martedì 5 dicembre 2017

Riccardo va all'inferno


Giovedì 16 novembre, ore 21.00
Casa del Cinema a Villa Borghese, proiezione di cortesia con embargo


 

Divertente questa cosa dell'embargo, vedi il film ma non ne puoi parlare ufficialmente sui social media fino al 27 novembre.
Firmi una liberatoria che se vieni meno all'impegno Roberta Torre in persona viene sotto casa tua e sotto la finestra del salotto ti urla li meglio mortacci tua.
Prendo molto seriamente la cosa ma il giorno dopo c'è un articolo di tipo 76 pagine su La Repubblica.
Non oso immaginare le rimostranze.
Fatto sta che poi io il 27 avevo parecchie cose da fare e mi sono ritrovata oggi che è il 5 dicembre, che ancora non ne avevo parlato.
Vengo al film, dunque!
...Piaciuto moltissimo, visionario, struggente come solo Shakespeare sa essere, onirico e psichedelico e che Massimo Ranieri si sentisse a suo agio con la psichedelia lo sapevamo, visto che già nel 1971 cantava Erba di casa mia. Volto meraviglioso che si da completamente alla macchina da presa e non da meno sono tutti altri, Sonia Bergamasco e Silvia Gallerano, fantastiche, fantasmagoriche.
Splendide anche le musiche, non a caso di Mauro Pagani, ma quello che colpisce veramente lo sguardo dello spettatore è la capacità della regista di fare un gran cinema con trovate sfavillanti, eccessive e affascinanti. La luce è grande protagonista di questo film, dove ogni sfaccettatura brilla e si riflette, creando un mondo a sè stante. Poco importa se distrattamente si cita il Tiburtino Terzo, non c'è una vera romanità a caratterizzare la storia, anzi direi che fortunatamente si va oltre oltre qualsiasi provincialismo per entrare in una dimensione universale.
Un corpo di ballo strepitoso, aggiunge lustro e decoro a molte sequenze.
Si pensa a Jeunet e Caro e al Rocky Horror, a certe cose di Julie Taymor e inevitabilmente anche a Baz Luhrmann (e anche alle differenze di budget che però non penalizzano questo Riccardo).
Roberta Torre dirige con grande personalità la piece shakesperiana, la veste e  la sveste, si diverte, ci ricama sopra, scova e scava i volti ma predilige le maschere.
Un film magari non per tutti ma per chiunque voglia ancora godere della magia del grande schermo e di tuffarsi in un cinema di grande potenza evocativa.
Grande dispendio di costumi, cerone, manicure e smalto per le unghie.
Io lo do come privilegiatissimo per rappresentare l'Italia agli Oscar. Vediamo un po'....

Oggi abbino a questo bel film un posto che ho scoperto poco tempo fa a Trastevere. Un posto che defiire una bottega di ceramiche sarebbe veramente riduttivo e erroneo perché si tratta di molto altro.
Fatevi un gitro da Studio Forme.



domenica 15 ottobre 2017

Ma loute

Premessa:
Stavo facendo un po' di pulizia tra le bozze incompiute del blog (che sono parecchie) e ho trovato la seguente che in realtà era pronta per la pubblicazione ma mancavano i link video/immagini e l'abbinamento. Ad oltre un anno dalla visione vi regalo la recensione di Ma Loute.
  • Mercoledì 7 settembre 2016 Cinema Quattro Fontane nella via omonina, spettacolo delle ore 20.00
  • Poca in gente in sala


Tangenziale intasata, qualche minuto per intercettare all'appuntamento a Piazza Lodi il mio amico (responsabile della scelta del film), qualche errore nel prendere i sensi di marcia, parcheggio non proprio facile da provare... in ritardo clamoroso ma ce la facciamo.
E' il destino mi dico! Questo film andava proprio visto, penso!
Ma il destino a volte è crudele, addirittura beffardo.

Io totalmente all'oscuro, adoro andare a vedere un film a scatola chiusa.
Scopro che c'è Fabrice Luchini e sono tutta un gaudio, c'è Fabrice, c'è Fabrice!
Adoro!!!!
Adoro stocazzo.

In meno di cinque minuti, al di là dell'ambientazione divina e i costumi perfetti (ai quali assegno il Cinefilantino d'oro, massimo riconoscimento al quale si possa ambiere se si è dotati di: intelligenza,
sagacia e dono della conversazione brillante),  si svela l'amara verità.

Recitazione agghiacciante, sopra le righe, eccessiva, smisurata, vorrebbe forse essere grottesca ma è solo fastidiosa. Il tutto è aggravato da cigolii continui, scricchiolano gli stivali, cigola il suolo sotto il peso abnorme del poliziotto e i coltelli stridono sui piatti.
Tutto esasperato, ripetuto all'infinito, insopportabile.
Quello che sembrava un colpaccio da cinefili scicchissimi si rivela una condanna infernale.

