venerdì 31 gennaio 2014

Tutto sua madre


  • Giovedì 30 gennaio 2014, UCI Cinema Porta di Roma, sala 3 ore 19.40
  • Attenzione che vi dico come finisce Tutto sua madre, leggete a vostro rischio!



Irretita da un trailer gustoso che lasciava presagire ben altri frizzi finalmente riesco a vedere Tutto sua madre, nonostante il fastidioso titolo italiano.
Francese più che mai, anche nei suoi momenti di lentezza,  è l'autobiografia in forma di commedia ricca di ironia di Guillame Gallienne, ragazzo la cui incertezza se sia gay oppure no è niente in confronto alla sicurezza che sia rincoglionito e pure di brutto.
Quello che colpisce non è tanto la sua adolescenza in cui sogna sé stesso nelle vesti della principessa Sissi o dove, ossessionato dalla figura materna, ne imita voce e movenze e nemmeno lo struggersi per l'amore non corrisposto per un compagno di classe, quanto il suo essere sempre e costantemente impacciato, incapace di capire chi sia e cosa vuole.
Realizza solo alla fine del liceo, alla chiamata del servizio militare di non essere una ragazza.
Fino a quel momento pare che nessuno gli abbia mai spiegato la differenza.
I dubbi e le incertezze di Guillaume procedono pari passo con la pratica della psicanalisi che però sembra essere ulteriore motivo di sconforto e confusione ma, niente paura, i problemi di una vita verranno risolti da un istruttore di equitazione che, facendogli mollare le redini e chiudere gli occhi, gli farà passare la paura dei cavalli.
Nodo del dramma esistenziale di Guillaume infatti si scopre essere la paura per gli equini e non la madre stronza, che comunque nel film è più approfondita a livello di capigliatura e abbigliamento che di sostanza emotiva, ammesso che ne abbia.
Guillame comunque, ormai adulto e attore  affermato,  si prende la rivincita sulla vecchia stronza e in generale su tutta una famiglia, che  probabilmente ora è indecisa se andarsi a sotterrare per la vergogna o disconoscerlo e diseredarlo.
Ora se vogliamo veramente capire cosa ci vuole dire Guillaume potremmo dire si prende gioco dello spettatore "evoluto", quello che pensa "povero ragazzo, deve solo accettare sé stesso. Al giorno d'oggi ma che problema c'è? ... l'omosessualità è sdoganata. A Parigi poi...".
E invece sapete che c'é?
Guillaume è etero che più etero non si può. Tiè. E lo scopre incontrando una ragazza su un terrazzo, gli basta uno sguardo per perdere ogni atteggiamento effemminato, abbandonare ogni dubbio, la camminata a culo stretto, e decidere di sposarsi.
Insomma Guillame è stata una visione piacevole ma dire che alla fine ci rimani di merda è un eufemismo. Indubbiamente alcuni momenti sono divertenti ma c'è qualcosa che sfugge anche perché cercando qualche notizia su Guillaume si scopre che in realtà per anni si è sottoposto ad una terapia con un logopedista per porre rimedio alla vocina femminile e quindi tutta questa mancanza di consapevolezza filmica forse è poco realistica. Poi c'è l'accenno a un tentativo di suicidio cosa che tenderei a non prendere troppo alla leggera. Cosa dire che? Che forse lo spettacolo sublima una realtà ben peggiore di quella rappresentata?
Per concludere dirò che sebbene Tutto sua madre venga fatto passare per l'ennesimo film irresistibile francese, non ci troviamo proprio da quelle parti anzi direi che torniamo quatti quatti in un contesto d'essaie.
Visione piacevole comunque, curatissima, con spunti divertenti ma, almeno per me, con più di qualche caduta dovuta a una scrittura che non va fino in fondo nell'analisi imprescindibile di dinamiche familiari che avrebbero meritato ben altra attenzione.
Probabilmente nelle mani di un Almodovar al suo meglio sarebbe stato da annoverare nelle 10 migliori pellicole di tutti i tempi. Ciò non toglie che Guillaume potrà essere visione piacevole e pure, per molti, rassicurante. E forse questo è proprio l'aspetto che piace di meno.

