domenica 25 gennaio 2009

Milk

  • Sabto 24 gennaio 2009, Cinema King in Via Fogliano, 37
Andare al cinema di sabato è sempre un po' a rischio... arriviamo in via di Priscilla e ci rendiamo immediatamente conto che c'è il delirio... di parcheggio nemmeno a parlarne...
Vista la mala parata esco dalla macchina sotto la pioggia incessante e vado a fare i biglietti ma comunque il Balestrero, che ha un culo proverbiale nel trovare posto nelle situazioni più critiche, parcheggia dentro a Villa Ada e arriva in pochi minuti.
Mentra aspettiamo di entrare in sala, commentando il solito pubblico radical-chic, parecchie persone, come se niente fosse, si fanno strada tra la folla e passano avanti.
Cioè... io mi scatafascio dalla macchina sotto la pioggia... arrivo mezz'ora prima per evitare la bolgia infernale e poi arrivi tu... che credi di essere una persona civile perché ricicli la carta e ti iscrivi al gruppo di Facebook contro la violenza sugli animali e mi passi avanti con nonchalance per essere il primo ad entrare...?
Io e il Ballestreo scuotiamo impercettibilmentela testa e io sentenzio: "da prenderli a legnate sugli stinchi...".
Come dio vuole prendiamo posto e il film inizia... visivamente sembra di vedere un episodio di "Sulle strade della California", magari su Rete 4 verso le 5 del mattino.
Ti aspetti da un secondo all'altro un giovane Michael Douglas, con quei colori un po'sgargianti ma comunque mitigati dalla patina del tempo.
Ma cavolo che meraviglia San Francisco in quegli anni... che meravigliosa rivoluzione sociale... tanto che ti chiedi se qui non siamo ancora nell'età della pietra...
Vabbè ragazzi Milk è un bel film e secondo me va visto e andrebbe fatto vedere, anche nelle scuole... è un grande affresco sul cambiamento e sull'evoluzione di una società che si avvia finalmente ad accettare l'individuo e la sua libertà piuttosto che la sua "diversità", un messaggio di speranza affinché l'accettazione possa diffondersi universalmente.
Il taglio documerantistico è interessante e non ha l'aspetto falso e tronfio di W.
Gus van Sant è a suo agio con l'argomento e si diverte a mettere in scena tutta una serie di personaggi (i cui "originali" hanno collaborato alla ricostruzione storica del film) senza sconti.
Io direi che siamo davanti ad una bella pietra militare di un cinema di impegno che però riesce a non essere pesante e retorico.
Sean Penn interpreta una storia vera e forse questa è una delle cose che mi ha colpito di più. Nel 1978 Harvey Milk politico gay che lotta per la partità dei diritti degli omosessuali e il sindaco di San Francisco vengono uccisi da un "rivale" politico. Insomma non dal solito pazzo maniaco invasato ma da un tizio che è stato regolarmento eletto dai suoi cittadini.
Francamente io di questa storia non ne ho mai saputo nulla... eppure all'epoca avevo 12 anni.
Voglio dire... mi ricordo quando morì Bob Kennedy.. mia madre sconvolta che diceva a qualcuno "hanno ammazzato kennedy..." e lì avevo poco più di due anni... possibile che non sia rimasta traccia nella mia memoria di questo duplice assassinio?
Ben venga quindi la volontà di ricordare un momento importante a livello storico e sociale e ben venga la denuncia dell'ottusità di chi ancora si dichiara infastidito o addirittura disgustato dalla vita intima altrui.
Poi vabbè.. qualcuno prima o poi dovrebbe spiegare a queste persone che tutto ciò che non sopportiamo negli altri vuol dire che ce l'abbiamo dentro di noi.. almeno così avrebbero la posibilità d smettere di reprimersi!
Passo alle cose lievi...
James Franco.... cosa dire... è delizioso, sebbene in versione riccetta e rossiccia non dia il suo meglio... quindi ve lo propongo nello spot Gucci dove a mio parere è piuttosto intrigante o per meglio dire da prenderselo e portarselo a casa, senza indugio.

Bravino Emile Hirsch in una parte un po' meno antipatica di In to the wild...
Tutti bravissimi gli attori ma su tutti svetta, ovviamente, Sean Penn che è stato capace di dare uno spessore umano credibile e sincero al suo personaggio, colorandolo di sfumature non sempre rose e fiori.
In una dimensione ucronica se Harvey Milk, non fosse stato ucciso, oggi avrebbe circa 80 anni e chissà cos'altro avrebbe fatto, dove sarebbe arrivato...
Peace & Love!

Abbinamento con un luogo molto carino che molti ancora non conoscono TAD concept store in Via del Babuino, 155A tel. 0632695122 . Se non ci siete mai andati io vi consiglio di farci un salto.. troverete un ambiente eclettico in cui dal parrucchiere al ristorante non manca proprio nulla... dai profumi pregiati all'abbigliamento più d'avanguardia, passando per fiori, arredamento e oggesttistica. Da perderci la testa!

martedì 20 gennaio 2009

W.