Ci sono tutti i presupposti per abbandonare la sala facendo tuonare un malimortacci vostra e chi non ve lo dice con la mano alzata ma non riusciamo a credere che ciò a cui stiamo assistendo sia vero e speriamo che un colpo di scena dia un senso a questo pastrocchio patinato e sopra le righe.
Oltretutto siamo totalmente presi contropiede dal nostro Ego snob,  vilipeso e offeso.

Il doppiaggio è micidiale e aggrava una situazione che probabilmente anche in origine era senza speranza alcuna.

Se tutto questo vi mette pensiero aspettate di sentire la storia, di cui ora vi racconto tutto spoilerando dall'inizio alla fine.
Una famiglia di pescatori di cozze in Bretagna è in realtà una famiglia di cannibali che uccidono i turisti per cibarsene.
Il figlio maggiore dei pescatori cannibali si chiama Ma Loute e resta conquistato dall'intrigante nipote di Fabrice Luchini. Scopriremo quasi subito che però che non si tratta di una dolce fanciulla ma di un ragazzo con tendenze transgender, nato dall'incesto degli zii.
Ma Loute è di una bruttezza rara, non lo toccheresti nemmeno con una canna di bambù eppure piace nemmeno fosse George Clooney in Dal tramonto all'alba, che dio se era fico in quel film.

Una coppia di poliziotti inprobabili indagano sulle sparizioni dei turisti nella zona, nel frattempo tutti cadono. Cadono dalle scale, dalle sedie,  inciampano sulla sabbia.
E le cadute dovrebbero far ridere.

No, non è finita. Ad un certo punto Valeria Bruni Tedeschi ascende come se fosse la Madonna e poi tutti iniziano a volare. Onirico? Surreale? Grottesco?
No io ve lo giuro qui l'unico che va preso in considerazione è Franco Lechner, al secolo Bombolo.
Non comprendo evidentemente le motivazioni del regista Bruno Dumont e tendenzialmente nemmeno quelle di chi ha ritenuto opportuno  pubblicare in loop, testuali parole: "(Circa) 1 minuto di MAVVATTENE AFFANCULO con Bombolo, però ritengo altresì calzante l'invito rivolto dall'attore romano e lo faccio mio indirizzandolo alla produzione di Ma Loute.




Abbinamento difficilissimo! Ma parlando di surreale io uno aguardo a Bojack Horseman glielo dare. Senza aspettarsi chissà che cosa si resta piacevolmente sorpresi.

giovedì 12 ottobre 2017

Blade Runner 2049


Giovedì 12 ottobre 2017, Cinema King di Via Fogliano, prima un caffè da De Angelis.

Il cinema King è stato recentemente rinnovato e ora ha tre sale.

Commenti della mia amica Emanuela: "Insostenibile", "Voglio morire".



Io non so se l'ho già raccontata questa cosa, ma è tardi e me la voglio cavare velocemente.

Insomma era l'ultimo anno di liceo e durante il compito in classe di italiano mi accorgo che il mio compagno Paco non sta scrivendo nulla.
Gli faccio: "Paco, ma non scrivi?" e lui: "Sto pensando di risolvere tutto il tema con una sola parola... Un mio amico l'anno scorso l'ha fatto, il tema era "Il coraggio" e lui ha consegnato il foglio con scritto soltanto "Il coraggio è fare questo! E la professoressa gli ha messo ottimo..".
"Paco fa' un tema normale che è meglio!" gli dissi io.

Ora dopo oltre trent'anni, che Paco l'ho pure ritrovato su Facebook, prendo spunto da questo ricordo e invece di scrivere una recensione dettagliata (che ne avrei da dire) mi limito marzullianamente a rispondere alla seguente domanda "Era veramente necessario un sequel di Blade Runner?"

La risposta è NO.

E ottimo me lo do da sola!

Abbinamento con uno qualsiasi dei libri di Philip K. Dick.




mercoledì 27 settembre 2017

Valerian e la città dei mille pianeti





  • Martedì 26 settembre 2017, Cinema Lux, spettacolo delle 21.30 sala 10.

Valerian è uno spettacolo fichissimo che travolge e appassiona, denso di situazioni e personaggi in cui la storia, pur non essendo malaccio, non è che un contorno.

A me comunque è piaciuta pure la storia, certo Besson non è Harold Pinter e spesso i dialoghi sono un po' fanfaroni e gradassi ma del resto si parte dalla solita graphic novel.

Dicevo, è talmente denso che alla fine quasi ti dimentichi che inizia sulle note di Space Oddity, che non c'è verso di ascoltarla senza qualche lacrima.
E' talmente denso che quasi ti dimentichi l'incipit con l'imprimatur del grande vecchio Rutger Hauer, miracolosamente scampato alle navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione.