Abbinamento floreale con quello che è qualcosa di più di semplice negozio di fiori e piante in zona Piazza Bologna/Lanciani. Ogni volta che ci passo resto senza fiato per la bellezza dell'esposizione Fiori Valle Via Adolfo Venturi, 21-23 tel 06 4880209


mercoledì 29 gennaio 2014

Nebraska




  • Domenica 26 gennaio 2014, Cinema Roxy Parioli in Via Luciani, sala 3 oppure 4, ancora non l'ho capito.
  • Solo 5 file, praticamente sala piena. Tutti che si salutano e chiacchierano come se fossero nel salotto di  casa loro. Dietro di me c'è una che non capisce una mazza e non paga spiega cose che in realtà non accadono a qualcuno accanto a lei.


Senza troppi preamboli vi racconto cosa è successo.
Manu mi propone Tutto sua madre, orrendo titolo per il francese Les Garcons et Guillaume, a' table!
Ci dirigiamo al Roxy Parioli, decentrato, comodo tranquillo, generalmente si trova anche decentemente parcheggio se non imbocchi per caso un senso unico che ti fa perdere tempo nel girone infernale di via Archimede.
Arriviamo sul filo del rasoio, senza nemmeno poter prendere un caffé, e la cassiera ci propone posti separati. Vabè, del resto al cinema non si va per chiacchierare e tutto sommato co sta storia dei posti separati io ci ho anche conosciuto un fidanzato svariati anni fa.
Entriamo e ci sono i trailer. Ad un certo punto Manu fa: ma non doveva iniziare alle 20 e 10?
Io non mi preoccupo, non mi sembra troppo strano se alle 20 e 25 ancora non inizia, abituata agli UCI dove ci sono anche 40 minuti di spot.
Improvvisamente si spengono le luci e vedo un bianco e nero, che la prima cosa che penso è ammazza come non sembra francese sto film.
E infatti non era Guillaume, era Nebraska.
Cazzo che fastidio sbagliare sala e accorgersene quando ormai il film che volevi vedere è nell'altra sala ed è iniziato da un quarto d’ora.
Nebraska, ne avevo sentito parlare bene, anche se francamente non sarei andata a vederlo mi rassegno alla visione.
Carino se si eccettua una colonna sonora da pene corporali che sembra scelta appositamente per fare due palle così. Il bianco e nero è pretestuoso, non siamo certo davanti a Blancanieves e manca di continuità. Traduco: la direzione della fotografia fa cagare.
Grande felicità nel ritrovare Saul.
Saul chi?
You better call Saul! Come Saul chi? E se non sai di cosa stai parlando usa google e poni fine a questa lacuna inaccettabile
Tra l’altro Saul nel gioco delle somiglianza ha un che di Gary Cooper, stesso taglio d’occhi, cosa mai notata prima.
Il film si lascia vedere se non fosse un leggere fastidio di fondo per la pretesa autoriale di Alexander Payne che è un discreto regista ma secondo me gli manca il guizzo.
Bastava il colore, due battute in più e usciva fuori un altro Little Miss Sunshine.
Detto ciò poteva andarci molto peggio. E domani tocca a Guillame!

