giovedì 30 dicembre 2010

Sogno di un prigioniero

Per concludere questo 2010 come di consueto, con il cinquantasettesimo post dell'anno, avrei potuto scegliere uno dei tanti film visti negli ultimi giorni…
L'esplosivo piano di Bazil, La bellezza del somaro, Gli uomini di Dio e altri che in questo momento nemmeno mi vengono in mente….

 

Il Ballestrero però mi ha regalato per Natale il telecomando Apple e si è pure prodigato per sistemarmi il computer in modo che potessi usare Front-row per la gestione multimediale di film, musica e immagini quindi ho deciso per una visione casalinga, avvolta in un plaid.
Decido quindi per “Sogno di un prigioniero” che a me già il fatto che ci sia “sogno” nel titolo mi lascia ben sperare…
Mi trovo di fronte un Gary Cooper giovanissimo ancora quasi privo di quel fascino che avrebbe caratterizzato la maggior parte dei suoi ruoli.
Delizioso l’inizio con le schermaglie dei due bambini (Mary e Gogò), pronti a giurarsi odio per tornare a giocare un secondo dopo, commovente l’addio che sono costretti a dirsi perché separati da eventi tragici.
Anni dopo si rincontreranno senza riconoscersi ma il sentimento di un tempo è rimasto immutato.
Ne succederanno di tutti i colori, anche se il film è in bianco e nero.
Mary nel frattempo si è sposata un duca orrendo che le garantisce l’agio economico, Gogò è un architetto che vive nel ricordo di quell’amore infantile….
Quando il duca si accorge che tra i due è scattato qualcosa si presenta con una pistola e nella colluttazione resta ucciso.
Gary Gogò viene condannato all’ergastolo e da qui in poi sarebbe potuto essere un film processuale in cui un avvocato straordinario pur innamorandosi di Mary, avrebbe potuto far scagionare Gary dall’accusa di omicidio, per poi ritirarsi in buon ordine, in una sorta di Casablanca forense.
Invece no… il tutto prende una piega fantasy in cui i due amanti, divisi dal destino avverso, si incontrano in sogno per almeno 40 anni senza mai invecchiare (mmmhhh devo averlo già sentita da qualche parte sta cosa….). Gary visto che è architetto costruisce pure un castello, così… con la sola “intenzione” (mmmhhhh… architetto.. che costruisce con l’intenzione… boh.. sarà… ma pure questa mi sembra di conoscerla….).
A un certo punto crolla tutto… perché il senso della realtà si fa strada distruggendo il sogno (sì, sì pure questo già visto!).
Vabbè alla fine visto che a parte il sogno esiste pure la realtà Mary muore e poco dopo lui pure fa la stessa fine, però nel sogno (anche se non si vede) se la sono goduta un mondo, anche se non c’era la trottolina.
A parte ciò… molto moderna la concezione di questo spazio onirico in cui costruire una vita meravigliosa ma ancora di più le parole di Mary, che riescono a condurre Gogò lungo il cammino per liberarsi del giogo del subconscio, che subdolamente lega, tiene prigioniero non solo fisicamente ma anche mentalmente l’uomo.
Stiamo parlando di un film del 1935 e nonostante i limiti tecnologici dell’epoca è indubbiamente affascinante la visione del non luogo che sembra vibrare di un’energia totalmente assente da Amabili resti o dal film della trottolina.
Se si è predisposti le lacrime sgorgheranno a fiumi ma con la consapevolezza che l'amore vince ogni cosa...
Un film che incredibilmente risente poco degli oltre 80 anni sul groppone e che si lascia vedere egregiamente con una tazza di Earl Grey bollente in questo fine 2010…






giovedì 23 dicembre 2010

The tourist




Non sapremo mai come è andata veramente la storia delle torri gemelle ma di certo alla radice dell’arruolamento di bravi registi europei negli Stati Uniti c’è un complotto.
Lo scopo di tale complotto è l’abbassamento della qualità al di sotto del minimo standard.
Se già vi siete persi in queste poche righe vuol dire che siete già vittime inconsapevoli, potete procedere oppure questa sera, senza troppi pensieri, dimenticare tutto di fronte al gioco dei pacchi o con chi vuol esser milionario.
Per chi invece si chiede come sia possibile che il regista de Le vite degli altri abbia partorito una simile porcata possiamo parlarne…
Il cinema un tempo era creatività allo stato puro, seppur nel suo intrinseco intrattenimento era necessario che a farlo ci fosse una mente creativa.
E infatti nel passato il Cinema ha conosciuto artisti, esseri eccezionali che hanno innescato scintille dai poteri immensi… il potere di pensare ma forse e soprattutto il potere di sognare.
Cinema come arte e quindi potenzialmente eversivo e pericoloso. Si decide quindi di sabotarlo e le strade sono varie…. Ne segnalo tre: 

