giovedì 30 dicembre 2010

Sogno di un prigioniero

Per concludere questo 2010 come di consueto, con il cinquantasettesimo post dell'anno, avrei potuto scegliere uno dei tanti film visti negli ultimi giorni…
L'esplosivo piano di Bazil, La bellezza del somaro, Gli uomini di Dio e altri che in questo momento nemmeno mi vengono in mente….

 

Il Ballestrero però mi ha regalato per Natale il telecomando Apple e si è pure prodigato per sistemarmi il computer in modo che potessi usare Front-row per la gestione multimediale di film, musica e immagini quindi ho deciso per una visione casalinga, avvolta in un plaid.
Decido quindi per “Sogno di un prigioniero” che a me già il fatto che ci sia “sogno” nel titolo mi lascia ben sperare…
Mi trovo di fronte un Gary Cooper giovanissimo ancora quasi privo di quel fascino che avrebbe caratterizzato la maggior parte dei suoi ruoli.
Delizioso l’inizio con le schermaglie dei due bambini (Mary e Gogò), pronti a giurarsi odio per tornare a giocare un secondo dopo, commovente l’addio che sono costretti a dirsi perché separati da eventi tragici.
Anni dopo si rincontreranno senza riconoscersi ma il sentimento di un tempo è rimasto immutato.
Ne succederanno di tutti i colori, anche se il film è in bianco e nero.
Mary nel frattempo si è sposata un duca orrendo che le garantisce l’agio economico, Gogò è un architetto che vive nel ricordo di quell’amore infantile….
Quando il duca si accorge che tra i due è scattato qualcosa si presenta con una pistola e nella colluttazione resta ucciso.
Gary Gogò viene condannato all’ergastolo e da qui in poi sarebbe potuto essere un film processuale in cui un avvocato straordinario pur innamorandosi di Mary, avrebbe potuto far scagionare Gary dall’accusa di omicidio, per poi ritirarsi in buon ordine, in una sorta di Casablanca forense.
Invece no… il tutto prende una piega fantasy in cui i due amanti, divisi dal destino avverso, si incontrano in sogno per almeno 40 anni senza mai invecchiare (mmmhhh devo averlo già sentita da qualche parte sta cosa….). Gary visto che è architetto costruisce pure un castello, così… con la sola “intenzione” (mmmhhhh… architetto.. che costruisce con l’intenzione… boh.. sarà… ma pure questa mi sembra di conoscerla….).
A un certo punto crolla tutto… perché il senso della realtà si fa strada distruggendo il sogno (sì, sì pure questo già visto!).
Vabbè alla fine visto che a parte il sogno esiste pure la realtà Mary muore e poco dopo lui pure fa la stessa fine, però nel sogno (anche se non si vede) se la sono goduta un mondo, anche se non c’era la trottolina.
A parte ciò… molto moderna la concezione di questo spazio onirico in cui costruire una vita meravigliosa ma ancora di più le parole di Mary, che riescono a condurre Gogò lungo il cammino per liberarsi del giogo del subconscio, che subdolamente lega, tiene prigioniero non solo fisicamente ma anche mentalmente l’uomo.
Stiamo parlando di un film del 1935 e nonostante i limiti tecnologici dell’epoca è indubbiamente affascinante la visione del non luogo che sembra vibrare di un’energia totalmente assente da Amabili resti o dal film della trottolina.
Se si è predisposti le lacrime sgorgheranno a fiumi ma con la consapevolezza che l'amore vince ogni cosa...
Un film che incredibilmente risente poco degli oltre 80 anni sul groppone e che si lascia vedere egregiamente con una tazza di Earl Grey bollente in questo fine 2010…






giovedì 23 dicembre 2010

The tourist




Non sapremo mai come è andata veramente la storia delle torri gemelle ma di certo alla radice dell’arruolamento di bravi registi europei negli Stati Uniti c’è un complotto.
Lo scopo di tale complotto è l’abbassamento della qualità al di sotto del minimo standard.
Se già vi siete persi in queste poche righe vuol dire che siete già vittime inconsapevoli, potete procedere oppure questa sera, senza troppi pensieri, dimenticare tutto di fronte al gioco dei pacchi o con chi vuol esser milionario.
Per chi invece si chiede come sia possibile che il regista de Le vite degli altri abbia partorito una simile porcata possiamo parlarne…
Il cinema un tempo era creatività allo stato puro, seppur nel suo intrinseco intrattenimento era necessario che a farlo ci fosse una mente creativa.
E infatti nel passato il Cinema ha conosciuto artisti, esseri eccezionali che hanno innescato scintille dai poteri immensi… il potere di pensare ma forse e soprattutto il potere di sognare.
Cinema come arte e quindi potenzialmente eversivo e pericoloso. Si decide quindi di sabotarlo e le strade sono varie…. Ne segnalo tre: 

  •  Mettere sul mercato film sempre più brutti e inutili in modo da abbassare le aspettative e ridurre l’esperienza della visione a puro passatempo (spostando l’attenzione sul luogo, la multisala, il centro commerciale come orrido luogo di aggregazione sociale) 
  • Cambiare i parametri di godibilità di un film spostando l’attenzione dalla storia (elemento vitale e vivido) di un film alla messa in scena, gli effetti speciali, la velocità forsennata, l’inseguimento, la violenza, la distruzione 
  • Offrire parecchi soldi a registi europei bravi per farli lavorare nella Mecca del cinema e stritolarli nel sistema di cui sopra per annullare ogni velleità artistico/sociale.


Ebbene allo spilungone Florian Henckel von Donnersmarck, rampollo di una famiglia importante e giovane vincitore di un oscar per il miglior film straniero è toccata la terza via… si è venduto al nemico per fare un film che veramente c’è da vergognarsi.
Una sceneggiatura idiota, Depp bolso, gonfio e fuori parte, gli italiani vergognosi… che li vedo gongolanti a riscuotere una parcella coi contro cojoni.
I dialoghi sono da almeno 15 anni di carcere, i vestiti della Jolie sembrano usciti dal tinello di una sartina anni Ottanta che ha imparato a cucire tramite la Scuola Radio Elettra. Insomma una dèbacle totale. Risparmiate tempo e denaro  ma soprattutto il vostro intelletto.
Lo so.. io l’ho visto… e in questo periodo natalizio io mi sento un po’ come un Gesù Cristo che si sacrifica per l’umanità… non fate che il mio sacrificio sia vano….

Volete sapere come finisce The tourist?
Selezionate il seguente testo da qui: Johnny Depp in realtà non è un turista ma proprio il ladro russo che tutti stanno cercando. Che cazzata!
fino a qui!
 

 




Volete vedere qualcosa di veramente diverso? Cercatevi in rete la serie Misfits giunta or ora alla conclusione della seconda stagione... non rimarrete delusi.
Prodotta dal canale inglese E4 dalla Clerkenwell Films che ha le mani in pasta in parecchie produzioni interessanti... Misfits è una serie col botto che in Italia (e pure altrove) ce la sogniamo. Eccessiva, sboccata, divertente, appassionante... è una delle poche cose da vedere di cui si resta contenti!

martedì 14 dicembre 2010

Cyrus


Da parecchi anni il cinema Usa ha diffuso la moda di un cinema antiamericanata che sforna tutta una serie di pellicole dalla maschera indipendente ma che di indipendente non hanno nulla.
C'è  un tipo di pubblico però che potremmo definire antiswarzenegheriano o più sul pezzo antiavatariano che si va a vedere tutti questi filmetti trovandoli gradevoli.
Ma il Sundance, ormai privo di qualsiasi mordente, si è trasformato nell'ennesima fucina di prodotti in serie con storie che sono esclusivamente frammenti di vita per lo più inconcludente. Lo stato di questo "cinema" è deprimente...
Cyrus era candidato a emblema del nulla di cui sopra ma i due fratelli Duplass sono riusciti a farne un film degno di questo nome. Dov'è la differenza tra Cyrus e gli epigoni di uno sbiadito Sundance?
Apparentemente siamo sempre su una sottile linea rossa... Abbiamo un paio di attori conosciuti per interpretazioni "comiche" che si reinventano in una parte da commedia sempre sull'orlo di un qulacosa di più.. c'è Marisa Tomei che appone la sua interpretazione come una madrina capace di dare lustro a qualsiasi boiata...
Non ci sono grandi set... ma allora cos'è che distingue Cyrus dalla marea di insulsaggine fotocopiata che ormai da una quindicina di anni invade i nostri schermi?
Punterei sullo studio dei personaggi che appaiono molto veri anche nelle loro stranezze e ossessioni, sul lavoro di analisi dei sentimenti, sulla mano leggera nel raccontare la storia e anche, perché no, in un finale lieto e conclusivo invece del solito sguardo fisso nel vuoto che lascia presagire l'immobilismo del cineasta prima ancora che dei protagonisti.
Un buon ritmo, l'incursione nelle problematiche delle relazioni tra le persone e la possinilità del loro degenarare, la quasi inevitabilità oggiggiorno della famiglia allargata fanno di questo film tutto un po' marroncino un buon prodotto. Se proprio gli volessi trovare un difetto legato esclusivamente all'aspetto tecnico è la regia à la The Office in cui ogni tanto la telecamera zoomma con un piccolo scatto su un primo piano ma considerato tutto si può passare sopra questo inutile virtuosismo...