  • Lunedì 19 dicembre 2009, visto su La7
A fine dicembre W. era in poche sale... non avevo nessuna intenzione di andarlo a vedere al cinema nonostante Oliver Stone mi piaccia parecchio...
A lui devo la mia conversione nei confronti di Tom Cruise. La sua interpretazione in Top Gun me l'aveva fatto relegare nella categoria degli inguardabili.. poi videi Nato il 4 luglio e cambiai idea. Poi addirittura ci fu Magnolia e fu la folgorazione... decisi che era anche un gran fico ma soprattutto assegnai il mio oscar personale al suo coiffeur che ideò quella pettinatura, che gli donava parecchio rispetto al capello da militare invasato che ostentava di solito.
Sì... torno a W.
Grazie ad un mio contatto facebook vengo a sapere che sarà in onda su La7 il 19 gennaio e quindi ieri dopo l'acquagym e una decina di minuti nel bagno turco mi sono fiondata a casa per vedermelo. Ho fatto una corsa!
Ora c'è da dire che io dopo una giornata impegnativa di lavoro, l'acquagym e il bagno turco (che prevede anche una vasca di reazione alla temperatura di 4 gradi centigradi) sono piuttosto cotta...
Dunque mi appresto a vedere W. con poche energie e a dire il vero anche poca voglia...
Non amo i film su personaggi contemporanei per di più politici... sono sempre di parte, nel bene o nel male... non sono "storici" ma rischiano di diventarlo con tutte le implicazioni del caso...
Guardando il film resto vagamente stupefatta.. si direbbe che io sia più antibushiana di Oliver Stone...
Voglio dire... se si guarda questo film senza pregiudizio e preconcetti (cosa che io per quanto non sembri cerco sempre di fare...) abbiamo un film quasi agiografico.... Certamente Bush appare come il cretino che è... ma appare come un cretino in buona fede, la sua conversione sulla via di Damasco sembra vera. E allora cosa possiamo dire di quest'uomo?
Addirittura contattato da Dio in persona affinché si candidi come presidente degli Stati Uniti d'America e possa condurre la nazione verso abbondanza e prosperità...
Cosa dire, poverino... Che si è fidato di collaboratori che gli hanno fatto credere che Saddam avesse armi che poi non c'erano?
Sì... è un po' rozzo, immediato... in un cero modo anche ottuso... ma è un essere umano...
I problemi col padre, con la madre... insomma un uomo come tanti... va bene in gioventù beveva come una spugna e magari si drogava pure ma diciamolo... chi è senza peccato scagli la prima pietra!
Lo vediamo marito e padre affettuoso (senza lacuna traccia di stagiste che lo sollazzzano sotto la scrivania)... Insomma io guardavo W. e stentavo a credere... perché con tutto il mio non condividere la politica estera (e interna) USA questo film non mi sembra contro il presidente uscente, mi sembra piuttosto un film contro il popolo americana che lo ha votato.
Perché come dico sempre la politica ai massimi sistemi è sempre il riflesso di una popolazione.
E questo vale anchea casa nostra belli miei...!
Cosa abbia voluto dire Oliver Stone con questo W. io francamente non l'ho capito.... tecnicamente ha un bel montaggio... ma dio solo lo sa quanto è noioso e monocorde. I fatti poi sono solo "pizzicati" qua e là scegliendo da un vassoio che aveva un assortimento davvero vario...
Oliver poteva fare scempio di quest'uomo invece tutto il suo proverbiale impegno sembra esaurirsi in un tributo ad Alighiero Noschese, che dio l'abbia in gloria!
W. è un film freddo che non comunica un gran che... non indigna, non calca la mano, non osa e non è avvincente. Provate a guardarlo dimenticando ciò che sapete e l'opinione che ne avete come uomo e come politico... cosa rimane del film?
Insomma Stone ha fatto dei bei film ma non dimentichiamo che una qualche botta di rincoglionimento la deve pure avere avuto se ha fatto Alexander...
Oppure dite che la botta di rincoglionimento ce lo avuta io ? E che dopo l'acquagym, il bagno turco, lavasca di reazione ecc. ecc. è meglio che me ne vada dritta dritta a lettuccio invece di fraintendere completamente film che a tutti gli altri appaiono come capolavori?

Abbinamento con Tech it easy, un negozio dove si scopre sempre qualcosa di interessante tra arredamento, computer, tecnologia e gadget curiosi. Utile se manca un'idea per un regalo! Ci sono varie sedi (anche nella Galleria Colonna che ora si chiama Galleria Alberto Sordi) quindi potete vedere sul loro sito qual è quella più vicina.

domenica 18 gennaio 2009

Tony Manero

  • Domenica 18 gennaio 2009, Cinema Mignon in Via Viterbo, 11

E ora da dove inizio?
Ci rechiamo al Mignon pieni di belle speranze, la sala è quasi piena e per essere lo spettacolo delle otto e trenta, di una domenica sera piovosa, questo sembra un buon segno…














E invece no. Mettetevi l'anima in pace, Tony Manero è un brutto film e questo sarebbe il male minore, purtroppo siamo abituati a brutti film, è la presa per il culo che ci fa imbestialire, i premi vinti a Torino, la pretestuosità di immagini sfocate e pellicola sgranata ad hoc.
Lo capiamo già dai primi 5 minuti che abbiamo preso una fregatura ma la speranza è sempre l’ultima a morire dice un proverbio, solo che io ne conosco un altro "chi di speranza vive, di speranza muore" e mi sembra molto più calzante.
Questo film è pensato e realizzato per piacere ad un pubblico ben preciso, di cui evidentemente io non faccio parte.
Tony Manero, che in realtà si chiama Roul, è un uomo di merda che trascina la sua squallida esistenza con persone più squallide di lui. E credetemi… ce ne vuole.
L’unica cosa che gli interessa, ma nemmeno con troppa passione, è ballare una sequenza della frebbre del sabato sera nei panni di John Travolta per il resto non esita a trucidare chiunque si metta sul suo cammino. In questo film si possono annoverare alcune delle scene più disgustose della storia del cinema. La prima è quella in cui la pseudo fidanzata di Roul, identica a Wladimir Luxuria, cerca di fargli un pompino.
Il regista nel tentativo di restituire un realismo nudo e crudo, inquadra questo funghetto moscio e un po’ chino,  poi però non resiste al richiamo di un didascalismo prosaico e fa dichiarare alla donna: “Nemmeno ti si alza”. Emh ce ne eravamo accorti.
Bruttino forte…
La seconda scena è quando Roul pensa di bene di cagare sul vestito bianco di un suo ipotetico sfidante.
Non pago di quest’atto ci delizia spalmando e spargendo con cura la sua cacca sul completo bianco, giacca e pantaloni.
Ora un po’ mi preme rassicurarvi sul fatto che io non sia una bacchettona, mi è anche piaciuto Visitor Q e non mi scandalizzo certo per un cazzo sullo schermo o per lo scherzetto del vestito, e men che meno mi indigno per l’uccisione immotivata di tante persone, che, voglio dire, negli utlimi vent’anni ci siamo sorbetatti i serial killer più allucinanti che si siano mai visti sulla faccia della terra e mai che ci avessero dato una spiegazione del perché lo facessero. Figuriamoci se neghiamo l’uccisione immotivata a Tony Manero,  di fargli sterminare chiunque gli stia anche solo leggermente sulle palle.
Il film partendo da un presupposto debolissimo si snoda senza una cazzo di sceneggiatura.
Personaggi zombeschi, senza né arte né parte, psicologia vacante, e la figura più brutta ce la fanno le donne, tre generazioni a pendere dalle labbra di questo individuo, vuoto, squallido, infingardo, per di più impotente e con le mutande più brutte che sia siano mai viste nella storia della biancheria intima maschile.
Una rappresentazione di una femminilità totalmente vile e asservita, che fa imbestialire anche me, che nonostante l’apparenza battagliera sono una geisha.
Insomma queste tre le avrei prese e attaccate un muro, la madre che arriva a denunciare la figlia alla polizia per le sue blande attività rivoluzionarie, solo per vendicarsi del fatto che ha passato la notte con Roul.
Va bè comunque la storia è quella di Roul che gli piace ballare come John Travolta, parla poco, non cambia mai espressione (miglior attore al Festival di Torino…. malimortacci…), deve partecipare ad un equivalente de “La Corrida” cilena, nel mentre ammazza un po’ qua e un po’ là, finisce il film.
Eh sì, il film finisce veramente a cazzo, di botto.
Il Ballestrero sussurra: ma mica sarà ancora il primo tempo?
Mentre ancora si interroga dalla fila dietro la nostra scatta un sonoro “mavvaffanculo…!”
Il mio cuore si riempie di gioia, mi giro e vedo facce incredule e incazzate, fioccano altri commenti “Fa bene Nanni Moretti a dimettersi…” e un altro: “Sai che ti dico? Che questi se lo sono meritato tutto Pinochet!”,  poco più in là:“’na merda sto film…” e a seguire una serie interminabile di tutte le variazioni sul tema dei “mortacci tuoi”.
Guadagniamo l’uscita di sicurezza che sbuca in Via velletri, restiamo qualche minuto in silenzio senza sapere cosa dire, cosa fare, io mi accorgo che il muro è tutto pieno di scritte, con una percentuale di bestemmie di circa l’80%.
E allora mi chiedo “Ma com’è che ci sono tutte queste bestemmie?”, uno sconosciuto che esce in quel momento mi guarda sconsolato e fa: “le devono avere scritte quelli che sono usciti dallo spettacolo delle sei…”.
Decidiamo di andare ad un pub lì vicino, tutte le nostre velleità di andare chissà dove sono state stroncate da sto film di merda.
Ne nasce un dibattito che chi ci sente pensa che siamo persone colte, a modo, “impegnate”.
Io affermo che è un film furbo e falso, costruito per piacere ad un certo tipo di pubblico internazionale.
Il Ballestrero è incazzato nero e Fulvio dice che tutto sommato non gli ha fatto proprio schifo ma che comunque è immotivato tutto il ben parlare che se n’è fatto sui giornali.
Io trovo piuttosto ruffiano parlare del Cile di Pinochet senza parlare veramente del Cile di Pinochet, sono basita dal contesto politico e sociale NON del film ma del nostro paese, che acclama simili schifezze e che ci vuole convincere che un film così brutto sia bello.
Che cosa triste e drammatica, quasi peggio di Pinochet.
Inserico Tony Manera nella categoria "Da evitare", non trovo nessun motivo per consigliarlo a chicchessia, è un film vuoto, inutile ma soprattutto non è sincero.

