsabilità delle sue azioni nel diventare la guida di svariati ceppi di malviventi"

basterebbe questa frase per spiegare l'intero film, complimenti per l'intuizione e la sintesi....