Come finisce Cyrus
Se lo vuoi sapere seleziona il seguente testo da qui:
Cyrus dopo aver messo in crisi il rapporto tra sua madre e John si pente e troverà il modo di farli riavvicinare, con la consueta e inquietante capacità manipolatrice. Ma tutto è bene ciò che finisce bene...
fino a qui!

Per chi non la conoscesse la succitata serie The Office, illuminata da un grande Ricky Gervais e replicata con lo stesso titolo negli Usa (ma questa potete lasciarla perdere) è diventata ormai un piccolo grande classico da non perdere!

venerdì 10 dicembre 2010

Potiche

  • Cinema Fiamma, svariati giorni fa....
Ozon è uno di quei registi capace di zampettare tra i generi riuscendo sempre a confezionare opere gradevoli finanche quando il presupposto è esile esile. Potiche, tradotto come "bella statuina" ma che in realtà è un piccolo vaso di porcellana molto fine ma vuoto e che praticamente non serve a nulla è l’epiteto che si vede affibbiare una Catherine Deneuve imbolsita e imbalsamata, moglie figurante di un antipaticissimo Fabrice Luchini. Si ribalteranno i ruoli e “potiche” avrà la sua rivincita.
Abbastanza inverosimile nell’intreccio il film si costruisce su un’ironia velata che viaggia in punta di fioretto sulle rimembranze di un certo cinema francese raffinato e frou-frou.
Il cast riunisce il meglio che la Francia ha saputo dare al cinema sebbene per me la Deneuve abbia sempre e solo avuto una sola espressione, che il soprannome di potiche le sta proprio bene.
Sul Depardieu ormai cronicamente appesantito svetta Luchini, che non ha mai sbagliato un colpo.
Grandissima cura dei dettagli tra abbigliamento e arredamento che sembra di stare in Mad men. Incoraggiante l’auspicio del “padrone illuminato” e del risveglio della donna.
Un film molto carino ma che se fosse stato girato trent’anni fa sarebbe stato un capolavoro!
Ecco... per chi ancora non fosse dipendente da Mad men si suggerisce di approcciarsi a questa splendida serie arrivata alla quarta stagione. Grande cinema sul piccolo schermo, siamo ad altissimi livelli. E poi Don Draper è fico e le donne hanno abiti splendidi. Da non perdere....

lunedì 6 dicembre 2010

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni

  • Folgorata sulla via di Damasco da questo orrido Woody Allen che sconsiglio apertamente posticipo la recensione di Potiche che per altro è un film gradevole e carino!
  • Cinema Embassy di Via Stoppani, pubblico d'età alle sei del pomeriggio
 

Uno dei punti più bassi toccati da Woody Allen da quando ha perso totalmente la sua vena creativa e si esprime esclusivamente attraverso una mera ripetizione di schemi, cast calibrati e inutilità varia.
Il buongiorno si vede dal mattino con la musichetta anni quaranta che Allen (come Renzo Arbore) si ostina a piazzare ovunque, un logo stantio e posticcio che vorrebbe farci ricordare fasti oramai dimenticati.
Poi l’orrida voce narrante che ci avverte furbescamente… la vita non significa nulla.
Si scomoda addirittura Shakespeare per giustificare una tale idiozia e mettere le mani avanti per giustificare l’assenza di significato nel film stesso.
L’orrida voce poi sarà un espediente lungo tutto il film per raccontare didascalicamente ogni snodo che il regista (addio Maestro..!), si è dimenticato di girare.
Uno sbiadito Anthony Hopkins si invaghisce di una simil Lady Gaga, uno zoccolone che gli dilapida il patrimonio. Naomi Watts litiga con la madre perché non le da i soldi  per aprire una galleria d’arte. Il faccia da cretino Brolin ruba un romanzo che lo possa portare al successo (economico).
Alla base di tutti i rapporti sembra non esserci più spazio per i sentimenti ma solo per i soldi.
Tutti conducono vite al di sopra delle loro possibilità economiche, vite vendute senza un minimo di passione.
Non dubito che sia così ma Allen dimentica di farci vedere cosa succede un momento prima di addormentarsi, quando spesso e volentieri in un impeto di realtà svelata capita che la consapevolezza ci faccia visita e non ci faccia prender sonno.
Resta tutto in superficie questo esercizio di stile in cui sono tutti bravi ma anche molto inutili.
Spero che l’anno prossimo Allen ci risparmi il suo cinepattone d’autore e magari si dedichi al clarinetto di arboriana memoria.

Rispolveriamo l'opera di Allen dagli esordi fino al suo ultimo film alleniano "Harry a pezzi".. tutto il resto si può dimenticare in quanto già visto, stantio, ripetitivo e inconcludente....

lunedì 29 novembre 2010

Maschi contro femmine

  • Qualche giorno fa al cinema Antares di Viale Adriatico, di pomeriggio, almeno pagati solo 10 euri in due.
  • In sala 4 persone totali
Fausto Brizzi si ispira al nulla di Federico Moccia e si candida a Vanzina patinato del secondo decennio del 2000.
Il cinema italiano ridotto a format, appena un gradino più su di Boldi & company, mancano i rutti ma i "cazzo" e i "frocio" volano a frotte.
Prendi, dati alla mano, quegli attori che tirano di più tra cinema  e televisione, assembla un determinato numero di sketch senza pensare ad una sceneggiatura compiuta, aggiungi tre o quattro stereotipi qua e là, frulla tutto e vomita su uno schermo, sarà uno dei film più visti della stagione.
Montaggio imbarazzante e ritmo rallentato ma con le necessarie inquadrature dedicate a culi e tette che focalizzano l’interesse degli spettatori maschi. Le femmine invece si potranno identificare in Carla Signoris alle prese con le corna, depressione, toy boy e rigurgiti di autostima perduta. Non manca l’accenno lesbo e anche un bacio per sbaglio tra uomini (che si sa… son sempre i più repressi e hanno bisogno di sbagliarsi per finire l’uno nelle braccia dell’altro).
La cosa più triste è che questa perla avrà un seguito che probabilmente sarà anche peggio.
Una giostra grottesca in cui mancava solo una Sandrelli novella vedova inconsolabile che incoraggiata dai figli a iscriversi a facebook ritrova il primo amore di scuola con il quale scopre le gioie del sesso virtuale.
È vero che lo standard di qualità del cinema italiano è in caduta libera ma possibile che non ci sia un regista capace di fare un film anche solo semplicemente carino?

Volete sapere come finisce Maschi contro femmine? Selezionate il seguente testo da qui:
Carla Signoris cede alle lusinghe di Cederna, Nicolas Vaporidis rinuncia alla pseudo lesbica per mantenere l'amicizia con la toscotettona, la Cortellesi e Preziosi si mettono insieme, Fabio De Luigi torna a casa con la coda tra le gambe (uno degli episodi peggiori  del film).
a qui!