Per l’abbinamento perdonatemi ma non mi ci spreco un gran che… Segnalo a pochi metri dal cinema Mignon “La Rinascente” ora tutta bella rinnovata in stile milanese e in questo periodo con sconti del 50% che sono sempre un piacere. Quello che però per me è interessante, tutto l’anno, è l’orario di apertura dalle 9 del mattino allle 10 di sera, che consente acquisti di ogni genere all’ultimo momento!

giovedì 15 gennaio 2009

Lasciami entrare

  • Mercoledì 14 gennaio 2009, al cinema Lux in Via Massaciuccoli in sala 3, praticamente un corridoio.
Sono settimane che sentiamo dire grandi cose di questo film... ogni giorno sempre di più.... "bello", "vale la pena...", "da non perdere", "capolavoro...", "tensione e atmosfere...", "ricorda the others.."... Insomma alla fine decidiamo di andare... Per l'occasione si scomoda anche mio fratello... colui che non ha mai avuto paura al cinema e che ardentemente cerca un film che possa farlo sussultare...
Il suo pre-giudizio è il solito "Me sa che è una cazzata.. comunque... dai... andiamo...".
Devo dire che a parte il fatto che si trattasse di vampiri non ne sapevo nulla... a parte il fatto che era danese, infatti poi era svedese ma praticamente è la stessa cosa....
Tutto il primo tempo scorre liscio... senza che il minimo accenno di tensione o di suspance faccia la sua comparsa...
Ci guardiamo un po' dubbiosi e io esclamo un mio classico: "vediamo un po' dove va a parare...". Sperando che da qualche parte ci vada davvero a parare...
Insomma tutti questi antefatti per dire che se siete esseri pensanti troverete un bel film, interessante ma che niente ha a che vedere né con l'horror nè con la tensione (la tensione e questo film sono due rette parallele destinate a non incontrasi, nemmeno all'infinito).
E ora arriviamo a "Lasciami entrare" che alla fine siamo qui per questo...
Un film bianco e marrone con infiniti toni di beige, e la peppa che cura nel non uscire mai da questa gamma di neve, terra, alberi spogli e pantaloni di velluto a coste!
Fotografia molto curata con accenni di suggestiva atmosfera satinata, bella regia di carattere, elegante, mai invadente anzi radente, che tocca e fugge con mano lieve.
La storia... la storia ognuno la vede come crede... tendenzialmente un bambino molto solo (e molto lasciato solo) conosce una vicina di casa coetanea e vampira. Diventano amici, si difendono a vicenda, fino a che lui deciderà di fuggire con lei per prendersene cura.
Solo che c'è dell'altro... la vampirina in realtà i suoi 12 ce li ha probabilmente da sempre ma nonostante i secoli di esperienza resta sempre una bambina che necessita di qualcuno che si occupi di lei... di un protettore affettuoso che le procuri cibo e riparo... e poi c'è il fatto che questa vampirina in realtà non è una bambina ma un bambino mutilato degli attributi maschili.
La storia della tenera amicizia tra i due allora assume aspetti ben più loschi... Ci assale il dubbio sulla buona fede della bimba che, avendo appena perso il suo protettore (ormai vecchio e stanco, inutile e di conseguenza sacrificabile...), esercita tutto il suo fascino di creatura misteri0sa e ambigua per stregare il povero Oscar. Oscar non sembra essere scelto a caso... o forse è solo un incredibile scherzo del destino che coltivi desideri omicidi nei confronti dei gradassi che lo scherniscono e lo torturano... e che suo padre (separato e che vive lontano dalla famiglia), inequivocabilmente omosessuale, preferisce di gran lunga dedicarsi al suo amante che occuparsi del figlio...
Ne escono vari ritratti... una/la donna aggredita e azzannata che rendendosi conto di essere diventata a sua volta una vampira sceglie la morte piuttosto che la nuova condizione...
Il bimbo vampiro nel suo passato ha scelto di mutilarsi perché probabilmente l'aspetto femminile gli consente di poter attrarre uomini in grado provvedere al nutrimento... Sceglie di vivere un'esistenza ambiguità... di continuare a uccidere per sopravvivere... Proclamando un po' che il fine giutifica i mezzi...
Oscar il biondino, bimbo solo e destabilizzato da una famiglia un po' sui generis ante litteram (siamo nei primi anni Ottanta), sceglie di farsi carico della strana creatura, facendole da mamma e da papà e forse un giorno anche da amante. Pare infatti che nel libro la componente pedofila (nel film saltata a pie' pari) sia un tema chiave della relazione tra la vampira e il suo anziano protettore.
Detto questo si tratta sicuramente di un bel film che in realtà ha veramente poco di horror nel suo impianto... di sicuro ci sono alcune scene interessanti sotto questo punto di vista, l'aggressione dei gatti e il massacro della piscina ma per il resto è più un film sulla solitudine e probabilmente sulle devastanti conseguenze dei rapporti simbiotici... rapporti in cui non si cresce e non ci evolve ma si sopravvive e basta, conservando sottotraccia tutte le proprie paure.
Il finale con i due bimbi in fuga infatti non è un lieto fine di cui siamo felici e/o partecipiamo... qualcosa (anche se non sappiamo bene cosa) ci fa comprenere che non ci sarà nessuna felicità per questa coppia bizzarra ma solo una morbosità dalla quale si libereranno nel momento in cui Oscar non sarà, come il precedente simbionte, più in grado di ottemperare alla sua mansione di protettore...
La personalità della bimba vampira è sfaccetata... vive di solitudine, isolata, disinteressata della realtà... non può mangiare né bere, non prova dolore e quindi forse nemmeno piacere, non ha affetti eppure è vitale e non rinuncia a quell'esistenza agghiacciante...
Forse la forza di "Lasciami entrare", un titolo che è un paradigma del rapporto simbiotico in cui non ci sono vittime o carnefici ma un consenso solenne dei due coinvolti, è proprio in questo finale destabilizzante che vorrebbe sembare l'inizio di una nuova vita invece è solo la sua rinuncia...
Dunque il mio consiglio è andatelo pure a vedere ma come andreste a vedere un film nordico di persone che si guardano negli occhi senza dire nulla.. non vi aspettate horror o suspance e magari evitate di andare al cinema Lux.. che ti fanno sempre uscire dall'uscita posteriore che sembra che ti stiano deportando in un campo di concentramento... scalone in ferro, chiazze di umidità, muri altissimi con l'intonaco che si stacca... e che pure se ti sei appena visto L'aereo più pazzo del mondo ti viene una botta di depressione!