Forse l'unico neo è  un protagonista  maschile che sembra un quindicenne e per di più con delle tremende borse sotto agli occhi.
Accanto a me due tizie:
"Ma questo è un ragazzino ma quanti anni ha?!".
L'altra prende il cellulare e controlla l'età di Valerian, "Cazzo ma è dell'86! E' un vecchio!".
Non le degno nemmeno di uno sguardo ste stronze ma un sentito mavvaffanculo risuona a lungo nella mia mente.

Cara Delevingne incredibilmente recita,  riesce addirittura a cambiare l'espresione del viso, anche se in generale i due protagonisti hanno un perenne broncetto stile selfie instagram stampato sulla faccia.

I veri protagonisti per me restano la moltitudine di alieni, uno più meraviglioso dell'altro, ogni razza che appare sullo schermo è un viaggio meraviglioso nella fantascienza estrema.
Strepitosa l'esibizione di Rihanna così come è fantastico l'amba aradan del mercato transdimensionale.
Splendido il popolo dei Mul nella sua purezza e incredibile spiritualità.

Incredibilmente su IMDB Valerian ha un punteggio di soli 6,7.
Ma voi andate a vederlo e godetevi lo spettacolo che ne vale la pena.

Abbinamento con Gruè, ottima pasticceria in quel di Viale Regina Margherita, 95 tel 068412220.
Ci sono veramente molte cose buone da provare! C'è solo l'imbarazzo della scelta! 







martedì 26 settembre 2017

A ghost story (Storia di un fantasma)


Prima di tutto, visto che un blog è la massima fonte di autoreferenzialità, vi informo che in un periodo della mia vita ho letto qualsiasi racconto sui fantasmi fosse mai stato pubblicato, ho quindi una visione veramente approfondita dell'argomento.
Questo per dire che A ghost story ha un presupposto splendido, su il "dopo" che non conosciamo, sulla nostra natura di esseri interdimensionali e su come un'idea sul tempo possa essere struggente.
E qundi questo lo riconosco, A ghost story mi ha incantato e anche commosso.

Poi però c'è un altro aspetto, quello della sceneggiatura e della regia, o per meglio dire di come è stato deciso di mettere in scena questa intuizione così particolare e lì si apre tutto un altro scenario, ovvero quello delle dimensioni che possono raggiungere due cojoni.

Durata della pellicola: un'ora e mezza. Dialoghi: nessuno.
Dopo i primi 40 minuti mi assale la paura che l'Orlando di Virginia Woolf in qualche modo stia prendendo vita nella mia persona e che possano improvvisamente crescermi i testicoli.
Per fortuna tutto ciò accade solo metaforicamente ma nonostante l'immagine puramente simbolica sti testicoli cominciano a crescere a dismisura fino a diventare due mongolfiere, che diventa pure un problema rimanere ancorati alla terra ferma.

I due cojoni mongolfiere infatti sono quasi dotati di natura propria e vorrebbero portarmi lontano, in un posto dove invece di A ghost story c'è Ghost e basta.
Ah buon vecchio caro Ghost...
Poi in un continuo rimando tra sfrantumazione di cojoni e realtà partono alcune considerazioni tipo "ma come? Quaranta minuti fa nemmeno esistevate e ora siete immensi, riempite l'intero orizzonte, come è possibile? Se riuscissimo ad applicare questa modalità di crescita alle verdure risolveremmo la fame nel mondo...".

Ritorno a A ghost story, a onor del vero il regista si è anche preso la briga di spiegare nel trailer di cosa si tratta veramente che altrimenti sarebbe parecchio fuorviante. Massima onestà.

Dunque il film mi è piaciuto nonostante le mongolfiere, non sono certa di poterlo consgliare a tutti e in particolare a chi ha una certa mancanza di elasticità dei tessuti, perché questa storia dei cojoni/mongolfiera capirete che necessita di una certa capacità di adattamento che in pochi abbiamo.
Decidete voi e fatemi sapere.


Abbino a Turismo Culturale Italiano, un'associazione romana che organizza bell visite in posti anche non troppo conosciuti e vi assicuro che non ci saranno problemi di mongolfiere.




domenica 20 agosto 2017

Jodorowsky's Dune


  • Comodamente sul divano, con ventilatore
  • Visto un paio di settimane fa, ancora il ricordo non svanisce e torna in un meraviglioso gioco del se fosse...



Dune di Jodorowsky sarebbe stato una meraviglia ma, un po' come il Don Quichotte di Terry Gilliam, affascinante, visionario e ambizioso oltre ogni concezione possibile, non è stato.
C'è però questo splendido documentario in cui Jodorowsky stesso, in prima persona, con la meravigliosa energia che contraddistingue ogni sua manifestazione, racconta la genesi, lo sviluppo e l'incredibile svanire dell'intero progetto.