Di fronte a tali puttanate non si può che recuperare qualche pellicola decente in cui la schermaglia tra "maschi" e "femmine" sia trattata un filimo meglio di questa grossolana pantomima. Proporrei di ripescare Ero uno sposo di guerra, di Howard Hawks. Ma volendo anche Venere e il professore e l'intramontabile Gli uomini preferiscono le bionde.
Cazzo... si studi prima di fare certe schifezze!

giovedì 11 novembre 2010

The social Network


La storia di Facebook secondo David Fincher che secondo me ha fatto un unico bel film ovvero Seven e con tutti gli altri ha vissuto di rendita.
La nuova opera, con un cast inutile nel quale spicca per consueta inettitudine Justin Timberlake, poco ha da offrire a livello cinematografico. Si cavalca l'onda del successo del social network e se ne racconta la storia, romanzata oppure no ma comunque come se fosse un TVmovie qualsiasi.
E' quasi fastidioso come veniamo proiettati nella Facoltà di Harward ocn questa massa di nerds di cui non sappiamo nulla a parte il fatto che sono dei disadattati. Il protagonista, che programma da dio ma sembra lobotomizzato, ispira un'antipatia irresistibile e gli altri non sono da meno, tanto che alla fine ti viene una voglia quasi incontenibile di cancellare l'account FB al solo pensiero di arricchire un cretino del genere.
Visto un paio di giorni fa già scemano i ricordi. Non dico non si possa guardare ma è di un piattume  fastidioso. Le vicende sono telefonate e dopo un po' non se può più di questi idiot savant che comunicano tra loro per equazioni e algoritmi ma sono totalmente incapaci di relazionarsi ad una ragazza.
The social network non diverte, non incuriosisce, non aggiunge, non toglie se ne sta solo lì in attesa di passare su Italia 1.
Molto meglio perdere tempo su Facebook che vedendo il film.

Vuoi sapere come finisce The social network?
Seleziona il seguente testo da qui:
A Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook gli tocca di pagare un botto di milioni di dollari a un suo collaboratore escluso ingiustamente dal progetto e a due gemelli ai quali ha fottuto l'idea.
E' uno sfigto ma è anche il più giovane miliardario del mondo, bella consolazione... sempre sfigato resta!
fino qui!
Molto più carino, arguto e divertente The big bang theory se vogliamo dare un'occhiata alla vita di un gruppo di nerds americani... ovviamente in lingua originale!

martedì 9 novembre 2010

The killer inside me




Film di rara bruttezza ma che suo malgrado troverà una schiera di estimatori soprattutto nel pubblico maschile. La presenza di Jessica Alba  e di una Kate Hudson in versione bruna e con le curve ammorbidite ma più che altro entrambi i loro fondoschiena più volte esibiti per offrirsi alla pratica dello spank, temo che faranno diventare questo orrido filmetto un piccolo cult nell’ambito del casalingo inquieto… colui che noiosamente ammogliato non ha nemmeno la chance di godersi un bel porno in santa pace e quindi deve accontentarsi di quelle pellicole che furbescamente concedono qualche trasgressione in più.
Inaccettabile Casey Affleck, doppiamente fastidioso nel suo biascicare incomprensibile e nell’essere fratello di Ben. Incomprensibile come una tale nullità possa fare colpo sulle due protagoniste… Psicologia totalmente vacante, personaggi ritagliati come figurine di carta totalmente privi di spessore: Ancora una volta dobbiamo accontentarci di vaghi accenni accenni ad un’infanzia di pseudo abusi sessuali, questa volta da parte di madre, per far quadrare il cerchio della follia omicida.
Ma questo sarebbe niente se l’epilogo non lasciasse lo spettatore nello sconcerto più totale…
Sconsigliatissimo.

Come finisce The Killer inside me
Se lo vuoi sapere seleziona il seguente testo da qui:
Dunque lo psicopatico protagonista  commette una serie di omicidi immotivati, lasciando una lunga scia di sangue dietro di sè. L'unica testimone che potrebbe inchiodarlo è morta.
Ed è grazie a questa morte che lui può perettersi di agire indusrbato e di continuare le sue malefatte, nonostante qualcuno cominci ad avere dei sospetti.
Alla fine però scopriamo che la testimone non è morta...
E allora mi chiedo... ma perché cazzo non l'hanno arrestato subito invece di fargli ammazzare tutta quella gente. E soprattutto perché gli avevano detto che era morta?
Ma che cazzo di film....
Fino qui!

Abbinamento
Abbinamento televisivo che sarà di gradimento a tutti coloro che hanno apprezzato oltremodo le scenette tra Affleck, Alba e Hudson... Guardatevi Nip/Tuck... I dottori Sean McNamara e Christian Troy ve ne faranno vedere delle belle per sette lunghe stagioni...

lunedì 8 novembre 2010

L'illusionista

  • Domenica 7 novembre 2010, Cinema Mignon di Via Velletri
  • Sala piccola discretamente piena

Un film del tutto visivo al quale si assiste affascinati da quadri che scorrono restituendo immagini suggestive e malinconiche, capaci di restituire ambienti, paesaggi e personaggi senza bisogno di parole.
Lasciate i bambini a casa però, che di certo rimarranno delusi, abituati come sono a ben altri ritmi frenetici.
Il soggetto di Jacques Tati (e io sono dell'opinione che c'è sempre un motivo se non è stato portato in scena all'epoca) è piuttosto tristo e lungi dall'essere delicato come potrebbe apparire ad un primo sguardo.
Artista squattrinato si ritrova a prendersi cura di ragazzetta incapace di comprendere le difficoltà materiali ma bravissima a pretendere abiti e accessori all'ultima moda. Io l'avrei presa a sberle.
Quando finalmente troverà l'amore questo paterno pigmalione la lascerà al suo destino, non senza, secondo me, aver tirato un sospiro di sollievo.
Di contorno personaggi sul baratro tra chi tenta il suicidio e chi si riduce all'accattonaggio.
Non ci si annoia ma nemmeno si esulta per il risultato complessivo.
Il cinema deve funzionare come tale e non solo per le immagini o per il ricordo di Tati.

Abbinamento cinematografico con l'opera completa di Hayao Miyazaki che riesce ad animare le sue creature con una grazia e una fantasia fuori dal comune...

domenica 31 ottobre 2010

Salt


Seguo Angelina Jolie dai tempi di Hackers, ai suoi esordi cinematografici.
Avevo previsto il suo successo che però si è concretizzato più sul gossip che sul lato artistico, se non fosse per la benedizione impartitale da Clint Eastwood...

Salt comunque non è poi così indegno e va premiata almeno l'idea di giustificare l'espressione monolitica di Angelina con il fatto che è una spia russa super addestrata. L'impeto patriottico e spionistico non tiene conto della perestrojka ma tant'è e noi ci becchiamo il film così come arriva sugli schermi.
Il nodo della trama non è malvagio ma l'infarcitura posticcia e vista milioni di volte di inseguimenti, combattimenti e esplosioni ripiombano inesorabilmente il film nel genere à la mission impossible ma totalmente spogliato da una qualasisi, seppur finta, ironia.
Insomma ordinaria amministrazione in cui nemmeno si gode appieno della bellezza della protagonista, sempre con tailleur sciatti e gualciti o stare ore qui a parlare del perché  Angelina sceglie dei copioni uno più sgangherato dell'altro o del perché non riesce a trovare una pettinatura che valorizzi il suo viso, cosa che invece è perfettamente riuscita a Jennifer Aniston.... Ma si sa.. non si può avere tutto dalla vita....

Abbinamento televisivo con l'ormai terminata serie Battlestar Galactica, che ha completamente rivoluzionato le mie classifiche personali dei serial di fantascienza, sbaragliando Star Trek The Next Generation dal primo posto. Sono solo 4 stagioni quindi, su, non è proprio difficile spararsela in queste prime sere piovose dell'autunno. Personaggi con in fiocchi e capovolgimenti psicologici da paura! Datemi retta.....

martedì 19 ottobre 2010

Passione

  • Cinema Fiamma in Via Bissolati, lunedì 18 ottobre 2010

Anteprima capitolina per Passione di John Turturro. Il cinema Fiamma è pieno di giornalisti che origliare è un piacere… “Tesoro… sei bellissima… Ti sei truccata???”, “Incredibile... Ci sta tanta gente, ci sono proprio tutti…”.
E in effetti c’ero anche io, grazie all’anteprima FilmTV!
John, in persona, gessato da guappo e cravatta dell’Upim, presenta il film con un italiano da studente volenteroso e una valanga interminabile di ringraziamenti.
La Passione si respira immediatamente ed è un filo conduttore emotivo trascinante. La musica di Napoli scorre insieme alle immagini senza soluzione di continuità in un vortice di interpretazioni fatte col cuore e con la carne. Scelta interessante quella di guardare alla città senza nessuna retorica e tralasciando volutamente ogni immagine da cartolina per tratteggiarne più che i contorni le pieghe nascoste, sempre in bilico tra Ciprì e Maresco.
Si susseguono tanti artisti, gli Avion Travel, Massimo Ranieri, Lina Sastri, Fiorello, Pietra Montercorvino, James Senese e Beppe Barra in una performance della Tamurriata nera entusiasmante. E, pure senza essere appassionata di musica napoletana, il primo pensiero è l’acquisto della colonna sonora.
Un bel documentario capace di fotografare l’anima e il corpo ma soprattutto il cuore pagano e pulsante della città che scandisce il ritmo, esorcizza tutti i mali e aiuta a vivere.
Un’occasione per sbirciare al di là del luogo comune, per abbandonarsi alla malìa di Napoli… capace di farti venire la voglia di cantare e di ballare.
Tiè... e c'è pure scappata la foto con John! Quanto siamo carucci eh?!
E ora la legenda, da sinistra a destra... The delicious Bedlam's wife, Bedlam in person, The Director John Turturro, The Cinefilante.
Photo made by the Ballestrero.
Che posso dire? Simpatico fare la foto con John... ma che onore farla con Bedlam il genio!