  •  Mettere sul mercato film sempre più brutti e inutili in modo da abbassare le aspettative e ridurre l’esperienza della visione a puro passatempo (spostando l’attenzione sul luogo, la multisala, il centro commerciale come orrido luogo di aggregazione sociale) 
  • Cambiare i parametri di godibilità di un film spostando l’attenzione dalla storia (elemento vitale e vivido) di un film alla messa in scena, gli effetti speciali, la velocità forsennata, l’inseguimento, la violenza, la distruzione 
  • Offrire parecchi soldi a registi europei bravi per farli lavorare nella Mecca del cinema e stritolarli nel sistema di cui sopra per annullare ogni velleità artistico/sociale.


Ebbene allo spilungone Florian Henckel von Donnersmarck, rampollo di una famiglia importante e giovane vincitore di un oscar per il miglior film straniero è toccata la terza via… si è venduto al nemico per fare un film che veramente c’è da vergognarsi.
Una sceneggiatura idiota, Depp bolso, gonfio e fuori parte, gli italiani vergognosi… che li vedo gongolanti a riscuotere una parcella coi contro cojoni.
I dialoghi sono da almeno 15 anni di carcere, i vestiti della Jolie sembrano usciti dal tinello di una sartina anni Ottanta che ha imparato a cucire tramite la Scuola Radio Elettra. Insomma una dèbacle totale. Risparmiate tempo e denaro  ma soprattutto il vostro intelletto.
Lo so.. io l’ho visto… e in questo periodo natalizio io mi sento un po’ come un Gesù Cristo che si sacrifica per l’umanità… non fate che il mio sacrificio sia vano….

Volete sapere come finisce The tourist?
Selezionate il seguente testo da qui: Johnny Depp in realtà non è un turista ma proprio il ladro russo che tutti stanno cercando. Che cazzata!
fino a qui!
 

 




Volete vedere qualcosa di veramente diverso? Cercatevi in rete la serie Misfits giunta or ora alla conclusione della seconda stagione... non rimarrete delusi.
Prodotta dal canale inglese E4 dalla Clerkenwell Films che ha le mani in pasta in parecchie produzioni interessanti... Misfits è una serie col botto che in Italia (e pure altrove) ce la sogniamo. Eccessiva, sboccata, divertente, appassionante... è una delle poche cose da vedere di cui si resta contenti!

martedì 14 dicembre 2010

Cyrus


Da parecchi anni il cinema Usa ha diffuso la moda di un cinema antiamericanata che sforna tutta una serie di pellicole dalla maschera indipendente ma che di indipendente non hanno nulla.
C'è  un tipo di pubblico però che potremmo definire antiswarzenegheriano o più sul pezzo antiavatariano che si va a vedere tutti questi filmetti trovandoli gradevoli.
Ma il Sundance, ormai privo di qualsiasi mordente, si è trasformato nell'ennesima fucina di prodotti in serie con storie che sono esclusivamente frammenti di vita per lo più inconcludente. Lo stato di questo "cinema" è deprimente...
Cyrus era candidato a emblema del nulla di cui sopra ma i due fratelli Duplass sono riusciti a farne un film degno di questo nome. Dov'è la differenza tra Cyrus e gli epigoni di uno sbiadito Sundance?
Apparentemente siamo sempre su una sottile linea rossa... Abbiamo un paio di attori conosciuti per interpretazioni "comiche" che si reinventano in una parte da commedia sempre sull'orlo di un qulacosa di più.. c'è Marisa Tomei che appone la sua interpretazione come una madrina capace di dare lustro a qualsiasi boiata...
Non ci sono grandi set... ma allora cos'è che distingue Cyrus dalla marea di insulsaggine fotocopiata che ormai da una quindicina di anni invade i nostri schermi?
Punterei sullo studio dei personaggi che appaiono molto veri anche nelle loro stranezze e ossessioni, sul lavoro di analisi dei sentimenti, sulla mano leggera nel raccontare la storia e anche, perché no, in un finale lieto e conclusivo invece del solito sguardo fisso nel vuoto che lascia presagire l'immobilismo del cineasta prima ancora che dei protagonisti.
Un buon ritmo, l'incursione nelle problematiche delle relazioni tra le persone e la possinilità del loro degenarare, la quasi inevitabilità oggiggiorno della famiglia allargata fanno di questo film tutto un po' marroncino un buon prodotto. Se proprio gli volessi trovare un difetto legato esclusivamente all'aspetto tecnico è la regia à la The Office in cui ogni tanto la telecamera zoomma con un piccolo scatto su un primo piano ma considerato tutto si può passare sopra questo inutile virtuosismo...