Si scopre che Jodo voleva ingaggiare i Pink Floyd per la colonna sonora ma scattò il colpo di fulmine tra le rispettive eccellenze e il regista se ne andò dallo studio di Abbey Road quasi sbattendo la porta.
Poi ci sono gli incontri con Mick Jagger e le folli richieste di Salvador Dalì, le idee di Giger...
Orson Welles convinto a partecipare con l'offerta allettante di avere il suo chef preferito che si occupasse dei suoi pasti.
Niente doveva essere lasciato al caso. Sarebbe stata un'opera meravigliosa, unica e immensa e forse oggi avrebbe avuto un posto d'onore nella storia dell'umanità.

I racconti appasionati di Jodo e di chi ha collaborato al progetto creano bolle di universi limbici, sospesi tra fantasia e realtà. La magnificenza dela creazione dell'universo Dune jodorowskiano vive sulla carta con lo story-board dettagliato disegnato da Moebius.
Un libro, che doveva essere un biglietto da visita per le case produttrici più importanti, al quale non è stato dato credito, che ha spaventato, non ha convinto sebbene negli anni successivi abbia "ispirato" la stragrande maggioranza dell'immaginario della fantascienza hollywoodiana.
Anni dopo Jodo sconfitto dal sistema trova la forza di andare a vedere il pacchiano Dune di David Lynch e se la ride sentenziando "Sono felice, il film è una schifezza!".

Conoscendo i limiti tecnologici degli anni Settanta e sapendo come spesso anche le opere più incredibili risentono degli anni che passano, forse è un bene che Jodowrosky non abbia realizzato il suo Dune, consegnandolo ad un regno dove il possibile e l'impossibile vibrano in un'eterna tensione. Il documentario resta una testimonianza del Genio e del suo dover fare i conti con le forze e le controforze della creazione.
Dune esiste, in una dimensione da qualche parte, là fuori o forse in un luogo interiore dove tutti ci dovremmo impegnare a giungere.

Ovviamente da vedere, assolutamente.

Abbinamento impossibile!


venerdì 18 agosto 2017

Atomica bionda, Viale del tramonto e il Post

  • Venerdì 18 agosto 2017, spettacolo delle 20.40
  • Cinema multisala Astra di Avezzano, sala 2
  • 8 persone in sala



Quando apro il blog per scrivere un nuovo post do un'occhiata alle statistiche e oggi scopro che questa settimana in molti sono andati a leggere la mia recensione di Viale del tramonto.
Ne approfitto per rileggerla, mi diverte, mi piace, mi piaccio.

Prima di rileggere i miei pensieri su Viale del Tramonto stavo per parlare bene di Atomic Blonde che sono andata a vedere dopo aver letto questo articolo su Il Post.
Il Post si vanta di non fare recensioni ma di fatto questa lo è, e alla fine è anche piuttosto fuorviante.
In Atomic blonde (titolo demmerda) se la danno di santa ragione per praticamente tutta la durata del film e in parecchi frangenti ci si chiede se i protagonisti non siano dei Terminator, visto che mantengono un certo vigore seppur infilzati, sgozzati o ripetutamente colpiti da una doppia piastra elettrica da campeggio. La novità sta nei lividi e nei capelli che si scompigliano.
La storia è esilissima,  un intreccio di spie dove nessuno è quello che sembra, doppi e tripli giochi ma insomma The night manager viaggia su un altro pianeta.
Insomma, sebbene il Post abbia quell'aura radical chic stocazzo, io almeno un paio di volte a settimana ci vado a vedere cose come i celebripost o il riassunto con la spiegazione dell'ultimo epsiodio di Game of Throne. Mi sono detta quindi che forse Atomic Blonde andava visto e ho fatto male ma la cosa più grave di tutte è che se non mi fossi riletta la mia recensione su Viale del tramonto manco me ne sarei resa conto.
Perché tutto sommato Atomic Blonde si lascia guardare, anche senza un vero perché.
Sì Charlize è figa e si veste bene (anche se totalmente non 1989) e la colonna sonora che spazia dagli anni '70 agli '80 è incalzante (anche se totalmente non 1989) ma ammettiamolo il film è proprio poca cosa, cioè almeno io non mi eccito per ill fatto che si picchiano peggio di Bud Spencer e Terence Hill ai tempi di Trinità.
Di certo non si può paragonare Billy Wilder a David Leicht ma ancora più certamente bisognerebbe evitare di abbassare gli standard a livelli tali da farsi piacere Atomic Blonde (ulteriormente appesantito da un doppiaggio di bassa lega) e questo, allo stato attuale delle produzioni che arrivano in sala, può divenatre un bel problema.
Atomic blonde sì o no? La risposta si presta al dilemma filosofico...
Per quanto riguarda il Post invece potete decisamente divertirvi con cose ineteressanti ma tralasciate le recensioni cinematografiche, che loro non ne fanno!