Se volete sapere come finisce Passione selezionate il seguente testo in bianco da qui:
Ma dico? Siete strani eh?! E' un documentario... come volete che finisca????


Fino a qui!

Abbinamento
Senza alcun dubbio si corra a comprare la colonna sonora del film!

lunedì 18 ottobre 2010

Adèle e l’enigma del faraone

  • Domenica 17 ottobre 2010 in buona compagnia! :-)
  • Cinema Doria, Via Andrea Doria, 52 -  Tel. 0639 721 446
Il trailer non prometteva niente di buono se non un circo di quarta categoria ma nella mia immensa apertura mentale, quando mi hanno proposto di andarlo a vedere, non mi sono tirata indietro…
E così ho ripercorso tutta la carriera di Besson che negli anni 80 fu una fulgida stella oserei dire quasi pretarantiniana per quel gusto tutto suo di stravolgere i canoni precostituiti...
Ho ricordato con affetto il debutto in bianco e nero con il suo feticcio Jean Reno…. La celebrazione di Greystoke in Subway, la visione de Le grand bleu al Gaumont Parnasse di Parigi… Nikita e il suo prequel ideale Lèon… insomma come si fa a dire di no a Luc Besson?

Ebbene fin dall’inizio Adèle ti rapisce con una scenografia pazzesca, dei costumi meravigliosi e con dei personaggi che sembrano rubati a Delicatessen. L’azione è bella tesa e senza alcun ausilio di roboanti effetti speciali si snoda per tutto il tempo sul filo di un’ironia capace di strappare più di una risata.
La protagonista, una perfetta Louise Bourgoin, sensuale al punto giusto ma con anche il piglio dell’eroina senza paura, è divertente e capace.
Perfetti i comprimari, tutti caratterizzati con profonda attenzione. La storia si svolge senza intoppi tra derive fantasy ma sono i quadretti che compongono le varie scene a tratteggiare momenti spassosi… Irresistibile lo scarica barile dell’indagine tra i vari responsabili della legge, i travestimenti di Adèle, la partita a tennis, la mummia riportata in vita e ancora le mummie resuscitate al Louvre.
Si esce soddisfatti, una volta tanto senza quella fastidiosa sensazione di essere stati presi per i fondelli, e con la voglia di indossare un bustino con le stringhe.

Il finale
Se vuoi sapere come finisce Adèle e l’enigma del faraone selezione il seguente testo da qui
Adèle dopo essere riuscita a guarire la sorella dall’incidente riparte per uno dei suoi viaggi intorno al mondo a caccia di avventure. Si imbarca su un transatlantico e due loschi figuri assoldati da un suo nemico la tengono d’occhio… La scena finale ci rivela il nome della nave: Titanic!
Finale aperto dunque… Ci sarà un seguito? Di sicuro Adèle riuscirà a salvarsi anche dall’impatto con l’iceberg!
Fino a qui!

venerdì 15 ottobre 2010

Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives

  • Ripubblico la pregevole rece di questo film orrendo visto in anteprima, rileggendola credo di essere stata troppo buona....
  •  Lunedì 7 giugno 2010 Cinema Nuovo Sacher, Rassegna "Canne a Roma" (magari..)
Viene presentato a Roma privo del manualetto di istruzioni Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives ma noi non ci facciamo impaurire… Arriviamo al Nuovo Sacher, c’è la fila per fare i biglietti e quella per entrare… Il pubblico è quello un po’ alternativo radical chic delle occasioni speciali… tanti caftani, sandali in cuoio rigorosamente senza tacco, trucco leggero con i colori della terra… Ciao cara, ciao caro… eppure tentano comunque di passarti avanti come ragazzotti del tufello che sgomitano per entrare in discoteca.
Inizia il film, “Che dio ce la mandi buona…” sussurro.
Di fronte alle immagini iniziali si cerca di mantenere un contegno… “Vabbè dai.. è un film tailandese…”. Per i primi quaranta minuti cerco di guardare il film con passione, del resto si dovrebbe parlare di vite precedenti… pane per i miei denti! Ma niente… c’è un fantasma che si materializza una sera a cena, poco dopo arriva un figlio scomparso che essendosi accoppiato con una scimmia fantasma si è tramutato anche lui in codesta creatura pelosa… E questo è tutto… dal niente una principessa si tuffa in un lago e si fa trombare da un pesce. Quale sottile metafora… farsi trombare da un pesce… Poi vanno tutti in una grotta.. sproloquiano un po’… scorrono dei fermo immagine sempre con queste scimmie pelose… poi il protagonista crepa, si fa un funerale, c’è un monaco che non vuole fare il monaco… si fa la doccia, poi vede un suo doppio ma va a magiarsi un hamburger. Ecco ho spoilerato... Ho raccontato tutto il film.. spero di non avervi rovinato la "sorpresa"...
Non so se si è capito… ma questo film è di una bruttezza indicibile, noioso all’inverosimile… io quando mi trovo in queste situazioni mi concentro su pensieri concreti per non precipitare nella vacua inconcludenza dei premi festivalieri. Dietro a noi una signora si lascia andare ad un commento: “Nessun senso alcuno…”.
Avrei voglia di girarmi e dire la mia… lo faccio ora:
Da dove inizio?
Questo film è brutto… ma come cazzo hanno anche solo pensato di selezionarlo a Cannes, figuriamoci di premiarlo… Vado oltre… mi chiedo a questo punto se ha un qualche senso che a giudicare i film in concorso siano addetti ai lavori, registi e attori in particolare. Siamo nella follia… Impossibile trovare una sola qualità per cui Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives abbia vinto la sessantatreesima edizione del Festival di Cannes.
Noi invece siamo a “Cannes a Roma” ribattezzata “Canne a Roma”… una rassegna dove evidentemente Tim Burton e Giovanna Mezzogiorno fanno uso di sostanze psicotrope… Il film è un bad trip e come tale io lo affronto. Pensare sempre che non sarà per sempre… che prima o poi finirà… Niente panico… Ma cazzarola sto film non finiva mai… un’ora e quaranta di martellamento lento e incessante, roba da prendere per il bavero Nanni Moretti (anche se non c’entra niente) e dirgli “Ah stronzo… Aridacce i sordi”, così solo per sfogare il malessere di essersi fatti trombare senza ritegno e non da un pesce.
L'abbinamento non può che essere cinematofrafico... se proprio volete abbandonarvi a i piaceri del cinema orientale.. rimanete concentrati su film come Thirst di Park Chan-wook oppure su In the mood for love di Wong Kar-wai... Il primo vira ad un horror che ve lo sognate, il secondo è uno splendido film d'amore..