Abbinamento acquisti per lasciami entrare.. e state tranquilli non vi proporrò IKEA! Vi consiglio invece di andare da Spazio7 in Via de' Barbieri, 7 tel. 066869708, proprio dietro Largo Argentina... un posto meraviglioso ad iniziare dal palazzo in cui è ospitato, decorato da affreschi e colonne in marmo. Da Spazio 7 potrete trovare la summa del design e dell'arredamento europeo... Da andarci anche solo per dare un'occhiata, in particolare se non ci siete mai stati.. 3 piani di esposizione e vendita che sono una boccata di aria fresca per l'arredatore che sonnecchia dentro di voi! Allez, allez! Vite!

mercoledì 14 gennaio 2009

Un matrimonio all'inglese

  • Martedì 13 gennaio 2008, Cinema King di Via Fogliano, 37 spettacolo delle 20.30
Film gradevole e ben confezionato che molti scambiano per la rappresentazione del conflitto tra due mondi diversi (l'Inghilterra del titolo e gli USA)... in realtà si tratta di un ritratto di famiglia in un interno, alle prese con giochi di potere e possesso che nulla hanno a che fare con i sentimenti.
La fichissima Jessica Biel (che ve lo dico a fare.... da anni assisto alla sua crescita professionale ma soprattutto al maturare della sua bellezza sempre più prorompente) è un'americana che sposa un inglese (cojone)...
Ammazza come hanno fatto bene il casting.... stavo lì seduta a chiedermi "ma io...? dove l'ho già visto sto cojone...?"
Poi l'illuminazione! E' il principe di Caspian! Il personaggio più scialbo della storia del cinema fantasy... di parecchi gradini sotto gli amici gay di Frodo, che già loro erano scialbi parecchio!
Insomma ogni volta che il principe di Caspian apriva bocca io non potevo fare a meno di sentenziare: "Questo è un cretino!" oppure "Ha sposato un cretino!"...
Che insomma sono sboccata ma all'uopo mi so contenere e quindi mi sono limitata a "cretino" per non turbare la platea del cinema King.
E comunque non sbagliavo... nel procedere del film Mister Caspian conferma che il suo personaggio, totalmente in lina col suo aspetto, è da prendere a legnate sugli stinchi.
Irritanti i suoi accenni canterini... io avrei chiesto il divorzio alla prima avvisaglia.
La disputa, se così vogliamo chiamarla, ha per protagoniste due primedonne, Larita/Jessica Biel, spregiudicata americana bella, giovane e diretta, con incantevoli "mises" anni trenta dagli splendidi pantaloni dalla linea morbida... e Christin Scott Thomas, donna gelida e scostante, che tra mille attività inutili cerca di mascherare l'inesistenza del rapporto con un marito avvizzito e stanco.
La convivenza nella splendida tenuta inglese risulterà fatale al precario equilibrio di falsità e teatro su cui poggia le fragili basi la famiglia dello sposo... fino ad un gustoso patatrac! Che io chiamerei un lieto fine!
Ma se la fine è lieta o no.. ci sono opinioni discordanti... di questo ne potremo parlare...
Ogni singolo dialogo comunque è lo spunto per denigrare stile e stili non consoni al teatro che la famiglia dell sposo manda in scena da anni, la matriarca sbiadita è perfetta nel suo personaggio costituito da coltivazione di ortenzie, feste di beneficienza (quanto è più facile aiutare chi non si conosce invece di se stessi o di chi ci sta vicino..) e ricordi di un tempo che fu, irrimediabilmente andato.
Simpatica la presenza di un maggiordomo (che per alcuni versi ricorda l'indimenticato cameriere di Hollywood party) che, come tutti gli altri domestici, non esita un secondo a prendere le parti della bella Jessica invece che della sua "padrona".
Una società ben rappresentata nella sua decadenza fortemente voluta e nella sua incapacità di evolversi al di là delle proprietà, dei terreni e di quello che gli altri pensano di noi.
Devo dire che il finale mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo, un senso di liberazione ma soprattutto di immedesimazione...

Per un film così ben curato (ero in visibilio per le porcellane da tè) voglio abbinare qualcosa di molto appropriato. La cartoleria Pantheon dal 1910, in Via della Rotonda, 15 e anche in Via della Maddalena, 41 è un piccolo tempio della carta declinata in tutte le sue versioni più eleganti... Biglietti di auguri con decorazioni che sono una delizia, fogli e buste filigranati e personalizzati... Un posto di altri tempi dove si possono trovare degli oggetti molto interessanti sempre legati al mondo della carta.. timbri a secco, fermacarte, album rilegati in pelle.. Insomma très chic!

sabato 10 gennaio 2009

Yes man

  • 10 gennaio 2009, Cinema Empire in Viale Regina Margherita

  • è stata una seconda scelta.. ma al Savoy non c'era più un posto per "Un matrimonio all'inglese"
Adoro Jim Carrey! Un colpo di fulmine che dura dal primo Ace Ventura! Aspetto sempre con entusiasmo un suo nuovo film...
Yes man è il film perfetto per lui, dove può dare il suo meglio e fare felice il suo pubblico (o almeno fare felice me!).
In sala ci sono parecchie persone e si divertono tutte, anche i bambini e pure la coppia di mezza età dietro di noi che, durante l'intervallo tra il primo e il secondo tempo, dichiara: "beh... vabbè carino... ma non è niente di che...". Niente di che... ma poi ridono di gusto!
A volte sembra quasi che farsi qualche sana risata al cinema non sia raffinato... che un film per essere "bello" debba per forza avere il tocco di Manoel De Oliveira (paragonabile ad una martellata sulle palle)...
Con Yes man potete riporre il martello nell'apposita cassetta degli attrezzi e farvi un po' di risate di gusto...
Personaggi ben delineati, storia divertente che tocca tutta una serie di problematiche con leggerezza senza essere evanescente, con un messaggio ben chiaro... siamo parte di un tutto!
Già il giorno dopo si fa fatica a ricordare la miriade di situazioni che animano altrettanti sketch alcuni dei quali veramente esilaranti... Non c'è un momento di noia, si è trascinati nel turbine degli avvenimenti in cui Jim Carrey brilla come star di prima grandezza, sostenuto da uno stuolo di comprimari brillanti e in parte.
La prima impressione al di là del film in questione è che Carrey sia veramente un attore eccezionale... capace di comunicare non solo attraverso la miriade di smorfie (qui a dire il vero piuttosto contenute) ma semplicemente con un o sguardo tutta una serie di emozioni.
Sul viso qualche ruga a testimoniare gli anni che passano e forse una nota in più di tristezza... si dice che nella vita sia veramente una persona piuttosto chiusa e incline a momenti di depressione... Gli piace cantare, questo sì, e sebbene uno dei suoi pezzi canterini più spassosi sia quello in The cable guy in cui canta Somebody to love dei Jefferson Airplane... qui trova il modo di accennare Can't buy me love dei Beatles... E quindi non posso fare a meno di mettere la sua versione di I'm the Walrus...