Come abbinameneto vi segnalo sinteticamente ma sostanziosamente il miglior caffé di Avezzano presso il Bar del Corso, in Corso della Libertà, 56 tel.

lunedì 10 luglio 2017

Animali Notturni

6 luglio 2017, Cinema Lux di Via Massaciuccoli, nell'ambito di una rassegna estiva in cui si paga solo 3 euro e i pop-corn sono in omaggio!

In lingua originale con sottotitoli in italiano.

Uscito a novembre 2016 e recuperato in una calda serata di luglio 2017.




Attenzione se non avete visto Animali notturni
non procedete nella lettura!

SPOILER ALERT!!!

Esiste una possibilità che esista qualcuno non sappia chi sia Tom Ford e io ringrazio Google per non doverlo spiegare.

Stesso stile e patina di A single man e stesso sguazzare in uno strato sociale, ben sintetizzato da Michael Sheen, in cameo veramente striminizito:
"Susan, enjoy the absurdity of our world. It's a lot less painful. Believe me, our world is a lot less painful than the real world."


Susan (Amy Adams) lo sa bene, e mentre cerca di sopravvivere al naufragio del secondo matrimonio con un belloccio fedifrago, riceve la copia di un romanzo "Animali notturni", scritto da Edward (Jake Gillenhal), il primo marito.

La lettura è appassionante, stranamente coinvolgente per la donna, che ne resta profondamente turbata.
Gli animali notturni si muovono tra presente, passato e romanzo e sono un po' ovunque, intercambiabili, con le zanne affilate.

Ci si mette poco a scoprire quanto è stronza Susan e quanto ci ha messo poco a lasciare Edward, colpevole solo di non essere abbastanza rampante, di essere un "debole" agli occhi di un mondo ai vertici economici.

Ed ecco disvelarsi il senso dell'opera che va letta in piena psicanalisi come l'elaborazione di una perdita, di un lutto.
Edwards mette il punto ad una vicenda in cui finalmente esorcizza il dolore con la letteratura, uccidendo simbolicamente la donna che lo ha lasciato e si vendica pure.
La debolezza di Edward diventa il suo punto di forza, la sua assunzione di responsabilità lo riscatta finalmente con la pubblicazione del romanzo.


Elaborare la fine di un amore, questo è Animali Notturni, attraverso l'immaginazione, l'arte. la letteratura, il cinema...
Io mi chiedo che doveva elaborare Tom Ford che oltre ad aver diretto il film lo ha anche scritto.

Susan comunque arriverà pure a pensare che ci possa essere la possibilità di rivedersi, di recuperare qualcosa ma rimarrà sola con la sua freddezza a scontare le sue scelte da stronza, nel suo mondo meno doloroso di quello reale ma decisamente morto.

Qualche didascalia di troppo, così come di troppo gli infiniti primi piani.
Da segnalare il fantastico Aaron Taylor-Johnson in una parte che non ispira certo simpatia ma sempre bravissimo.

Tom Ford comunque promosso ma mi piacerebbe vederlo in una veste meno cerebrale, in un  completo meno attillato anche perché non è che potrà riproporre per una terza volta gli stessi stilemi, staremo a vedere!

Abbinamento mangereccio sulla fiducia visto che non ci sono ancora stata... però mi sembra magnifico! Flower Burger in Via dei Gracchi, 87  Tel. 0645666538 è un'hamburgeria vegana con panini coloratissimi molto invitanti!




















venerdì 9 giugno 2017

Netflix, parliamone...



Lì per lì Netflix sembra una ficata, poi guardi meglio e ti accorgi che:

CONTRO

1) Le novità sono distribuite col contagocce

2) La fantascienza è penalizzatissima

3) Ci sono tonnellate di film indiani che non interessano nemmeno agli indiani

4) Hai già visto tutto negli anni passati

5) Stabilisce una compatibilità del 98% con serie che non guarderesti manco da morta

6) Ogni tanto cambia le cover così tu pensi che è cambiato il prodotto, invece è sempre quello

7) Il poco cinema italiano disponibile è il peggior cinema italiano di tutto il cinema italiano

8) Fanno come glie pare, una serie esce tutta insieme, una un episodio a settimana, una pur essendo presente non viene più distribuita

9) Insistono a proporre film che nemmeno SKY ha voluto acquistare

10) Inseriscono lo stesso film in almeno 4 generi diversi, cosa fastidiosissima perché non parlo di
Brazil ma magari dell'ultimo horroretto di quarta categoria che te lo fanno passare pure come film per famiglie, fantascienza, thriller, stocazzo, film per ragazzi ecc. ecc.