martedì 12 ottobre 2010

The Town


L’eclettico Ben Affleck, attore, regista e sceneggiatore alla sua seconda regia non ci regala niente di eclatante.
Qui a onor del vero potrebbe concludersi la recensione… perché sprecare tempo per parlare di the town? Storia trita e ritrita, personaggi da anello mancante tra uomo e scimmia che riscoprono i sentimenti, una direttrice di banca bona che lascia il lavoro per piantare bulbi.
Sia chiaro... la messa in scena non fa proprio schifo ma ci mancherebbe pure altro…
Dando per scontato che chi si mette dietro una macchina da presa sappia concepire il quadro generale eccetera eccetera... il problema resta quello di una storia senza alcun mordente…
E poi c'è un problema a monte in questo film... la faccia da scemo di Ben Affleck... Pensate che per non metterla sui cartelloni gli hanno fatto mettere una maschera come in Point Break...
Detto ciò vi lascio con la nuova consuetudine del finale da leggere per chi è curioso di conoscerlo senza aver visto il film oppure per chi ha visto il film e non lo ha capito…

Come finisce the town
Per conoscere il finale selezionare il seguente testo
Ben Affleck vorrebbe abbandonare la vita di ladro criminale per fuggire con la donna conosciuta durante la rapina e con cui ha intrecciato una relazione amorosa. Il suo committente però gli commissiona un ultimo furto minacciandolo di fare fuori la donna se lui si rifiuta.
Il colpo però va a finire malissimo, Ben se la cava, uccide il committente, fugge non si sa dove e lascia tutti i soldi alla donna con un biglietto in cui le dice che prima o poi si rivedranno.
Ecco… io avrei preso i soldi sarei fuggita alle Bahamas e tanti saluti a quel bamboccione di Ben Affleck. Lei invece probabilmente lo aspetterà!
Fino qui!

Abbinamento
Considerata l'espressività di Ben Affleck mi verrebbe voglia di abbinare questo film alle patate di Avezzano.. ma poi farei un torto a queste ottime patate abbruzzesi, quindi mi assesterei sul consigliare di rispolverare qualche bel film di rapine dove ci sia almeno un minimo di suspance... nel citare nuovamente il caposaldo Point Break...  consiglierei "Due sporche carogne" (titolo originale Adieu l'ami) del 1968. Un film francese di Jean Herman con due interpreti di eccezione: Alain Delon e Charles Bronson. Un film che a me è sempre piaciuto tanto! ...e quanto era bello Alain... altro che Ben!

martedì 5 ottobre 2010

La solitudine dei numeri primi

  • Cinema Admiral o King... nemmeno me lo ricordo...

Visto qualche settimana e mentre il ricordo già sta svanendo mi accingo a parlarne…
Non vorrei sembrare la solita vecchia in fila alle Poste che inveisce su Berlusconi, colpevole finanche della sciatica che l’attanaglia… però ai miei tempi c’erano dei film che li vedevi e li rivedevi, che ti stregavano per la capacità di raccontarti ogni volta qualcosa di nuovo eppure sempre diverso.
La solitudine dei numeri primi è uno di quei film che francamente non mi salterebbe mai in testa di rivedere, noioso, troppo lungo e con una serie infinita di tempi morti.
Il libro non l’ho letto.. non leggo mai questi best-seller/casi letterari che fanno bella mostra in libreria, che te ne trovi almeno due o tre copie sotto l’albero a Natale, che dopo averli letti dici sempre la stessa cosa: “bello, bello, una lettura scorrevole….”, senza neanche sapere bene il perché. Belle confezioni, ben pubblicizzate e presentate col fascino di un chilo di carote nel banco frigo del supermercato. Le compri perché le carote dove le metti stanno, un paio à julienne nell’insalata, due o tre a tocchetti nel minestrone e, se proprio quel giorno ti salta il ghiribizzo, ci aggiungi patate, piselli e maionese ed esce fuori una bella insalata russa.
Insomma le carote le compri senza neanche chiederti il perché ma poi tanto le usi e oltretutto si conservano per un sacco di tempo in frigo.
Ma parliamo del film… costruito su vite profondamente avviluppate ai sensi di colpa, come pilastri imprescindibili di psicologie immobili e tendenti all'autistico. Incapacità cronica di vivere, nell'accezione di progredire, andare avanti... masochismi estremi di solitudini e ferite autoinflitte in cui si sceglie di indugiare nel capovolgimento dei valori emotivi.
Possibile solo nella chiusura della cintura montana che avvinghia Torino... a Roma sarebbe stato tutto un fiorire di malimortaccitua e pacche sulle spalle…
La Rochwacher magrissima e col trucco a panda, l’altro nemmeno pervenuto. Cronologia destrutturata, che sia maledetto Tarantino! Basta, basta… veramente… Che qualcuno dimostri di saper fare un film raccontando una storia dall’inizio alla fine senza ingarbugliare tutto, cosa che a me sembra più un espediente da quattro soldi per dare un falso movimento a vicende stantie.
Colonna sonora ammiccante... sfido chiunque a non eccitarsi sulle note di Yes Sir I can boogie all night long delle Baccarat... che poi mi sa pure che che quel "boogie" ha un doppio senso...
Un film che punta ad un estetismo anni Settanta d’alto bordo senza averne la carica epocale.
E ora… visto che moltissimi accessi al mio blog avvengono perché esiste una miriade di persone che cerca “Come finisce il dubbio?”, “Come finisce Inception?”, “Come finisce Fish Tank?”… ho deciso di inaugurare la minirubrica fissa “Come finisce…”

Come finisce la solitudine dei numeri primi?
Se vuoi saperlo seleziona il seguente testo scritto in bianco!
Alice, dopo un matrimonio fallito, ci arintuzzica e cerca Mattia divenuto stimato ricercatore in Germania. Lui accorre ma ancora una volta non riesce ad esprimere nulla tranne un imbarazzante silenzio quindi fugge via. Alice lo rincorre e lo trova seduto con lo sguardo perso nel vuoto su quella panchina dove da bambino aveva abbandonato la sorellina segnando tragicamente il destino di entrambi. Alice capisce che deve essere lei a fare il primo passo altrimenti sto mammocchione non si deciderà mai… quindi finalmente gli mette una mano sul… sulla spalla… che pensavate? E forse insieme avranno una speranza di essere felici (io ci credo poco che tra tutti e due fanno un quadretto..)….
Fino qui!

Abbinamento
Suggerimento cinematografico… recuperate Il romanzo di Mildred un bel drammone con Joan Crawford del 1945 diretto da Michael Curtiz. Il soggetto del film è tratto da un romanzo di James M. Cai, che voglio dire.... è quello del postino che suona sempre due volte, della fiamma del peccato and so on. Insomma uno che sapeva scrivere....  Non solo è un filmone come non ne fanno più ma presto io e il Ballestrero lo includeremo in una delle nostre serate Cineclub! Buona visione

lunedì 4 ottobre 2010

The last air bender

  • Cinema Arlecchino di Trapani... Via Marconi, 12 Telefono 0923 554 520
    per arrivarci dal centro.. chilometri a piedi...

Delusione annunciata per questo film tratto dall'ennesimo videogioco, questa volta con spunti New-age.
In the last air bender c'è tutto quello che non si vorrebbe mai vedere sullo schermo... bambini saggi come il Dalai Lama, arti marziali a profusione e le scene raccontate da una voce narrante e didascalica che tradisce l'incapacità di conferire fluidità e senso compiuto alla storia. 3D non pervenuto ma questa ormai sembra la regola oltre che la trovata più remunerativa del decennio!
Dio santo, poi mi sono detta quando ho visto la creatura pelosa.... Allora non è passato un solo giorno dalla Storia Infinita... Il terribile cagnone di pezza che vola torna a distanza di vent'anni come se niente fosse... Altro segno tristemente premonitore di un revival degli anni Ottanta che sembra approssimarsi sempre più inesorabilmente.
Interpreti multi etnici e costumi che se la giocano tra l'estremo oriente e Venezia fanno da sfondo alla dominazione dei quattro elementi. E ad un certo punto ci sono anche i pesci come nello Zio che ricorda le vite precedenti...
Il film alla fine risulta essere un primo puntatone per un pubblico preadolescenziale in crisi da astinenza da Harry Potter e Il Signore degli Anelli...
Non appassiona, non crea tensione ma magari sti ragazzi impareranno che cosa è la meditazione...
M'hai detto gnente!

Per riprendersi da una tale visione un buon ristorante nel centro storico di Trapani, la Bettolaccia via gen. Enrico Fardella, 23/25 Trapani  tel 0923 21695. Cucina sincera, ingredienti freschi e gustosi, ambiente informale con stile, grande disponibilità del proprietario... Non rimarrete delusi, nemmeno sui dolci!

domenica 3 ottobre 2010

La passione

  • Ancora Cinema Diana a Trapani, questa volta grande affluenza di pubblico per l'ultimo film di Mazzacurati....

