- Visto su Sky il 5 gennaio 2009
- Special Guest Star per l'abbinamento Mr. Iavacc!
Incuriosita più dalla presenza di Marianne Faithfull, icona maledetta del rock degli anni 60/70, musa di Mick Jagger, coinvolta in vari scandali per droga, lei stessa drogata fracica che non si sa come ancora si regga in piedi.... riciclatasi come cantante dalla voce roca (con anche qualche pezzo niente male), non ha mai disdegnato incursioni cinematografiche... un po' come Blondie.
La ritroviamo in versione nonna segaiola in questo film che, se non fosse fondamentalmente drammatico, sarebbe a tratti esilarante.
Insomma nonna con nipotino agonizzante si improvvisa a fare seghe in un locale a luci rosse per procurarsi il denaro necessario alle cure.
All'inizio con una certa riluttanza... con fare maldestro... con la grazia di un idraulico che stura un lavandino otturato... poi impratichendosi a mestiere e diventando Irina Palm "la maga della pippa".
Il figlio però la scopre e ne nasce un dialogo surreale in cui lui, urlandole contro, le dice che non capisce perché la madre faccia la puttana... che non capisce tante cose... che non capisce perché alla gente piacciano i Beatles.
Stop... Fermi tutti!
Con questa dichiarazione il figlio si classifica come un vero cretino oltre che un ingrato!
Insomma questa donna semplice, che ha vissuto tutta la vita senza mai un guizzo, senza pretese e anche cornuta... ha trovato finalmente una sua dimensione, un inserimento nel mondo del lavoro finanche facendo seghe a sconosciuti e sto figlio le fa un cazziatone immane..
Io dico... ma possibile che non ci sia libertà a questo mondo? E che questo ragazzo, invece di pensare che grazie a lei suo figlio potrà curarsi, sia ancora intrappolato in un intricato schema edipico, in cui è geloso della vita sessuale della madre...?
E se inizialmente Irina è frastornata, confusa e con un vago accenno di senso di colpa... la vediamo con soddisfazione affermarsi nella sua consapevolezza... Fantastica la confessione alle amiche in cui Irina si prende la sua piccola rivincita e descrive la sua attività, definendosi la migliore mano destra di Londra.
Il film parte da un soggetto che potrebbe prestarsi ad una serie di momenti trash e derive di una volgarità inaudita, invece è delicato, a modo... tanto che il fatto che questa nonna faccia pippe a debosciati londinesi che fanno la fila per lei.... è veramente l'ultimo dei problemi... Di fatto il film è costruito ad arte... il mondo dei locali porno alla fine sembra essere un'allegra famigliola dove è anche possibile trovare l'amore e tutto sommato la prostituzione non sembra essere una cosa così terribile....
Di certo le modalità delle prestazioni di Irina rasentano l'asettico, con questa fila di uomini che infilano l'uccello in un buco sulla parete mentre lei, senza esser vista, sta in uno stanzino, che ha arredato come una dependance del suo appartamento nei suburbs londinesi.
Insomma alla fine ci si chiede dove sta la vera prostituzione... se nel vendere il proprio corpo (o la propria abilità manuale) o nel vendere la propria mente 8 ore al giorno lavorando per qualcuno che sfrutta il tuo cervello sottopagandoti e togliendoti ogni velleità creativa....
Diciamolo... Irina Palm ti mette la pulce nell'orecchio sul fatto che sia molto meglio fare seghe per vivere (o comunque per salvare un nipotino morente) e che tutti quelli che hanno qualcosa da dire a riguardo siano solo dei moralisti del cazzo (nel vero senso della parola)...
Per Irina Palm un abbinamento d'eccezione... la presenza di una very special guest star come segnalatore... Questa volta la segnalazione è di Iavacc, uno dei miei migliori amici nonché mito vivente... affermato autore di satira politica, cuoco più che godereccio oltre che raffinato gourmet di profonda cultura vi fa sapere che ha scoperto una trattoria a Fiumicino che non è niente male. In genere agli abbinamenti dedico poche righe.. ma cazzo non sia mai detto che trancio la prosa iavacchiana.. quindi eccovi per intero la sua recensione dedicata agli estimatori del cinefilante! Buona lettura!Se c’è una cosa che non mi piace delle guide è che, col tempo, ci stanno disabituando ad affidarci alle nostre prime impressioni, che come è noto sono sempre giuste. Così abbiamo disimparato a cogliere quei piccoli, deboli segnali che fanno di un ristorante qualsiasi, magari bruttino e disadorno, un posto da provare, così, per il gusto di rischiare (poche decine di euro, per carità) e cavarsi lo sfizio di dire “avevo ragione io”. E’ successo così a Fiumicino, qualche giorno prima di Natale. Dopo una deludentissima esperienza in un ristorante (peraltro segnalato dalle suddette guide) un caffettino in un bar poco distante, lungo la “rive droite” del canale che sfocia fangoso in mare. Accanto al tavolo nostro, una tavolata di ritardatari, che finivano meglio un pasto già cominciato bene. Clienti normali, sicuramente di