11) Non è corretto ridarci Khal Drogo per metterlo in una serie di cacciatori di pellicce

12) Non c'è Seinfeld, e questo è gravissimo

13) Prima producono una serie eccezionale come Sense8 e poi la interrompono senza un vero perché. Stronzi

14) Se hai un computer prossimo all'età pensionabile "Lo script ha smesso di funzionare" mette a dura prova la pazienza



Tutto ciò per dire che se ti danno una password va anche bene e quindi:
 PRO
1) Ti rivedi tutto Friends godendoti ogni singolo episodio

2) Ti rivedi tutto The Next Generation (Star Trek ovviously)

3) Alla fine ti manca talmente Star Trek che ti riguardi pure Deep Space 9 anche se è bruttino forte

4) Tutto sommato C'è Better Call Saul che ha il suo motivo di esistere e di rapirti inevitabilmente

5) The O.A. a me è piaciuto moltissimo e lo trovo coraggiosissimo

6) Sense8 è una meraviglia irrinunciabile

7) Anche Strager Things non è stato male!

8) Last but not least ti puoi vedere tutto in lingua originale

A conti fatti i contro sono il doppio dei motivi pro, però come dicevo se ti danno una password si può anche fare altrimenti non si può che continuare a rimpiangere la vecchia tele+ degli anni 90.
A voi la parola!

martedì 16 maggio 2017

A dog's purpose



A Dog's purpose di Lasse Hallström ha subìto ben due oltraggi dalla distribuzione italiana, il primo è la "traduzione" orrida in Qua la zampa!
Il secondo è il doppiaggio del protagonista da parte di Jerry Scotti.
Questi due affronti meriterebbero pene corporali, a base di scudisciate per l''esattezza.
Ma parliamo del film.
Non entro nel merito di pregi artistici o di apparizioni mistiche durante la visione ma per chi come me ama i cani ed è ancora in un lutto per aver perso la più fantastica cagnetta del mondo A dog's purpose è altrettanto tenero e divertente quanto straziante.  A Mister Hallström è necessario riconoscere una mano felice nel parlare di questi meravigliosi amici dell'uomo visto che aveva diretto anche il remake di Hachiko e non fa eccezione questa sua ultima fatica dove si trova a dirigere dei cani che sono meglio di tanti attori in circolazione.
Tanti momenti veri in cui ci si ritrova nei piccoli gesti quotidiani di affetto reciproco e tanta gioia che grazie al cielo non ho mai dato per scontata.
La storia è presto detta, un cane ricorda le sue esperienze e vite precedenti e si interroga sullo scopo della vita. Le sue avventure, viste dl suo punto di vista immediato e disarmante, lo porteranno a comprenderlo.
Io ovviamente mi sono vista la versione in lingua originale e con un paio di click anche voi potrete comprendere la differenza tra l'interpretazione di Josh Gad e quella di Gerry Scotti.
Ora io sono anche capace di accettare logiche di mercato per le quali evidentemente molte persone sapendo che la voce è di Gerry Scotti vanno più volentieri al cinema, non le comprendo ma le accetto.
Accetto anche che Qua la zampa possa essere un titolo che acchiappi più di A dog's purpose però penso che ogni tanto nella vita bisognerebbe avere anche il coraggio di lasciare alle persone la possibilità di vedere un film molto gradevole e con una bella morale senza trascinarle con l'inganno in sala e snaturando il concetto originale.
Ecco il trailer originale in cui potrete sentire una voce che trasmette tenerezza, curiosità, fiducia, speranza, gioia di vivere... 


Ed ecco il trailer italiano in cui potrete sentire la voce di Gerry Scotti come se presentasse il Milionario o facesse la pubblicità dell'omonimo riso.
Cazzo Gerry è una vita che stai in televisioni, altro che milionario, avrai i miliardi che ti escono dalle orecchie, potevi anche dire no A dog's purpose ma giustamente poi l'avrebbero chiesto a Claudio bisio e sarebbe stata la stessa cosa.

Ad entrambi, americani e italiani, invece si rivolge il mio sconcerto per il trailer in cui fanno vedere tutto ma proprio tuto il film senza minimamente coglierne l'anima.
Quindi da vedere se avete un cane, se lo avete avuto e se lo vorrete in futuro ma assolutamente in lingua originale.


Abbinamento con questa fantastica pasticceria/boulangerie di Trastevere, in Via Luigi Santini, 22 tel 06 64562880, un piccolo angolo di Parigi a Roma dove potrete trovare splendidi croissant, piccole deliziose tarte au citron, brioche sfogliate commoventi e anche un ottima selezione di pani. Non sono un'appassionata di macaron e anzi mi auguro che prima o poi scompaiano dalla faccia della terra ma se vi piacciono ci troverete anche quelli!

martedì 7 marzo 2017

Feud: Bette and Joan


Ecco una vera chicca di cinema nel cinema in Tv, la faida tra Joan Crawford e Bette Davis riprende vita in Feud, una serie che in otto episodi racconta la genesi di Che fine ha fatto baby Jane?