Nel film Carrey si affida ad una terapia alquanto particolare.... Aprirsi alla vita e alle infinite possibilità del caso dicendo sempre sì e non rinunciando a niente dalle occasioni alle rogne alle rogne! Il tutto producendo una serie di situazioni paradossali, estreme e spassose.
Fantastico il suo capo sul lavoro, con le sue feste a tema e affetto da manie tipicamente USA... un personaggio che sembra uscito dalla penna di Spike Jonze...
Due parole sul regista Peyton Reed che già da qualche annetto sforna, zitto zitto, gradevoli commedie mai stupide e sempre di una certa classe... vedremo cosa ci riserverà in futuro!
Insomma io sono di parte.. che Jim Carrey me lo porterei a casa e lascerei il lavoro solo per avere il tempo di coccolarlo a dovere...
Va da se quindi che se a voi sta particolarmente sulle scatole, non lo sopportate, non siete in linea con il suo modo di fare comicità... andate a vedere qualcosaltro!
Oppure ispiratevi alla filosofia del film... dite sì... andate a vederlo e c'è pure caso che vi piaccia o che sia il primo passo per fare qualche cambiamento nella propria vita...
Ma mi raccomando... fate attenzione alle vicine di casa attempate... eh eh eh!

Comunicazione di Servizio
Il bollino di censura sul biglietto è motivato dal tentativo di boicottaggio di questo blog da parte dei miei familiari... Mio fratello ha provveduto a decorarlo con un disegnino osceno e mia madre ad accartocciarlo e buttarlo nella pattumiera... E' stata una faticaccia recuperarlo!

Abbinamento... Ahhhhh oggi mi posso togliere la soddisfazione di rivelare il famoso posticino di cui vado accennando da tempo... Dunque dunque... zona Via Veneto, esattamente Via Francesco Crispi, scendendo dal Parking Ludovisi ve lo trovate sulla sinistra poco prima di incrociare Via Sistina....
A prima vista sembra il classico baretto per turisti... ci si può lasciare ingannare dal menu esposto in bella mostra all'entrata... niente di meno veritiero... Si tratta di un bar/Sala da tè che è anche ristorante...
All'interno sedie in paglia di vienna, specchi, atmosfera fin de siècle... ma questo sarebbe nulla... la vera scoperta è la qualità della gastronomia e la gentilezza del personale...
Tramezzini di pain brioche farciti con fantastia e generosità... pasticceria impensabile con profusione di frutti di bosco freschi e fragranti... minisformatini di pasta, bottoncini di pane al latte che sono praticamente tartine irresistibili... Si stenta a credere... e allora io, nota rompicoglioni arrivo a chiedere che tè hanno... immaginando che possano cadere miseramente con la selezione di filtri Eraclea... invece, meraviglia delle meraviglie... tè sfuso di alta qualità, compreso il pregiato tè bianco.
Teiera, tazze e piattini decorati con fiori, non la solita tazza da cappuccino in porcellanona bianca e spessa... Caffè ottimo...
Mentre incredula mi godo tutto ciò... entrano clienti stranieri che vengono serviti con disinvoltura in inglese invece dell'usuale "Ah signo' che vole?"...
Ormai sono in visibilio... una signora tende l'orecchio e sente gli entusiastici commenti che sussurro al Ballestrero... e mi fa: "Guardi... le dico... questa è un'oasi... non esistono posti così in zona... Io lavoro qui vicino e questo è l'unico posto!".
Non ho difficoltà a crederle... anzi non ho bisogno di andare sulla fiducia, sto toccando con mano.
Ci torno qualche giorno dopo per quella che per me è la prova finale.. quella del cornetto.
Cornetto molto sfogliato: BUONO!... cappuccino ottimo.. e la medesima cortesia di altissimo livello... non affettata o troppo confidenziale ma l'equilibrio perfetto di educazione e professionalità. Un posto dove tornare sempre quando si è in centro e di accendere un cero al vostro santo protettore per averlo trovato (nel vostro caso, se non lo conoscevate, il cero lo dovete accendere a me)!
E pure da provare come ristorante... se ci andate prima di me fatemi sapere....
La Fenice
Caffetteria e Ristorante
Via. F. Crispi, 68
tel 064883504

venerdì 9 gennaio 2009

La giusta distanza

  • Giovedì 9 gennaio 2009 su Sky
  • Sempre più intenzionata a disdire l'abbonamento...