martedì 28 gennaio 2014

I segreti di Osage County







Per fare certi film o ti chiami Tennessee Williams oppure è meglio lasciar perdere.
Non è tanto la matrice teatrale che pesa su Osage County ma una recitazione eccessiva, gigiona e urlante da non augurare al peggior nemico. Il tutto condito da un linguaggio che è tutto un fuck di qua e un fucking di là, chissà forse a voler essere crudo ma a me è sembrato solo molto ridondante. Insopportabile la Streep che aggiunge del suo ad un personaggio di per sé già odioso, inguardabile Julia Roberts, bellezza svanita in tratti equini induriti.
La bocca pesantemente siliconata non aiuta.
Juliette Lewis poverina porta in faccia i segni dei bagordi giovanili a base di alcol e droga.
e si arriva fino alla fine della visione è solo per curiosità, per vedere se nel progredire del dramma famiiare alcune scomode verità verranno fuori.
E' vero che i gusti non si discutono ma mi riesce difficile credere che qualcuno potrà adorare questo film o anche solo che l'Academy si sputtani assegnando l'ennesimo Oscar alla Streep.
Insomma io vi consiglio di non farvi abbindolare da questo parterre attoriale a meno che non abbiate l'intimo desiderio di farvi martellare i coglioni per ben 2 ore e dieci minuti.
Ci sta tutta che a qualcuno possa anche piacere e in questo caso si rechi di corsa al cinema più vicino, ne avrà ben donde.

 Abbinamento cinematografico, che le famiglie siano incasinate si sa... in Broken ce ne sono varie e tutte complicate ma il tutto è raccontato con una delicatezza che nulla toglie al dramma. Non sto facendo un paragone tra i due film ma Broken vale la pena vederlo, Osage County no.



sabato 18 gennaio 2014

The butler

  • Mercoledì 15 gennaio 2014 spettacolo delle 19.30. Sala praticamente piena.
  • UCI Cinema Porta di Roma, per forza di cose.



Oggi vi do un consiglio: mai dire mai nella vita.
Avevo appena affermato sul blog di Lord che non sarei andata a vedere The butler che già ero in fila all'UCI Cinema Porta di Roma, finalmente a gratis co sta tessera Cinema3.
Preparata al peggio ma come sempre armata di coragggio l'ho pure apprezzato questo affrescone americano che gira intorno all'interpretazione di Forrest Withaker.
Però alla fine ti fai qualche domanda.
Non è che ci voglia the butler per porti certe domande ma ogni tanto è bene fare un ripasso di quanto avvenuto. In quello che si autodefinisce il paese più democratico del pianeta è bene ricordare che, oltre ad esserci la pena di morte, fino a pochi anni fa le persone coloured non potevano nemmeno sedersi al bar insieme all'uomo bianco, non avevano diritto al voto e, pur essendo stata abolita la schiavitù, venivano sfruttati e sottopagati, pratica che tra parentesi succede ancora oggi solo che è stata estesa all'intera popolazione
Prima di arrivare a questo punto li avevano deportati dalla loro terra facendoli vivere in condizioni disumane e annullando ogni dignità e diritto che dovrebbero appartenere a qualsiasi essere umano su questa terra.
Cioè alla chiesa non perdoniamo nulla (e facciamo bene) dall'inquisizione alla caccia alle streghe, l'abominio del nazismo resta stampato nel nostro disprezzo ma niente, sti americani girano impunemente come se niente fosse,  decidono che uno non deve governare perché cià il petrolio, fanno guerre,  fanno come cazzo gli pare eppure ammazza quanto so fichi gli americani. Cioè so veramente forti sti cazzo di americani, chiunque altro avrebbe il marchio dell'infamia e dell'immondo in eterno e loro invece sono un modello, hanno creato pure il sogno americano.
E sto sogno lo hanno costruito sulla terra che hanno fregato ai nativi americani, prima sterminati e poi confinati in riserve. Ma questo è un divagare qui si parla prevalentemente di cinema, e gli americani al cinema ci hanno John Ford, che ammazza quant'è bravo e cazzo quanto erano cattivi sti indiani limortacci loro.
The butler si guarda, manco dispiace del tutto, ma nemmeno tanto in fondo è un'inculata pazzesca perhé alla fine è tutto istituzionalizzato, perfino Reagan sembra un brav'uomo. I presidenti che si succedono sono tutti dei gran simpaticoni, molto umani, tutti sempre pronti a dare un'amichevole pacca sulla spalla del servitore.
Sì ma qual era la domanda?
La domanda è: non vedreste già le proteste per un film che vi mostra Hitler come un essere dall'animo nobile e appasssionato? Con la Germania che all'apice delle persecuzioni viene descritta come un paese fiero e orgoglioso in cui il tedesco medio si commuove al solo pensiero della bandiera?
Cinefilante ma tu sei veramente esagerata... c'è una bella differenza. Come puoi solo paragonare le due situazioni....
Ah bè non lo so, ditemi voi, perché io ci riesco benissimo.