Spunti affastellati malamente, personaggi caricaturali abozzati con l'accetta.
Sceneggiatura incerta e zoppicante, incapace di tirare le fila di un mosaico disordinato e inconcludente.
Teatrino senza senso che prelude ad una messa in scena della Passione senza il necessario spessore.
Cast stratosferico sotto utilizzato e allo sbaraglio.
Orlando che rifà per l'ennesima volta sé stesso in un'interpretazione totalmente mancante di empatia...
Gli attori sembrano tutti lasciati liberi di impersonare il loro aspetti peggiori e stereotipati... La Paiato fa teatro, Guzzanti fa sempre "Avanzi", Messeri il solito toscanaccio perennemente incazzato.
Un film inutile di cui non si sentiva la mancanza o la necessità. Un'evidente involuzione registica.
E poi basta con il cinema nel cinema...
Ma è proprio così difficile trovare una storia decente???

Trattandosi sempre di trasferta sicula segnalo la pizzeria Aleci, Viale Duca d'Aosta, 13 tel. 0923 547176 Trapani.
Questa pizzeria è famosa per il suo menu essenziale... pizza e... patate... precisamente le celebri patate vastase... una cosa che rasenta la libidine pura. Cotte nel forno a legna con mozzarella, cipolla, pomodoro... Una specialità assolutamente imperdibile!

giovedì 30 settembre 2010

Somewhere

  •  Cinema Royal di Trapani
    Via Giovanni Battista Fardella, 116 Telefono: 092 329 221


Nell'esprimere un'opinione su un film bisognerebbe sempre tenere conto del tempo che abbiamo impegnato nella visione e di come quel tempo si sia passato.
Somewhere è noioso e senza brio ad iniziare dai due protagonisti, un redidivo Stephen Dorf, di cui si ricorda solo la performance come Beatles sfigato e perduto e Elle Fanning, sorella minore dell'ormai cresciuta Dakota che altrimenti si sarebbe accaparrata il ruolo...
Sono fantastiche queste famiglie americane che sfornano intere generazioni di mini divi con la data di scadenza adolescenziale da sostituire all'abbisogna!
Lo spunto è presto detto: divo privo di senso ultimo si trascina (ma nemmeno poi troppo) in una routine di superficialità. Gli capita tra capo e collo la figlia, vanno in Italia a ritirare un premio, l'accompagna al campeggio e e ne va non si sa dove.
Emozioni raggelate e meglio ancora non pervenute, non generate, manca l'"inception" dello stato emotivo.
Non scopriamo nulla, non ci sono sviluppi, rivelazioni, non c'è nulla di nulla.
Un arco di tempo in cui si susseguono degli avvenimenti di nessun interesse durante i quali la Coppola ne approfitta per indugiare con la telecamera sulla ragazzina bionda, cogliendone, rapita, ogni spontaneità.
Alla bambina andrebbe insegnata l'educazione che non si sta con i piedi sul divano ma del resto si capisce che, tra la madre e il padre, non deve aver ricevuto grandi stimoli.
La parentesi italiana è un siparietto indecente e inaccettabile in cui la necessità di dar da mangiare ad un manipolo di macchiette nostrane si comcretizza in un circo di periferia.
Quello che spiace è che la partecipazione seppur fortuita ad un film del genere leggittima la dicitura di "attore/attrice" a personaggi come Simona Ventura, Valeria Marini, Giorgia Surina ecc.
Somewhere ha vinto a Venezia. Ci si chiedeva il perché.... Beh... un festival del cinema fatto da cineasti per i cineasti... come non dar seguito alla pippa mentale registica così incoraggiata da uno dei suoi più grandi teorici e sostenitori: Mr. Quentin Tarantino.
Cosa ci si poteva aspettare di diverso?
Che ci fosse una storia? Una sceneggiatura addirittura? Una grande prova attoriale?
Ma scherziamo?
Vuoi mettere come è più comoda e discreta la pippa?

tel 092327465

martedì 28 settembre 2010

Inception

  • Trapani, Cinema Diana, Via dei Mille.
  • Il cinefilante in vacanza sicula Vi prospetta ben 4 stroncature di cui Inception e solo la prima... seguiranno Somewhere, La passione (ohibò!), L'ultimo dominatore dell'aria.
  • Rimanete sintonizzati! 


Il sogno è materia delicata, impalpabile eppur possente nella sua capacità di ri/sorgere dai meandri più oscuri della nostra essenza portando con sé dubbi e certezze più reali che nello stato di veglia.
Argomento affascinante, immenso e dalle infinite spire che Nolan aggredisce esclusivamente dal punto di vista tecnico, senza minimamente penetrare il mistero della dimensione onirica.

Inception arriva sugli schermi corredato da un manualetto esplicativo dei vari livelli, ad uso e consumo dello spettatore  medio... Colui che concepisce il fantastico  solo come inseguimento rocambolesco o esplosione apocalittica....
Lo spettatore da centro commerciale, con il secchiello maxi di pop-corn e il cellulare rigorosamente acceso durante la proiezione.
Ebbene questo spettatore sarà soddisfatto, ritroverà tutto ciò che ha visto negli ultimi 10 anni, ad iniziare dall'insuperato Matrix con tutte le successive involuzioni.
Non c'è teoria in Inception, non c'è dubbio, non c'è INCEPTION... Ed è pure mendace perché vuole farci credere che per instillare un'idea sia necessario penetrare tre (o quattro) livelli di sogno, quando invece basta passare un paio d'ore al giorno davanti alla TV.
Cast arraffazzonato e per lo più già dimenticato...

Di Caprio insiste nel mal riuscito tentativo di dimostrare l'età che ha... Juno, peggio mi sento, è una nana che difficilmente potrà interpretare ruoli da adulta... Tutti gli altri ridotti a camei di nessuna importanza.
Grande occasione mancata ma soprattutto grande mistificazione del genere.
Spogliato totalmente del fantastico in realtà Inception si spaccia per tale.
Allora Mr. Nobody è un capolavoro e forse la sua colpa è solo quella di non avere il manualetto....

Abbianmento ad un luogo... San Giuliano, bella spiaggia trapanese dove c'è il chiosco di Nino, ex campione di palla a mano e punto di riferimento della movida marina estiva. Saprà deliziarvi con i suoi panini i suoi cocktail ma soprattutto con la sua simpatia e il suo straripante entusiasmo!

domenica 19 settembre 2010

L'americano

 

  • Cinema Admiral di PIazza Verbano, in sala poche file dietro di noi dopo dieci minuti di film si sente un'esclamazione: "Ahhhh ma questo è George Clooney!"...
    Bravo! L'hai riconosciuto!


Un killer americano deve sparire per qualche tempo… in genere in questi casi si va in Messico ma lui no, va in Abruzzo. Il killer, silenzioso e carico di un passato dove non c’è spazio per la necessità dei sentimenti, è George Clooney, un fico della Madonna che è come il vino bono, invecchiando migliora. In uno scenario molto anni Settanta, dove si usano le cabine telefoniche e invece dei fucili elettronici si recuperà la manualità del costruttore d’armi artigiano, il testimonial del Nespresso se ne va in giro con una macchina scacciafighe e diventa amico dell’invadente parroco del paese.
Tra vicoli quasi scavati nella pietra e la tundra abruzzese il regista si concede riprese aeree di tornanti montani, quasi a voler delineare le geometrie dell’animo. E dopo questa frase molto poetica e sentita mi dedico a demolire (qualora ce ne fosse bisogno) questo film costruito sull’incongruenza e sul broncio di George.
Dopo una scena di apertura che lascia senza fiato, oltre che ben sperare, la storia si appiattisce ma soprattutto se ne va per conto suo senza tener conto che, al di qua dello schermo, possa esserci un essere pensante. A poco serve la presenza della bella Violante Placido nella parte di una mignotta sognatrice in costante esposizione di tette.
Verso la fine poi il film si sbraca totalmente, vien voglia di chiedersi come sia possibile aver imbastito un tale amba aradam co tutti sti killer che si ammazzano tra di loro...
Pure il povero George fa una brutta fine, ma questo si lo si intuiva dall’inizio….
Insomma l’americano è tutto qua…
Certo che almeno si potevano impegnare un po’ di più per rilanciare un po’ questa regione e fare un’operazione tipo “In Bruges”, che almeno a me mi ha fatto venire voglia di farci un salto… Invece st’Abruzzo risulta uno scenario come tanti altri.
Il bel fico George che è pure produttore vorrebbe fare il Lino Ventura del nuovo millennio ma forse gli manca il back –ground storico, culturale e sociale. È molto meglio come uomo degli ammicchi dal sorriso sornione e comunque è penalizzato da una sceneggiatura a tratti imbarazzante. Assoutamente un film da perdere, meglio andarsi a fare una gita in Abruzzo!