Essendo nata e cresciuta in città io tutti sti film sulla provincia non è che li apprezzi poi tanto... Provincia del nord poi... Un mistero per me come gli esseri umani si possano essere adattati in un tale ambiente... e oltre il danno anche la beffa... Nascere in uno dei paesi più belli del mondo per risiedere, che so, nella pianura padana... Con la nebbia... Un inverno simile a quello della norvegia, tutti che si fanno i cazzi degli altri, sopravvivendo solo di corna e di mogli che vengono dall'europa dell'est...
La protagonista la pensa un po' come me... infatti il lavoro come maestra nel tristo sito nordico è solo momentaneo, il progetto è quello di andare in Brasile.
Il brasile... Io non ci sono mai stata... ma mi ci trasferirei ad occhi chiusi, senza rimpianti, a vivere in qualsiasi posto caldo, col sole e col mare dove si possa vivere tutto l'anno con un pareo, senza scarpe ed eventualmente con un maglioncino fino, simbolico più che altro, per la brezza della sera.
Insomma la protagonista è una maestrina appena un filino meno bona di una velina bruna... che non si capisce se ci è o ci fa... In questo posto dimenticato da dio, con tutti questi personaggetti forgiati dalla foschia e la noia cosa pensa bene di fare?
Inizia una relazione con un meccanico tunisino che la spia di notte mentre lei, discinta quanto basta, si muove nella sua casa con le luci accese, ovviamente, senza tende.
Il tunisino cià un problema... nessuno gli ha insegnato il proverbio "mogli e buoi dei paesi tuoi" e quindi per il solo fatto di essersi intreattenuto con lei per una notte le propone di sposarlo...
La pseudo velina poco dopo viene trovata morta e il tunisino condannato per omicidio si suicida...
In realtà tutta questa storia è raccontata da un ragazzetto aspirante giornalista, che lavora per Fabrizio Bentivoglio. Anni dopo risolverà l'arcano e scoprirà il vero colpevole... Il tutto senza mai cambiare espressione.
Magari capitasse un tizio così anche a Roma e risolvesse il caso di una Simonetta Cesaroni o di un'Alberica Filo della Torre e di tanti altri delitti insoluti che sono avvenuti in questa città.
Ogni tanto ci penso al fatto che i colpevoli sono in giro liberi, che magari si sono formati una famiglia e che chi vive con loro non immagina minimamente il mostro che ha accanto.
Vabbè che dire del film di Mazzacurati? Si lascia vedere ma non ti strappa unfilo di entusiasmo e nemmeno di indignazione... resta lì, adagiato, in questa cazzo di provincia nordica... amorfa come la campagna invernale. E' un film sufficiente, da chi timbra il cartellino alle cinque ed è di fronte all'orologio già dalle sedici e cinquantasei... da impiegato statale del cinema.
Abbiamo veramente bisogno di tali pellicole? Imbellettate con la cipria di una sempre più improbabile rinascita del cinema italiano?
Io capisco che non tutto nella vita possa essere sangue e passione... ma questa messa in scena così dilatata e didascalica, tecnica... come un piatto ben presentato di un ristorante dalla cucina senza sapore... non fa bene al nostro cinema. Non ci si lamenti che la gente se ne sta a casa a vedere i DVD e che non è più disposta a pagare 7 euri e 50 a capoccia... Film come "La giusta distanza" hanno effetti anestetizzanti sul pubblico... e questo senza volermi soffermare sulla sceneggiatura, deboluccia, piatta e con degli escamotage così forzati che Harold Pinter manco è morto che già si rivolta nella tomba... Mah! Vabbè.. continuiamo così... facciamoci del male...
E intanto io sogno il posto al sole, al mare.... Ci vediamo pianura padana... stammi bene!!! eh eh eh!

Abbinamento a luogo per non incorrere in rimostranze, insulti e/o maledizioni sulle prossime vite... Un piccolo museo in pieno centro... il Museo Barracco in Corso Vittorio Emanuele, 86A , certo... non è il Jaquemart-andre a Parigi (vabbè se siete da quelle parti vi segnalo pure questo va!) ma c'è una discreta collezione egizio/fenicia eccetera... e la sede stessa è molto carina!


lunedì 5 gennaio 2009

Irina Palm

  • Visto su Sky il 5 gennaio 2009
  • Special Guest Star per l'abbinamento Mr. Iavacc!
Questa sera quando ormai avevo perso ogni speranza di vedere qualcosa di interessante mi sono ricordata che avevo programmato sull'autoview di Sky Irina Palm.
Incuriosita più dalla presenza di Marianne Faithfull, icona maledetta del rock degli anni 60/70, musa di Mick Jagger, coinvolta in vari scandali per droga, lei stessa drogata fracica che non si sa come ancora si regga in piedi.... riciclatasi come cantante dalla voce roca (con anche qualche pezzo niente male), non ha mai disdegnato incursioni cinematografiche... un po' come Blondie.
La ritroviamo in versione nonna segaiola in questo film che, se non fosse fondamentalmente drammatico, sarebbe a tratti esilarante.
Insomma nonna con nipotino agonizzante si improvvisa a fare seghe in un locale a luci rosse per procurarsi il denaro necessario alle cure.
All'inizio con una certa riluttanza... con fare maldestro... con la grazia di un idraulico che stura un lavandino otturato... poi impratichendosi a mestiere e diventando Irina Palm "la maga della pippa".
Il figlio però la scopre e ne nasce un dialogo surreale in cui lui, urlandole contro, le dice che non capisce perché la madre faccia la puttana... che non capisce tante cose... che non capisce perché alla gente piacciano i Beatles.
Stop... Fermi tutti!
Con questa dichiarazione il figlio si classifica come un vero cretino oltre che un ingrato!
Insomma questa donna semplice, che ha vissuto tutta la vita senza mai un guizzo, senza pretese e anche cornuta... ha trovato finalmente una sua dimensione, un inserimento nel mondo del lavoro finanche facendo seghe a sconosciuti e sto figlio le fa un cazziatone immane..
Io dico... ma possibile che non ci sia libertà a questo mondo? E che questo ragazzo, invece di pensare che grazie a lei suo figlio potrà curarsi, sia ancora intrappolato in un intricato schema edipico, in cui è geloso della vita sessuale della madre...?
E se inizialmente Irina è frastornata, confusa e con un vago accenno di senso di colpa... la vediamo con soddisfazione affermarsi nella sua consapevolezza... Fantastica la confessione alle amiche in cui Irina si prende la sua piccola rivincita e descrive la sua attività, definendosi la migliore mano destra di Londra.
Il film parte da un soggetto che potrebbe prestarsi ad una serie di momenti trash e derive di una volgarità inaudita, invece è delicato, a modo... tanto che il fatto che questa nonna faccia pippe a debosciati londinesi che fanno la fila per lei.... è veramente l'ultimo dei problemi... Di fatto il film è costruito ad arte... il mondo dei locali porno alla fine sembra essere un'allegra famigliola dove è anche possibile trovare l'amore e tutto sommato la prostituzione non sembra essere una cosa così terribile....
Di certo le modalità delle prestazioni di Irina rasentano l'asettico, con questa fila di uomini che infilano l'uccello in un buco sulla parete mentre lei, senza esser vista, sta in uno stanzino, che ha arredato come una dependance del suo appartamento nei suburbs londinesi.
Insomma alla fine ci si chiede dove sta la vera prostituzione... se nel vendere il proprio corpo (o la propria abilità manuale) o nel vendere la propria mente 8 ore al giorno lavorando per qualcuno che sfrutta il tuo cervello sottopagandoti e togliendoti ogni velleità creativa....
Diciamolo... Irina Palm ti mette la pulce nell'orecchio sul fatto che sia molto meglio fare seghe per vivere (o comunque per salvare un nipotino morente) e che tutti quelli che hanno qualcosa da dire a riguardo siano solo dei moralisti del cazzo (nel vero senso della parola)...