Abbinamento con un negozio che ho scoperto da poco e che ha dei prodotti veramente straordinari Nuncas in via Santa Maria del Pianto, 56  tel. 06 45472302. Dalla cura per la persona a tutta una serie di detersivi e prodotti per la pulizia della casa. Tutto NON testato su animali. Qualità e risultati al di sopra di ogni aspettativa.



giovedì 9 gennaio 2014

American Hustle, L'apparenza inganna


Cinefilà ma che te sei imborghesita? non è che me sei diventata una seria seria?
e-mail firmata

Risposa del Cinefilante
No, ma dai, direi proprio di no



Preannunciato da un trailer che mi aveva anche affascinato ma, ahimè, conteneva ed esauriva per intero il potenziale del film, American Hustle non mi ha eccitato granché.
Costruito su interpretazioni grandiose e parrucche, oggi, anche per cambiare un po', vi parlerò soprattutto di queste.
Inizio col riporto di Christian Bale.
Anzi divago e mi dilungo, inizio da Christian Bale che a me non sta gran che simpatico.
Attore che gode nell'immedesimazione totale col personaggio e dimagrisce e ingrassa come nemmeno un De Niro dei bei tempi.
Ma hai visto quant'è bravo Christian Bale? Per fare questo film è ingrassato 13 chili!
Guarda, sono veramente impressionata.
Una volta pare abbia picchiato la madre e la sorella, avrà avuto i suoi buoni motivi ma insomma se picchi due donne, che oltretutto sono la tua famiglia, puoi anche essere il reuccio del metodo Stanislavskij ma io ti guardo con sospetto.
Il suo personaggio si risolve tutto nel suo riporto, una specie di Sansone millantatore.
Predilige una recitazione introspettiva in cui l'espressione torva sembra voler dire "Sono una bomba ad orologeria, potrei partirti de capoccia da un momento all'altro ma mi contengo".
Jennifer Lawrence, la moglie pesciara, nel suo primo vero ruolo da adulta, senza né arco né frecce. Parruccone eccessivo, per lo più a banana, anche scompaginata, completata da trucco sciolto e rossetto sbaffato
Predilige una recitazione logorroica, smorfie e isterismi, vuole che tutti sappiano quanto è brava e che può recitarea d alti livelli in qualsiasi ruolo. Tiè.
Amy Adams,  Amy Adams per tutto il film è un fremito di sguardi di sottecchi, di bocca dischiusa ad arte e lentamente, capelli ovviamente in primo piano sempre coiffati o spettinati ad arte, che però vengono oltraggiati nella versione frisè dove improvvisamente prende le fattezze di una baldraccona di Tor di Quinto. Curiosa la scelta di farle indossare per tutto il film abiti profondamente scollati.
Cioè se dico profondamente scollati voglio dire che la "V" le arriva all'ombelico, praticamente sempre a tette (poche) al vento.
Predilige una recitazione sexy per togliersi definitivamente l'immagine dell'insopportabile principessa di Come d'incanto, disposta a tutto.
Bradley Cooper, parrucca addirittura bigodinata per creare dei riccetti malefici.
Bradley per me è un mistero, molte donne lo adorano, sembra quasi che nell'immaginario femminile stia sotituendo Brad Pitt. Io non lo toccherei nemmeno con uno stecco.
Predilige una recitazione ad occhi spalancati da consumatore abituale di cocaina. Roba che secondo me dopo deve fare degli esercizi di riposizionamento posturale del bulbo oculare.
Jeremy Renner, parrucca cotonata quasi stile Elvis, con tanto di basette.
Altro mistero. Jeremy Renner ha la faccia che avrebbe potuto avere Elijah Wood se, una volta cresciuto, non fosse diventato un Frodo vivente. Da qualche anno a questa parte stanno cercando di imporlo in ogni film d'azione che venga prodotto da Mission Impossible a The Bourne Legacy. Ma sta faccia a pagnotta è quella che è, si deve rassegnare.
Predilige una recitazione onesta, fa quello può.
"L'apparenza inganna" probabilmente è proprio relativa al fatto che senza ste parrucche i protagonisti sono completamente diversi.
I capelli oltre ad essere profondamente caratterizzanti vengono tirati in ballo più volte a partire dalla scena iniziale in cui assistiamo impotenti al montaggio di un riporto rinforzato di una bruttezza indicibile.
Insomma è come se il regista abbia appaltato il film al make-up department.
E in effetti per quel che mi riguarda potrebbe anche essere andata così visto che questi interpreti così convincenti, dai quali è quasi impossibile distogliere lo sguardo, vagano in una storia che è totalmente priva di ritmo e forzata in più punti, a riprova che non c'è nessuno a contenere l'attore  istrione.
Che dire... un sacco di gente sta gridando al capolavoro, al film dell'anno e io invece ho visto solo parrucche. Sarò strana?