lungo corso, che sembravano a loro agio, come tutti gli altri che ancora si attardavano tra il frittino e qualcos’altro. Nel frattempo, i pescherecci del pomeriggio parcheggiavano nel porto canale oltre la stradina e dagli squarci nelle pance tiravano fuori ogni ben di Dio. Qualche cassetta di pescetti minuti (tra cui minuscoli scampi che ho saputo dopo essere tramutati in crema per le tagliatelle, alla faccia dei semilavorati della Metro) finiva dritta dritta nel retrobottega del ristorante. Ho capito dalle loro chiacchiere che è un bar tabaccheria dove i pescatori comprano le sigarette e si vanno a fare un cognac chino per smaltire l’umido e la salsedine di una nottata in mare aperto. Una veranda sul panorama “scrauso-romantico” del porto canale. Pochi tavoli, ben distanziati. Abbastanza, per me, per pensare di tornarci presto. E così è stato. Devo dire che, senza esaltarsi, devo dire che l’istinto del vecchio cacciatore di posti “best value for money” non mi ha tradito. E’ bello sapere che esistono ristorantini come questo, senza acuti ma anche senza cadute, una cucina normale, semplice come dovrebbe essere qualsiasi cucina di pesce, senza tonno-astice-scampi-mazzancolle, che rende più leggero il conto, oltre che il piatto. Non mi dilungo: una zuppetta di cozze per cominciare, cucinata come vorrebbe un napoletano, e cioè POCO (la cozza , appena rassodata dal fuoco deve mantenere morbidezza e grandezza naturali). Un piattino di lumachine alla marinara gentilmente offerta dallo chef. Adoro questo genere di gentilezze, se cucinate bene, oltre che gratuite, naturalmente. Tre secondi, senza pasta, che va già bene così. Un rombo con patate al forno (squisite) e un po’ di rucola per celebrare i ruggenti anni ’80. Un calamaro alla griglia (decisamente dolce e fresco). Un fritto di paranza (merluzzetti e triglie decisamente buoni ) con calamari fritti “a mestiere”. Se erano – come forse erano – surgelati, bè, la leggerezza e consistenza della frittura non faceva sentire troppo la differenza. Il cestino del pane ne conteneva di fresco e buono. E’ stato riempito di nuovo senza essere richiesto. Grazie. Vino mi sembra una parola un po’ grossa. Però una bottiglia di Torbato Sella e Mosca (4-5 euro al supermercato, 9 euro lì, onesto) e sicuramente bevibile nel frigo c’era. “Beati coloro che non hanno grandi aspettative, poiché non resteranno mai delusi”. Non ne avevo, non sono rimasto deluso. Fortunatamente. Oltretutto ho deciso di tornarci in quanto temevo una “giornata sì” - esistono anche le “giornate sì” oltre quelle “no”. Qualità standard, oltre che accettabilissima. Tiriamo le somme: per due persone , un antipasto (più un assaggio offerto dalla maison), tre secondi (tra 9 e 14 euro), una bottiglia di vino. Un gelato, caffè amari. A questo punto, come amo ripetere, il conto è solo un elemento in più per il giudizio finale. Ma l’esame è superato: 58 euro, che adesso vi sembran pochi, ma non voglio andare per il sottile. Ho trovato la mia trattoria di pesce a Fiumicino? Forse sì, l’ho trovata. E, sinceramente, in mancanza di meglio, per il momento me la tengo stretta.
I GabbianiVia Torre Clementina,210 a Fiumicino tel. tel. 066506274
Aperto a pranzo (anche la sera venerdì e sabato)
meglio prenotare, soprattutto a pranzo la domenica e la sera.
6 commenti:
Finalmente un film con una recensione che fa paio in modo meraviglioso! Sapere che il mondo delle seghe può trasformarsi in una degna modalità di sopravvivenza mi da lo spunto per organizzare dei comitati spontanei per l'istituzione di apposite sale pippaiuole dove assumere tutti con contratto a tempo indeterminato. Come quello del lusso, il mercato delle seghe non conosce crisi...
... E aggiungo: la gente si leva il pane di bocca in tempi di crisi, ma la visita dalla puttana è un must a cui nessuno può rinunciare!
scusa ballestrero ma fa paio con che?????
Carissima MArzia,
la tua amicizia mi onora, ma sicuramente acceca i tuoi giudizi o, diciamo così che è meglio, li mette un po' sotto una lente d'ingrandimento, per restare nella metafora ottica.
Ho letto molte delle tue numerosissime recensioni, quasi tutte devo dire, e non so se mi piacciono di più quelle buone (MOOOLTO professionali) oppure le stroncature, dove devo dire dai il meglio di te.
Una donna con uno spiccato senso dell'umorismo, gran cuoca (e so quello che dico) e sopratutto dotata di un senso dell'umorismo che, diciamo la verità, è una delle pochissime cose che le donne in media hanno meno degli uomini (oltre ai peli sul petto, e l'abilità nello scorreggiare e ruttare forte).
In un'altro prossima vita (o in questa, non mettiamo limiti alla provvidenza) ti farò una corte spietata.
Un bacio, e lunga vita al cinefilante!
Alberto
Sono arrivato su questo blog perché cercavo notizie sul ristorante I Gabbiani e ho trovato questa recensione che mi ha fatto ridere tanto :-)
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