Per Irina Palm un abbinamento d'eccezione... la presenza di una very special guest star come segnalatore... Questa volta la segnalazione è di Iavacc, uno dei miei migliori amici nonché mito vivente... affermato autore di satira politica, cuoco più che godereccio oltre che raffinato gourmet di profonda cultura vi fa sapere che ha scoperto una trattoria a Fiumicino che non è niente male. In genere agli abbinamenti dedico poche righe.. ma cazzo non sia mai detto che trancio la prosa iavacchiana.. quindi eccovi per intero la sua recensione dedicata agli estimatori del cinefilante! Buona lettura!Se c’è una cosa che non mi piace delle guide è che, col tempo, ci stanno disabituando ad affidarci alle nostre prime impressioni, che come è noto sono sempre giuste. Così abbiamo disimparato a cogliere quei piccoli, deboli segnali che fanno di un ristorante qualsiasi, magari bruttino e disadorno, un posto da provare, così, per il gusto di rischiare (poche decine di euro, per carità) e cavarsi lo sfizio di dire “avevo ragione io”. E’ successo così a Fiumicino, qualche giorno prima di Natale. Dopo una deludentissima esperienza in un ristorante (peraltro segnalato dalle suddette guide) un caffettino in un bar poco distante, lungo la “rive droite” del canale che sfocia fangoso in mare. Accanto al tavolo nostro, una tavolata di ritardatari, che finivano meglio un pasto già cominciato bene. Clienti normali, sicuramente di lungo corso, che sembravano a loro agio, come tutti gli altri che ancora si attardavano tra il frittino e qualcos’altro. Nel frattempo, i pescherecci del pomeriggio parcheggiavano nel porto canale oltre la stradina e dagli squarci nelle pance tiravano fuori ogni ben di Dio. Qualche cassetta di pescetti minuti (tra cui minuscoli scampi che ho saputo dopo essere tramutati in crema per le tagliatelle, alla faccia dei semilavorati della Metro) finiva dritta dritta nel retrobottega del ristorante. Ho capito dalle loro chiacchiere che è un bar tabaccheria dove i pescatori comprano le sigarette e si vanno a fare un cognac chino per smaltire l’umido e la salsedine di una nottata in mare aperto. Una veranda sul panorama “scrauso-romantico” del porto canale. Pochi tavoli, ben distanziati. Abbastanza, per me, per pensare di tornarci presto. E così è stato. Devo dire che, senza esaltarsi, devo dire che l’istinto del vecchio cacciatore di posti “best value for money” non mi ha tradito. E’ bello sapere che esistono ristorantini come questo, senza acuti ma anche senza cadute, una cucina normale, semplice come dovrebbe essere qualsiasi cucina di pesce, senza tonno-astice-scampi-mazzancolle, che rende più leggero il conto, oltre che il piatto. Non mi dilungo: una zuppetta di cozze per cominciare, cucinata come vorrebbe un napoletano, e cioè POCO (la cozza , appena rassodata dal fuoco deve mantenere morbidezza e grandezza naturali). Un piattino di lumachine alla marinara gentilmente offerta dallo chef. Adoro questo genere di gentilezze, se cucinate bene, oltre che gratuite, naturalmente. Tre secondi, senza pasta, che va già bene così. Un rombo con patate al forno (squisite) e un po’ di rucola per celebrare i ruggenti anni ’80. Un calamaro alla griglia (decisamente dolce e fresco). Un fritto di paranza (merluzzetti e triglie decisamente buoni ) con calamari fritti “a mestiere”. Se erano – come forse erano – surgelati, bè, la leggerezza e consistenza della frittura non faceva sentire troppo la differenza. Il cestino del pane ne conteneva di fresco e buono. E’ stato riempito di nuovo senza essere richiesto. Grazie. Vino mi sembra una parola un po’ grossa. Però una bottiglia di Torbato Sella e Mosca (4-5 euro al supermercato, 9 euro lì, onesto) e sicuramente bevibile nel frigo c’era. “Beati coloro che non hanno grandi aspettative, poiché non resteranno mai delusi”. Non ne avevo, non sono rimasto deluso. Fortunatamente. Oltretutto ho deciso di tornarci in quanto temevo una “giornata sì” - esistono anche le “giornate sì” oltre quelle “no”. Qualità standard, oltre che accettabilissima. Tiriamo le somme: per due persone , un antipasto (più un assaggio offerto dalla maison), tre secondi (tra 9 e 14 euro), una bottiglia di vino. Un gelato, caffè amari. A questo punto, come amo ripetere, il conto è solo un elemento in più per il giudizio finale. Ma l’esame è superato: 58 euro, che adesso vi sembran pochi, ma non voglio andare per il sottile. Ho trovato la mia trattoria di pesce a Fiumicino? Forse sì, l’ho trovata. E, sinceramente, in mancanza di meglio, per il momento me la tengo stretta.
I Gabbiani
Via Torre Clementina,210 a Fiumicino tel. tel. 066506274
Aperto a pranzo (anche la sera venerdì e sabato)
meglio prenotare, soprattutto a pranzo la domenica e la sera.

sabato 3 gennaio 2009

Quattro minuti

  • Visto su Sky il 2 gennaio 2008 nella speranza di esorcizzare "Scusa se ti chiamo amore"...

Quattro minuti me lo ero perso al cinema un po' di proposito... A volte mi sento intrappolata dalla programmazione dei cinema d'essai romani dove si incontra un genere di persone che sembra andare a vedere sempre un solo genere di film e per di più se lo fa piacere.
Gli utlimi due anni poi hanno visto la rinascita di un cinema tedesco che languiva da tempo e ora tutto ciò che arriva da là sembra dover essere bello per forza.. un po' come è accaduto per un certo periodo per tutto ciò che arriva dalla Cina, Hong Kong o Taiwan e successivamente per tutto ciò che arrivava dal medioriente. Insomma ora tocca alla Germania che devo dire a me non è mai stata gran che simpatica.
Poi c'è un fatto... stiamo parlando di paesi che hanno produzioni cinematografiche consistenti e qui in Italia ci eccitiamo per quei 4 o 5 film l'anno che sono decenti...
Ora se proprio controlliamo bene pure noi, se scremiamo tutta la monnezza che sono capaci di scaricare in sala i registi nostrani magari un paio di chicche l'anno riusciamo a tirarle fuori... Insomma per dire che la cinematografia di un paese sta risorgendo o che ci regala grandi capolavori forse bisognerebbe valutare un campione un po' più consistente de "Le vite degli altri", "Il falsario" e "Quattro minuti"... ma vabbè non voglio andare troppo per il sottile.
Il film non mi è dispiaciuto anche se non gli avrebbero nuociuto atmosfere più torbide e un montaggio meno pretenzioso... sostanzialmente è un film del filone carcerario e non tanto perché si svolge in una prigione ma per la gabbia in cui si rinchiudono i protagonisti... gabbie di odio, di dolore, di rimpianto... serrature mentali che cozzano l'una con l'altra e che, nel caso delle due protagoniste, riescono a trovare una chiave per comunicare solo attraverso l'arte della musica. Per l'insegnante tutto è disciplina e studio, per l'allieva è libertà... dovranno incontrarsi a metà strada e necessariamente ammorbidirsi nei confronti l'una dell'altra per riuscire a realizzare il loro progetto. Sebbene in questi cuori non ci sia più spazio per il sentimento c'è una speranza che prende vita dal potere catartico della musica sulla vita.
Purtroppo anche questo film non è esente dall'accenno al nazismo e allo scempo della seconda guerra mondiale.. Ora io comprendo che sia stata una cosa immonda e che non bisogna dimenticare ma francamente comincio a pensare che i tedeschi ci giochino un po' su sto fatto e che il richiamo a quei fatti non sia differente da una partita di calcio in un film di Salvatores...
E questo detto da una che non andrà a vedere il film del ragazzino col pigiama a righe per incapacità emotiva di guardare da vicino certi orrori dell'essere umano.. quindi una volta tanto non sto facendo dell'ironia bensì mi chiedo proprio se non sia il caso di tirar fuori un film tedesco che non abbia accenni alla questione e vedere cosa succede....
Ma niente.. ora ci si metterà anche Tom Cruise col film su Hitler quindi mi sa che il tutto dovrà essere rimandato a chissà quando.
Torno ai quattro minuti... sono quelli finali in cui avviene una liberazione e contemporaneamente l'accettazione, la concretizzazione di un filo di speranza che per tutto il film sembrava non poter trovare la sua strada tra violenza e vendetta...
Non lo metto tra i capolavori dell'anno (ma ce ne sono stati?) però le due interpreti principali restituiscono una storia e un'interpretazione notevole, la musica e l'atmosfera fa il resto.
Una bella storia al femminile come da un po' non se ne vedevano....