Va da sé che vi propongo un abbinamento ad un luogo... in Abruzzo che, confesso, per me resta sempre Abbruzzo perché a Roma si dice così... da tanti anni (oltre trenta) frequento quel bel paesino che è Tagliacozzo, con la Roma L'Aqiola ci si arriva in un'ora scarsa. La bella pizza dell'Obelisco, Il Monastero di San Francesco, il Palazzo Ducale e il celebre monastero delle suore di clausura che vendono dei dolcetti fantastici!  Sul fondo della piazza il ristorante la Posta Vecchia, bello e buono!

mercoledì 18 agosto 2010

Splice




Un’accozzaglia di stereotipi mescolati alla rinfusa con elementi involontariamente ridicoli, a partire dalla maschera da perenne Pierrot sconsolato di Adrien Brody, dominato da quella scialba gatta morta di Sarah Polley.

L’improbabile coppia, due biochimici con delle T-shirt deliziose (una delle poche cose da salvare del film), giocando agli OGM, danno vita all’ultima generazione di freak, una creatura problematica e pericolosa che si rivelerà un mix tra Alien, una trans come piacerebbe ai nostri politici e un irrefrenabile Edipo che si farà la madre e ucciderà il padre .

Ai giorni nostri o in quelli futuri Frankestein non necessita più di dissotterrare cadaveri o trafugare cervelli… basta un filamento di DNA ed è fatta.

Si potrebbe inserire Splice nel filone di quei film al femminile che si muovono sulla psicopatia della maternità temuta/desiderata/negata. La protagonista umana si scopre a rimettere in scena le stesse persecuzioni subite dalla madre senza dubbi di sorta, esercita il controllo della creatura come una Misery mutilatrice ed esclude il compagno dall’educazione della prole.

Si mettono in scena tutte le fasi della difficile missione genitoriale, dai problemi con la pappa alle prime turbe adolescenziale fino agli incesti finali con una superficialità da rotocalco.

Tutto è portato alle estreme conseguenze ma con una leggerezza da filmetto estivo adolescenziale, con una rapidità che non lascia alcuno spazio all’introspezione. Troppe parole, troppe spiegazioni, personaggi di contorno assolutamente inutili (il fratello parruccone senza mento di Brody)… poteva/doveva essere un film malato… chissà… se lo avesse diretto Brian Yuzna o David Cronenberg sarebbe stato un rivoltante capolavoro invece Splice forse si ricorderà solo per la fisicità della creatura, un Orlando che si adatta alla nostra epoca. Si teme seguito.

Abbinamento cinematografico col sempre ottimo Rocky Horror Picture show... pensate che esiste ancora qualcuno che non l'ha visto... In ogni caso una visione che rimette in pace con l'ironia, l'entuasiasmo e la sessualità incerta (o certissima?), con i figli che si ribellano ai genitori e con la libertà... da rivedere almeno una volta l'anno!

mercoledì 11 agosto 2010

Waiting for Inception: Following

Un bianco e nero che sembra la prova generale di Memento, a metà tra Nove regine e Cattive compagnie, l'esordio di Christopher Nolan traccia le linee guida di un pensiero sempre in bilico sul torbido. Macchina da presa voyeristica per un protagonista a sua volta voyeur, un Peeping tom dei nostri tempi, senza né arte né parte che si fa trascinare in una vicenda più grande di lui.
Pochissimi personaggi, nessuna introspezione psicologica a favore, invece, di una accurata analisi dei rapporti tra i personaggi , ambientazione ai limiti della sussistenza ma ben mascherata da riprese e contrasti alquanto furbi...
Un film decisamente intrigante che pur non mantenendo del tutto le aspettative a livello di sceneggiatura, contiene già tutti gli elementi della "visione" del regista, inclusa quella profetica di un logo Batman sulla porta di casa del giovane protagonista.

In attesa di Inception che si preannuncia come opera cardine...altro che Avatar...

Segnalo "Imprevisti e Probabilità" un negozio, in zona Pineta Sacchetti/Battistini, dove, oltre a libri e fumetti, nuovi e usati, potrete trovare una vastissima scelta di Dvd e CD... Giochi da tavolo e di società trai più svariati e innovativi di cui Roberto è sempre disponibile a spiegarvi le regole! Si possono prenotare anche testi scolastici e/o passarci un po' di tempo per curiosare tra mille proposte...
Una vera chicca per curiosi, appassionati, accumulatori...
In Via Clemente XII, 35 - 00167 Roma tel. 0664563460
Fino al 23 agosto chiuso per ferie ma dopo a Vostra disposizione!

martedì 3 agosto 2010

The box


In una profusione di carte da parati optical in tutti i toni del marroncino si stagliano le facce di una Cameron Diaz visibilmente appassita e di un James Marsden più bamboccione che mai alle prese con una scatola misteriosa.
La stessa scatola che molti anni fa era stata protagonista di un episodio ai confini della realtà.
Le due scatole per la prima mezz'ora seguono più o meno lo stesso schema, poi il film prende le distanze e si tramuta in un farraginoso episodione di X-files, ma non di un X-files di quelli fichi... che erano meglio della produzione cinematografica... bensì di un X-files di quando, ormai alle ultime stagioni, gli autori avevano già da tempo raschiato il fondo del barile.
Alieni che controllano la popolazione, prove da superare, ipotesi complottistiche e una miriade di implicazioni morali non del tutto banali.
Kelly però, nonostante le buone intenzioni, non centra il bersaglio e resta avviluppato nel tentativo di realizzare un film per il grande pubblico, snellisce situazioni potenzialmente disturbanti e concede troppo al "visivo", mettendo in scena situazioni fantascientifiche che non si fondono con l'atmosfera Seventy .
Non si tratta di un film orrendo e nonostante alcune cose veramente bruttarelle si può vedere affinché ognuno ne tragga le sue conclusioni...
Del resto una cosa è veramente innegabile... la profonda verità della citazione di Arthur C. Clarke, papà di 2001 Odissea nello spazio, che più volte viene citata in The box:
Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia
O dalla fantascienza dire io....
Meditate gente...

In occasione di questa box recuperiamoentrambi i cicli di "Ai confini della realtà" (ben cinque stagioni negli anni '60 e tre stagioni negli anni '80, a colori)...
Pregevoli spaccati di mondi altri condensati in una mezzora che si chiudeva con l'indimenticabile sigla...

venerdì 30 luglio 2010

Mr. Nobody


A quasi vent’anni da Toto le héros, visto con soddisfazione al Labirinto, glorioso e mai dimenticato cineclub romano, Jaco van Dormael sembra riprendere le fila di un discorso che aveva interrotto con lavori come L’ottavo giorno.
Mr. Nobody è un’opera talmente complessa da vedersi affibbiare tout-court l’etichetta di fantascienza quando invece è un meraviglioso puzzle dell’essere umano, della sua mente e forse della sua anima.
Trovati punti cardine attorno ai quali si dipana un’esistenza (qualcuno li potrebbe definire nodi karmici) si snodano infiniti sentieri da percorrere. Non sempre le scelte si rivelano giuste… ma giuste per cosa?
Esiste uno scopo per ognuno di noi, un faro nella nebbia di cui solo ogni tanto riusciamo a cogliere un bagliore nella notte? Una luce che ci dia anche solo una vaghissima sensazione che, senza un vero perché, stiamo navigando in acque senza porti…?
Mr. Nobody nel suo groviglio di possibili alternative derivanti da scelte differenti, riuscirà a ricongiungersi con il senso della sua essenza (il coronamento dell’amore) quando ormai sembrava essere tutto perduto. La quantità di spunti, di trovate geniali o anche solo affascinanti è talmente vasta da rendere un’impresa ardua parlare di questo film… La “costruzione” fisica della propria realtà personale con blocchi di mare solido che riempiono un fondo marino in via di completamento, i momenti squisitamente psicanalitici con elementi simbolici e stranianti, la voce fuori campo che si interroga sul perché sia possibile ricordare il passato ma non il futuro, il tempo che scorre indifferentemente in avanti e all’indietro per dare la possibilità a due anime di riincontrarsi… Sono solo alcuni degli aspetti che costituiscono una fitta trama di possibilità. Aggiungiamo una direzione degli attori a dir poco fantastica con un Jared Leto protagonista e il suo alter ego in versione adolescente, entrambi stupefacenti… Rhys Ifans in continuo stato di grazia così come Natasha Little e Diane Kruger…e per me siamo davanti ad un piccolo grande capolavoro che gioca con la mente e con l’importanza della scelta.
Mr. Nobody indubbiamente pone delle domande alle quali non necessariamente da una risposta ma lungi dal porsi con autorevole e algida spocchia ci offre tutta una serie di situazioni con cui entrare in empatia… il dramma del bambino piccolo che compie i primi passi nella vita, le delusioni, il dolore, la felicità, l’amore, la noia… tutto con una delicatezza ed una grazia che trascolora anche in una fotografia nitida, come spesso vediamo nei sogni…