Abbinamento cinematografico dove l'incastro mi è piaciuto parecchio di più Nove regine, film argentino del 2000, col sempre interessante Ricardo Darin, scritto e diretto da Fabian Bielinsky, scomparso purtroppo prematuramente nel 2006.

mercoledì 8 gennaio 2014

Il capitale umano

 
  • Mercoledì 8 gennaio 2014, ore 21.00
  • Anteprima Cinema Moderno The Space, sala 3 in Piazza della Repubblica sotto ai portici
  • In sala presente il regista e buona parte del cast
 


Torna il grande cinema italiano, quello vero, ed è firmato Virzì.
Esco ora dall'anteprima de Il capitale umano con la straordfinaria e rara sensazione di aver visto un film grandioso, dalla messa in scena italiana ma di un respiro così internazionale che non bisogna essere Andrè Bazin per presagire un successo tale da ottenere la candidatura all'oscar come miglior film straniero.
Interpreti perfetti e, se di Bentivoglio, Gifuni e Lo Cascio lo sapevamo un po' tutti e da sempre, diventa una sorpresa l'esordiente Matilde Gioi, nel ruolo di Serena, bravissima e con gli occhi dolenti di una giovane Romy Schneider. Valeria Bruni Tedeschi con una bellissima parte che sembra scritta per lei, ad incarnare fragilità e insicurezze su cui poggiano sogni e speranze, con tutte le emozioni contenute nel ruolo di moglie perfetta del magnate.
Grande regia e grandi attori sostenuti da una storia (liberamente ispirato ad un romanzo americano del 2004 dallo stesso titolo) e da una sceneggiatura di sostanza che contribuisce a far funzionare il meccanismo ad incastro e a illuminare o mettere in ombra le sfaccettature della vicenda
Una visione con un epilogo che lascia senza alcuna pietà nel disagio, un disagio epocale che induce ad una riflessione senza risposta. E queste sono cose che riconciliano con un cinema senza inutili orpelli ma di grande eleganza, classico e moderno al contempo... ma dai basta, quando le cose stanno così non è che si debba dire molto altro, solo che Il capitale umano è da non perdere.
Andate senza remore.


Abbinamento mangereccio che segnalo con grande piacere anche perché penso che così come il film sia una bella anteprima Saporiti in Viale Gottardo 62/64 tel. 0696036182 Sala da tè, caffetteria, vineria biologica e libreria come tranquillamente potreste trovare al Marais a Parigi invece siamo a Montesacro nella via in cui la mattina c'è il mercato. Con tanto di divano stile Friends e tutta una serie di decorazioni di "recupero", in un ambiente eterogeneo e decisamente molto accogliente è possibile gustare varie proposte. Un posticino da tenere a mente e da visitare spesso!


martedì 7 gennaio 2014

Passion


  • Sempre domenica 5 gennaio 2014, però dopo cena.
  • Film scaricato da Internet, comodamente in poltrona con un plaid IKEA e una ciotolina con gocce di cioccolato miste, al latte e fondenti a darmi conforto. E dio se ce n'è stato bisogno.