Grandi nomi, da Susan Sarandon, una perfetta Bette Davis a cominciare dalle occhiaia, a Jessica Lange, forse un po' troppo plastificata ma immensa come al solito.
Riduttivo parlare di comprimari quando il cast se la gioca tra Stanley Tucci, Catherine Zeta-Jones, Alfred Molina e Judy Davies e splendida la ricostruzione dell'epoca e i costumi.
Una visione di un mondo unico visto dal buco della serratura che appaga qualsiasi cinefilo.

Feud si presenta come serie antologica, la prossima stagione vedrà protagonista la storia di Lady Diana e del suo sfortunato matrimonio con il principe Carlo. Ma per il momento ci godiamo due splendide attrici nei panni di due splendide attrici.

Una bella sorpresa nella fiorente industria delle serie tv USA che dopo una golden age ultimamente sembra capace solo di raschiare il fondo del barile dei personaggi Marvel, che francamente hanno un po' rotto il cazzo.

Abbinamento con La sfuseria un nuovo negozio che ha aperto da pochissmo proprio dietro casa mia.
Alla Sfuseria si può comprare di tutto e di buona qualità ma sfuso! Molto biologico, tante le tipologie di riso, spezie, tè, detersivi (ottimi e veramente convenienti), frutta secca, verdura, pasta e farina!
Fateci un salto perchè merita veramente!
La Sfuseria, Via Val Maggia, 90 Tel. 06 98184207






domenica 5 marzo 2017

No small parts



Di che si tratta?
Ma di che parla oggi il Cinefilante?
Non basta che abbia scoperto alcuni dei migliori film degli ultimi anni, mai distribuiti in Italia, con un anticipo che ha dell'incredibile?

Ebbene oggi vi parlo di No small parts (buona ricerca su Google!).
Si tratta di una serie di documentari distribuiti su Youtube, realizzati da Brandon Hardesty, attore ma in questo contesto ideatore e narratore. Ogni episodio è dedicato a un caratterista di Hollywood, uno di quegli attori che vediamo un po' ovunque, di cui conosciamo la faccia ma di cui non ci ricordiamo mai il nome.
La serie, che è un vero e proprio omaggio al cinema, da chi il cinema lo fa,  nonostante il minuzioso lavoro di ricerca e la paziente ricostruzione di vite e carriere, è un po' penalizzata dall'essere costruita esclusivamente da materiale di archivio, manca la freschezza di un'intervista ad hoc o di testimonianze dirette.
Non si può, di contro, non rimanere conquistati dall'immenso lavoro e dalla dedizione assoluta che Brandon Hardesty rivolge ai suoi eroi personali, di cui egli stesso fa parte, essendo, suo malgrado, diventato un caratterista anche lui.
No small parts, titolo che evoca una grande verità, a volte dimenticata, dell'industria cinematografica, non ci sono piccole parti nel cinema...
La serie di documentari legata dal filo conduttore della voce narrante di Brandon  ha un sapore di altri tempi. Ci catapulta dentro storie surreali, ci fa conoscere da vicino attori che anche al di fuori dello schermo sono dei veri e propri personaggi.
Si inizia con Anne Ramsey dei goonies, si passa per Crispin Glover direttamente da Back to the future, si arriva a Vincent Schiavelli, il fantasma della metropolitana in Ghost.
E' veramente un piccolo piacere da appassionati scorrere la lista dei nomi a cui No small parts ha dedicato un episodio e ci sono anche delle belle chicche per i fan di Games of Throne.
Ecco, ho detto quello che dovevo, dire ora tocca a voi!
Enjoy No small parts!

Abbinamento con la bella eventualità di passare una giornata a Caprarola per la visita di Palazzo Farnese con annessa una bella sosta all'Hosteria della Rosa.
Io l'ho fatto e sono rimasta soddisfattissima!

domenica 22 gennaio 2017

Rogue One

  • Sabato 21 gennaio 2017, spettacolo delle 20.00
  • Cinema Lux, in ultima fila. Bambini presenti in sala che tra il primo e secondo tempo sentono la necessità di prendere lo smart-phone e giocare ai video-game.

Inevitabile, bisognava vederlo per (la) forza, anche se la mattonata sui coglioni era in agguato dietro l'angolo, quasi meglio un film francese in cui tutti muoiono di AIDS oppure un Dogma integralista in bianco e nero sull'incesto (non Festen però... che Festen è bellissimo).

Andate solo se vi piacciono gli effetti speciali, se per motivi inesplicabili vi eccitate solo con astronavi e pianeti che esplodono, allora prego, andate pure, altrimenti no.
Di storia ce n'è pochina e i dialoghi raccapriccianti non aiutano.
La versione doppiata in italiano poi sembra a cura dei doppiatori parrocchiali amatoriali del martedì sera, e nemmeno questo aiuta.