Non poteva mancare l'abbinamento musicale visto l'argomento... su www.lastfm.it troverete radio tematiche on line... basterà inserire il nome del vostro gruppo preferito e andrà in onda per voi una selezione di artisti sulla stessa lunghezza d'onda... buon ascolto!



venerdì 2 gennaio 2009

Scusa ma ti chiamo amore

  • Visto su Sky Cinema 1° il primo gennaio 2009, sfidando ogni scaramanzia...

Ieri, 1° gennaio 2009, reduce da un capodanno durato fino alle sette e mezza del mattino, il Cinefilante ha dormicchiato tutto il giorno... solo verso sera ha acceso la tele sperando in un bel film per inaugurare l'anno nuovo...
Speranza vana... su Sky Cinema 1 (e di conseguenza un'ora dopo su Sky Cinema 2), incuranti dei pensieri e dei propositi positivi che bisognerebbe avere almeno in questo giorno, programmavano impunemente Scusa ma ti chiamo amore....
Roba da chiedere il danno biologico a Sky o per lo meno da andare a cercare sotto casa i programmisti per dargli un paio di legnate sui denti.
Quello che invece bisognerebbe fare a Federico Moccia è tutta un'altra storia ma, sempre e comunque, a base di severe pene corporali.
Penso però che potrebbe uscirne un post dissacrante e liberatorio, di quelli che anche a rileggerli mesi dopo ti fai delle belle risate e allora mi accingo alla visione, sebbene guardata in cagnesco dal resto della famiglia.
Prima di tutto vorrei confessare la mia totale ignoranza su Federico Moccia... non ho mai letto un suo libro e nemmeno visto un film tratto da un libro. Per sentito dire so che scrive delle porcate modaiole che piacciono tanto ai teen-agers... ora almeno posso parlare a ragion veduta visto che il responsabile di questo orrore (sia letterario che cinematografico) è il Moccia in persona.
Il primo moto di disgusto si scatena quando sento le ragazzette protagoniste parlare con una cadenza romanesca strascicata, bora, fastidiosa e stridula...
La "C" (di Ciliegia per intenderci) è unicamente concepita e scandita come "SC" (di Sciare, per intenderci).
Dunque andiamo a cena diventa andiamo a scena, dieci diventa diesci...
Anche solo per questo Moccia.. ti meriti una zaccagnata sul naso.
Ho capito che girare un film è remunerativo e divertente ma cazzarola non è rimorchiando la prima pischella che prende l'aperitivo a Ponte Milvio che puoi pensare di fare del cinema...
In un'intervista immaginaria ora Moccia risponderebbe... "E chi si è mai sognato di fare del cinema? Sono un furbo.. mica un cretino..."
E non si potrebbe dargli torto (la zaccagnata sì però.... magari con un bel lucchettone di ponte Milvio).
Infatti il problema non è Moccia ma chiunque abbia pagato 7 euri per andare a vedere una tale immondizia. Luoghi comuni e banalità disarmanti, non un minimo accenno di qualcosa che non sia un inno alla lobotomizzazione giovanile... totale mancanza di struttura, di storia, di sceneggiatura... non mi viene la parola per sintetizzare il tutto... un attimo... ah sì... una merda.
La storia è risaputa e tra l'altro ben sintetizzata e "criticata" da uno dei geni della critica letteraria romana ovvero Mister Tuttattaccato... se vi volete fare 4 risate leggete la sua recensione che vi linko qui...
Insomma una sgallettata diciassettenne intruppa col motorino con un trentasettenne SUV munito, invece di fare la denuncia all'assicurazione lo usa come un taxi. Lui è totalmente amorfo... brutto non è brutto ma è totalmente vuoto e privo di qualsiasi fascino.
Il riflesso del nulla reciproco nei loro occhi fa scattare la scintilla e quindi nasce l'amore ma l'ostacolo è in guardia... l'ex fidanzata di Roul Bova ritorna e lui essendo un amorfo lascia la sgallettata. Lei con la sua vocetta stridula e tremolante gli urla, sotto i portici di Piazza Augusto Imperatore, "cresciiii..!".
Vabbè ma è solo una fase perché alla fine tutto finisce "bene" e sono anche certa che Moccia volendo potrebbe trovare il modo di farci un sequel... che dio lo perdoni!
E la cosa drammatica è che forse un giorno ne parleranno come di un ritratto di un'epoca, di una generazione... e invece si tratta di un film che ha la stessa utilità di un quiz televisivo, ovvero nessuna.
In genere quando inveisco nei confronti del cinema italiano mi assale un dubbio.. che qualcuno che ci abbia lavorato possa leggere quello che scrivo e rimanerci male.
Insomma.. è più probabile che Moccia si imbatta in questa mia disquisizione piuttosto che Al Pacino venga a sapere che non avevo apprezzato la sua interpretazione in People I know... ma in questo caso devo dire che non ho remore perché è talmente evidente l'operazione commerciale costruita a tavolino, ai danni di giovani menti decerebrate che veramente non ci si può esimere...
Dite che la visione di questa porcata il primo gennaio peserà sulle mie future visioni?
Tipo "chi vede film di merda a capodanno li vede tutto l'anno"?
Dite che la maledizione dell'inutilità di Moccia mi si attaccherà come una gomma da masticare alla suola delle scarpe sull'asfalto di agosto?
Speriamo di no.. ma soprattutto speriamo di imbattersi in almeno un paio di film decenti nei prossimi giorni, che ho due abbinamenti startosferici da fare e che non posso sprecare con Scusa se ti chiamo amore...

Abbinamento un po' da massaia ma tutto sommato attinente ai propositi per il nuovo anno... In particolare il proposito di ridurre un po' l'inquinamento che alimentiamo quotidianamente facendo la lavatrice.
Sono in commercio (e si trovano anche su internet presso il giardino dei libri) le noci lavatutto... un ottimo detersivo naturale che rende il bucato morbido e pulito senza inquinare fiumi e mari. Sono economiche e funzionano alla grande, io le uso da mesi e non posso fare a meno di pensare a come cambierebbero le cose se le usassero tutti....