Passion. Qui giace Brian De Palma, acclamato regista di alcune tra le pellicole che hanno fatto la storia del cinema tra gli anni 80 e 90.

Che beffa procurarsi illegalmente Passion, pregustare il piacere della visione di un'opera che mai uscirà in Italia pronta a intravedere sfumature se non di grigio di grande cinema e trovarsi di fronte ad una soap opera de quarta categoria girata con ventiqattromila lire.
Senza quindi impegnarmi troppo quindi nella stesura in prosa, riassumo in punti l'orrenditudo di Passion:
  • Regia imbarazzante che spazia dallo spot televisivo a centovetrine (che potrebbe addirittura essere un insulto per centovetrine).
  • Protagonisti allo sbaraglio, con sguardi che vorrebbero essere seducenti ma risultano da villa di scambisti a Frascati (che potrebbe addirittura essere un insulto per la villa de Frascati).
  • Un tocco di squallore distintivo del TV movie tedesco che da la misura di come si possa cadere in basso a livello di scelte personali e cinetelevisive.
  • Un florilegio di baci saffici posticci per creare il pruriginoso.
  • Abuso del kitch con premio personale all'insostenibilità dello schifo per la pseudo maschera veneziana imparruccata biondo platino.
  • Imperdonabili  autocitazioni a raffica, o meglio a cazzo, del regista, da pigliarlo a ceffoni a due a due, fino a che diventano dispari.
  • Un finale che è un pastrocchione senza senso come se si fossero messi tutti questi ingredienti in un frullatore.
Ed è da questi punti che
possiamo tristemente evincere
che Brian De Palma si è rincojonito a livelli astrali

Brutta anche la scelta dei protagonisti, il muso privo di appeal della Rapace e la recitazione tutta mossettine di Rachel McAdams, perfetta per commediole brillanti nelle vesti di una novella Doris Day ma per me totalmente fuori parte, finanche ridicola, nella veste di intrigante mangiauomini.
Inoltre per tutto il tempo mi sono pure detta... ma io sta storia l'ho già vista e dopo una fugace puntata su IMDB scopro con orrore e raccapriccio che si tratta del remake di Crime d'amour, scritto e diretto da Alain Corneau. Il ricordo della versione originale è vago ma di sicuro non mi ha scatenato la voglia di andare sotto casa del regista a tirargli sulle finestra pomodori e uova marce.
Stendo un velo pietoso sui protagonisti maschili che sembrano usciti da una fiction scandinava.
Eppure Passion è una coproduzione di Germania, Spagna, Francia, Gran Bretagna.... Limortacci loro ci si sono messi in ben quattro paesi per partorire questa schifezza.
Un film da dimenticare. Evitatelo come la peste nera e piuttosto ripiegate su Colpi di fortuna.
E' una mazzata pure questo e Neri Parenti non è mai stato considerato un grande maestro ma volendo due risate ve le fate.
Christian de Sica è sempre lui, Francesco Mandelli mettetela come volete ma è bravo.
E poi ci sono Greg & Lillo sempre superlativi.

Abbinamento imprescindibilmente cinematografico per riprendersi da questa mazzata.
E provocatoriamente abbinerò proprio a Colpi di Fortuna che con uno sforzo in più soto il profilo della sceneggiatura e meno pubblicità così platealmente spiattellata ad ogni inquadratura poteva essere molto meglio di quello che è. Insomma, per dire, vedetevi qualsiasi cosa, tutto tranne Passion.

Frozen

  • Domenica 5 gennaio 2014
  • Cinema Odeon di Piazza Jacini, spettacolo delle 15.45.