Come finisce Cyrus
Se lo vuoi sapere seleziona il seguente testo da qui:
Cyrus dopo aver messo in crisi il rapporto tra sua madre e John si pente e troverà il modo di farli riavvicinare, con la consueta e inquietante capacità manipolatrice. Ma tutto è bene ciò che finisce bene...
fino a qui!

Per chi non la conoscesse la succitata serie The Office, illuminata da un grande Ricky Gervais e replicata con lo stesso titolo negli Usa (ma questa potete lasciarla perdere) è diventata ormai un piccolo grande classico da non perdere!

venerdì 10 dicembre 2010

Potiche

  • Cinema Fiamma, svariati giorni fa....
Ozon è uno di quei registi capace di zampettare tra i generi riuscendo sempre a confezionare opere gradevoli finanche quando il presupposto è esile esile. Potiche, tradotto come "bella statuina" ma che in realtà è un piccolo vaso di porcellana molto fine ma vuoto e che praticamente non serve a nulla è l’epiteto che si vede affibbiare una Catherine Deneuve imbolsita e imbalsamata, moglie figurante di un antipaticissimo Fabrice Luchini. Si ribalteranno i ruoli e “potiche” avrà la sua rivincita.
Abbastanza inverosimile nell’intreccio il film si costruisce su un’ironia velata che viaggia in punta di fioretto sulle rimembranze di un certo cinema francese raffinato e frou-frou.
Il cast riunisce il meglio che la Francia ha saputo dare al cinema sebbene per me la Deneuve abbia sempre e solo avuto una sola espressione, che il soprannome di potiche le sta proprio bene.
Sul Depardieu ormai cronicamente appesantito svetta Luchini, che non ha mai sbagliato un colpo.
Grandissima cura dei dettagli tra abbigliamento e arredamento che sembra di stare in Mad men. Incoraggiante l’auspicio del “padrone illuminato” e del risveglio della donna.
Un film molto carino ma che se fosse stato girato trent’anni fa sarebbe stato un capolavoro!
Ecco... per chi ancora non fosse dipendente da Mad men si suggerisce di approcciarsi a questa splendida serie arrivata alla quarta stagione. Grande cinema sul piccolo schermo, siamo ad altissimi livelli. E poi Don Draper è fico e le donne hanno abiti splendidi. Da non perdere....

lunedì 6 dicembre 2010

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni

  • Folgorata sulla via di Damasco da questo orrido Woody Allen che sconsiglio apertamente posticipo la recensione di Potiche che per altro è un film gradevole e carino!
  • Cinema Embassy di Via Stoppani, pubblico d'età alle sei del pomeriggio
 

Uno dei punti più bassi toccati da Woody Allen da quando ha perso totalmente la sua vena creativa e si esprime esclusivamente attraverso una mera ripetizione di schemi, cast calibrati e inutilità varia.
Il buongiorno si vede dal mattino con la musichetta anni quaranta che Allen (come Renzo Arbore) si ostina a piazzare ovunque, un logo stantio e posticcio che vorrebbe farci ricordare fasti oramai dimenticati.
Poi l’orrida voce narrante che ci avverte furbescamente… la vita non significa nulla.
Si scomoda addirittura Shakespeare per giustificare una tale idiozia e mettere le mani avanti per giustificare l’assenza di significato nel film stesso.
L’orrida voce poi sarà un espediente lungo tutto il film per raccontare didascalicamente ogni snodo che il regista (addio Maestro..!), si è dimenticato di girare.
Uno sbiadito Anthony Hopkins si invaghisce di una simil Lady Gaga, uno zoccolone che gli dilapida il patrimonio. Naomi Watts litiga con la madre perché non le da i soldi  per aprire una galleria d’arte. Il faccia da cretino Brolin ruba un romanzo che lo possa portare al successo (economico).
Alla base di tutti i rapporti sembra non esserci più spazio per i sentimenti ma solo per i soldi.
Tutti conducono vite al di sopra delle loro possibilità economiche, vite vendute senza un minimo di passione.
Non dubito che sia così ma Allen dimentica di farci vedere cosa succede un momento prima di addormentarsi, quando spesso e volentieri in un impeto di realtà svelata capita che la consapevolezza ci faccia visita e non ci faccia prender sonno.
Resta tutto in superficie questo esercizio di stile in cui sono tutti bravi ma anche molto inutili.
Spero che l’anno prossimo Allen ci risparmi il suo cinepattone d’autore e magari si dedichi al clarinetto di arboriana memoria.

Rispolveriamo l'opera di Allen dagli esordi fino al suo ultimo film alleniano "Harry a pezzi".. tutto il resto si può dimenticare in quanto già visto, stantio, ripetitivo e inconcludente....