Mr. Nobody è accompagnato anche da una bella colonna sonora su cui spiccano alcuni brani di Eric Satie... quale migliore occasione per dedicarsi all'ascolto di questo suadente compositore francese?

giovedì 29 luglio 2010

Fish tank




La prima cosa che ho pensato guardando Fish tank è che si era ispirato al personaggio di Vicky Pollard, yes but, no but, di Little Britain. Stessa "grazia" e stesso contesto sociale... solo che non fa ridere.

Poi mi sono detta... mmmh qui va a finire che si tratta di un The dark side of Juno... e invece no praticamente si tratta della versione proletaria e un po' più diretta di An education.
Vabbè si dice che non ci si inventa più nulla al giorno d'oggi, forse è vero...
Il regista è quello di Red road, che doveva essere una trilogia di cui stiamo ancora aspettando gli altri due episodi. Non che Red road avesse un'aura da Star Wars (uno dei capostipiti delle trilogie in generale) e chissà... forse Fish Tank fa parte del progetto... francamente non lo so. Potrei farmi un giro su google e dare una serie di informazioni ma perché dovrei competere con IMDB?
Vi dirò invece quel che c'è da sapere su questo film... ovvero parliamo di Michael Fassbender un intrigante mix di elementi stinghiani con accenni alla helmut berger.
Nonostante sia tedesco (nazionalità che poco ha a che fare col fascino maschile) è uno di quei tipi che... che... mmmhh.... chi vuol capir capisca...
Un culo stratosferico, tra l'altro, che fa capolino da un paio di jeans che glieli strapperesti di dosso. Adesso pure chi non voleva capire, ha capito...
Per il resto solite cose... film inglese, ben girato, la telecamera che sta incollata ai personaggi, solitudini, adolescenze inquiete, sogni di gloria, possibile virata drammatica che non si concretizza... finale che se lascia una speranza alla protagonista di certo lo spetattore non è così fesso... di certo non farà una bella fine.
In parole povere un buon prodotto e una visione che rende partecipi... interessante!

Sebbene "abbia rinfrescato" fa ancora piuttosto caldo e allora propongo il Noio Juice. The first juice bar in Rome che, sempre in parole povere, vuol dire che fanno frullati e succhi da frutta fresca... Nelle due sedi di Corso Vittorio Emanuele II, 108 e di Via dei Baullari, 146... posti giusti per gustare qualcosa di fresco senza affaticare l'organismo e facendo il pieno di vitamine!

venerdì 23 luglio 2010

Solomon Kane



Un po' troppo cruento per i bambini, un po' troppo banale per gli adulti.
Solomon Kane, ripescato una volta tanto dalla letteratura invece che dall'inflazionata graphic novel poggia sul sempiterno tema della lottra tra bene e male.
Una lotta che almeno al cinema sembra essere vinta dal male vista la quantità di brutti film che vengono messi sul mercato e prima ancora concepiti da menti limitate e limitanti. Ma sto divagando come consueto perché tutto sommato Solomon non fa così schifo pur tuttavia senza presentare grandi attrattive.
Ambientazioni e fotografia sono veramente splendidi e fanno da sfondo ad un protagonista scialbo come pochi. Un pennellone inglese che a me sembra un po' un Wolverine dei poveri, per conferirgli un aspetto un po' più macho gli hanno messo i capelli lunghi e unti abbinati al trattamento "velo di fuliggine" che fa tanto uomo rude. Tutta questa profusione di muscoli, capelli e tatuaggi per un personaggio dèdito alla redenzione della sua anima (abbiamo anche un'irrealisticissima crocifissione) e che le donne nemmeno le guarda.
Sarò troppo romantica ma nel film manca una bella storia d'amore, magari sofferto, a renderlo un po' più interessante. Comunque magari ce ne sarà nel seguito...
Un film da inserire nella scia post Signore degli Anelli per tematica e ambientazione... uno dei tanti epigoni che non fanno la differenza (del resto per me non l'ha fatta nemmeno il capostipite, né letterariamente né cinematograficamente). Quel che so però è che se i politici invece di basare le proprie campagne elettorali su tasse, ambiente, pensioni e lavoro dicessero semplicemente che sono fan della Saga.... conquisterebbero una fetta di lettorato insospettata! Misteri della fede...

Abbinamento letterario per un libro dalle atmosfere avvolgenti e misteriose con al centro una storia d'amore che travalica i confini del tempo... proprio come piace a me. E chissà che prima o poi ci facciano un bel filmone... Verde oscurità di Anya Seton, scrittrice americana nata nei primi del Novecento...

giovedì 22 luglio 2010

Toy story 3D


Non sono un'appassionata di Toy Story però al cinema ci si va anche per rendere felice qualcuno, soprattutto se si tratta del bambino più fico dell'universo!
E beata innocenza... lui si divertiva come un matto io invece era colta da ansie incontenibili...
Toy story è un vero e proprio horror truccato da cartoon, un po' come la mia cagnolina che sembra una pastorina tedesca e in realtà cela una struttura da pit bull.
Insomma.. per mezzo film non ho fatto altro che sussultare e sussurrare "oddio questo me lo sogno stanotte!"... e non si trattava solo della scimmietta stridula (animaletto che vanta un curriculum orrorifico da Monkey Shines - Esperimento nel terrore a Phenomena) ma di tutto l'ambaradam emotivo che scava senza pietà nel dolore della separazione, nel terrore della reclusione, la prevaricazione, la fuga piena di pericoli...
Se poi ci mettiamo un'angosciosa sequenza finale a rischio incenerimento in una discarica, al confronto una fiaba di Hans Christian Andersen sembra un cartone animato di Hanna & Barbera.
Di fronte alle avventure dei giocattolini non ho potuto fare ameno di pensare all'epopea dello shrinking man di Radiazioni BX distruzione uomo. Ma almeno qui trattandosi di oggetti di plastica la "sopravvivenza" è meno a rischio.
Dunque un film che al di là dei prodigi della grafica che ormai non sorprendono più nessuno e sono diventati un'ovvietà scontata qui c'è una bella storia, densa di avvenimenti farciti con gli espedienti più subdoli per creare empatia con lo spettatore di tutte le età.
Fiore all'occhiello i personaggi secondari, la "partecipazione" di Barbie con un Ken molto effemminato che pensa solo ai vestiti e anche il telefono con le rotelle.
Il 3D, nonostante i fatidici occhialetti per i quali si esborsano quei due euri e cinquanta in più, non è pervenuto... bella profondità, colori definiti quasi a livello psichedelico ma che ci fosse stato un solo oggetto che "uscisse" dallo schermo, nemmeno l'ombra... mah!

Come abbinamento a Toy story segnalo la Citta' Del Sole in Via della Scrofa, 65 tel 066 875404 il giardino. A Roma (e nel resto d'Italia) ce ne sono varie sedi, sul sito potrete trovare quella più vicina a casa vostra... qui potrete trovare giocattoli per la mente e non solo per i più piccoli.. io stessa ogni volta che ci vado mi comprerei di tutto. Bellissimi i fiori trasparenti che si ricaricono con l'energia solare e la notte illuminano piacevolmente il giardino o i vasi sul balcone...