Pop-corn, pringles, coca-cola e rialzi per i sedili per permettere la visione ai più piccoli.
Tutto è pronto per la prima volta al cinema di due gemelli di quattro anni.
Emozioni senza prezzo quelle di bambini che restano incantati dalle immagini vorticose di fiocchi di neve giganti che volteggiano sul grande schermo, col buio in sala,  in una piovosa domenica antebefana.
Sebbene la storia non sia proprio divertimento allo stato puro la costruzione dei personaggi, soprattutto secondari e non umani (la renna, il pupazzo di neve, i troll), le situazioni e i dialoghi rendono la visione piacevole.
Pur senza effetti spettacolari di rilievo, le scene della creazione del ghiaccio sono suggestive e riescono ad affascinare i piccoli spettatori già impegnati a fronteggiare un bel carico di tensione per le avventure/disavventure delle due sorelle principesse.
L'inizio è leggermente' tragico e si sentono vocine un po' deluse: "ma è triste.....".
Attimi di panico per un attimo io e la mamma dei gemelli ci guardiano a voler dire "cosa abbiamo fatto???" ma poi lei prontamente prende in mano la situazione e commena: "E' un po' triste sì... Ma alla fine l'amore trionferà!".
I gemelli si lasciano prendere dalle immagini e dalla storia e resistono tutt l'ora e un quarto a bocca aperta praticamente senza fiatare.
Cinema per famiglie, dedicato ai bambini, non annoierà i genitori.
Accettabili le canzoni, non troppo invasive.
Un prodotto medio buono che viene abbinato ad un corto di topolino veramente scatenato e divertente in stile Rosa purpurea del Cairo.

Abbinamento salutistico con un'erboristeria on-line che ha ottimi prodotti e ottimi prezzi (il sabato e la domenica potete trovarla fisicamente al mercatino di Piazza Conca d'Oro).
www.ideacorpo.it






venerdì 3 gennaio 2014

Still life

  • Giovedì 2 gennaio 2014
  • Cinema King di via Fogliano, spettacolo delle 20.25, dopo un botto di trailer e pubblicità



Il passa parola puntuale e sincero sta dando i suoi  frutti e, ridendo e scherzando, Still life lo stanno vedendo proprio tutti. 
Opera di rara delicatezza, lenta di quella lentezza propedeutica alla necessità di conoscere il protagonista con i suoi tempi e le sue modalità,  esente da qualsivoglia melensaggine, Still life richiede allo spettatore una momentanea sospensione della realtà frenetica in cui sopravviviamo per entrare in un mondo diverso, popolato di sfumature molto difficili da decifrare per  l'animo umano.
Un protagonista, Eddie Marsan, perfetto nelle sue sfaccettature di sensibilità, entusiasmo e speranza destinato a rimanere impresso nella memoria. Tra i comprimari alcuni volti noti della british television, Andrew Buchan direttamente da Broadchurch e Joanne Froggatt, la dolce Anne di Downton Abbey, perfetti nella parte, al cinema come in televisione.
Pochissimi accenni di sorriso, più che altro solo un'increspatura delle labbra per alcuni momenti e situazioni che per lo più tendono a sfuggire nella loro quintessenza di emozioni contenute, di vita non vissuta e di sogni nemmeno sognati.
Un film da non perdere per tanti motivi, per il coraggio di aver portato al cinema una storia che è anti-Thor per eccellenza e per aver vinto la sfida ma soprattutto per farci ricordare che esistono sentimenti come la dedizione, la generosità, la compassione, l'onestà che, diciamolo, sono concetti che stanno scomparendo al pari delle foche bianche o del lupo marsicano.
Still life difficilmente vi lascerà uscire dal cinema senza un nodo alla gola ma vi lascerà anche qualcosaltro, cosa non lo so esattamente ma qualcosa di bello.

Oggi vi consiglio un negozio bellissimo di lampade e oggetti provenienti prevalentemente dal marocco e dall'Egitto. L'Argania, in Via dei Cappellari 68, zona Campo de’ Fiori tel 0668392219.
Potete farvi un giro sul sito ma direi che la magia della luce val bene una visita per godere appieno della bellezza di questi oggetti.