Personaggi...
Mi piace molto Felicity Jones che come di consueto avevo talentscoutato in una delle sue prime apparizioni, in "Flashback of a fool",  mai uscito in Italia e che a me continua a piacere molto.
Un visetto delizioso che se ripreso dal profilo meno fotogenico inspiegabilmente sembra quasi brutto... Ovviamente il regista, per motivi oscuri, spesso predilige questa inquadratura.

Il tipo con cui alla fine c'è il bacio, di cui non mi ricordo già più il nome e che non vale neanche una rapida ricerca su IMDB, è uguale a Ricky Menphis smagrito.

Ora... non è che io voglia denigrare Ricky Menphis, che oltretutto mi sta pure molto simpatico ma cazzo nell'universo attoriale ci sono dei fichi da paura, che te senti male solo a guardarli...
Non dico che dobbiamo arrivare alle vette di un James Franco che quando sorride irradia sex-appeal  da qui alla costellazione di Orione, ma Ricky Menphis con 20 chili in meno non è la mia idea di protagonista di un episodio di Guerre Stellari.

Sempre interessante Mads Mikkelsen che sta bene con tutto, proprio come una borsa di Gucci d'annata.

Taccio su Forrest Withaker, tra l'altro forse il peggio doppiato di tutti, e la considero la mia buona azione quotidiana.

Trama sconclusionata con buchi di sceneggiatura grandi come l'accesso nello scudo spaziale del pianeta. Meraviglioso (sottolineo che è ironico perché al lettore frettolo spesso tende a sfuggire completamente) il momento in cui uno dei comprimari dovendo collegare un cavo per trasmettere dei dati (cazzarola non hanno il wi-fi), è impossibilitato a farlo perché il filo è troppo corto.
Cambio di scena e il filo magicamente si è allungato di cinque o sei metri.

Aggiungo che tutta la "filosofia" originaria è un pallido ricordo ed è solo accennata mentre la roboante colonna sonora non abbandona un solo secondo la visione, aumentando ulteriormente la dimensione dei suddetti coglioni, già pesantemente messi a dura prova dalla mattonata ricevuta.

La mia amica Emanuela ha commentato: "Forse l'unica novità potrebbe essere che lei avesse una storia con il robot...". Ma no... purtroppo non è così!

Consigli per una prossima visione?

Abbinamento di un certo prestigio, una new entry nelle categorie degli abbinamenti del Cinefilante... perfetto da abbinare con Rogue One.... Vabbè se volete scoprire il mistero selezionate il testo seguente tra le due X...


X                       STOCAZZO!                    X

venerdì 20 gennaio 2017

Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali e Passangers

Venerdì 13 gennaio 2017, Cinema Lux, sala 8 oppure 9 non mi ricordo...



Miss Peregrine è il secondo film al cinema di questo 2017. Il primo è stato Passangers che è pure un prodotto di intrattenimento decente ma non abbastanza interessante per dirne qualcosa...
Come uno di quei ristoranti dove vai a mangiare, ringrazi il cielo che almeno non ti senti male il giorno dopo ma non ti ha colpito nulla, lasciandoti quella sensazioni che tua madre cucini meglio. Anzi più ci pensi e più capisci che è propio così, tua madre cucina meglio quindi non pensi proprio di tornarci.
Passano poche ore e te ne dimentichi. Forse l'unico vago ricordo sarà lo sguardo non proprio rassicurante di Jennifer Lawrence.

In realtà noi eravamo andati a vedere Miss Peregrine ma era tutto esaurito.
...Va bene proviamo Star Wars?
Spiacente posti esauriti pure per Star Wars...
Oh che palle... vabbè vogliamo provare Passangers?
OK qui c'è ancora qualche poltrona disponibile!
Vabbè qualche gioro dopo ci riproviamo ma incocciamo il temibile secondo mercoledì del mese in cui c'è il cinema a 2 euro.
Oh che palle di nuovo!
Orde di barbari calano a valle e vanno al cinema senza un vero perché. Miss Peregrine di nuovo tutto esaurito, non c'è nessun posto per nessun film.
Si arriva a venerdì... sta diventando un lavoro... biglietti acquistati con ore di anticipo e finalmente ci siamo.

Nonostante l'avessi già visto in anteprima a settembre torno volentieri a vedere quello che per me è un piccolo capolavoro di fantasia tratto dal primo libro (sono tre quelli dedicati a Miss Peregrine) di Ransom Riggs ragazzo prodigio in ambito di una certa letteratura fantastica.

Interpreti perfetti iniziando dalla sempre splendida Eva Green che ancora una volta da vita ad un personaggio intriso di fascino e magia. Di Terence Stamp invece posso solo dire che è sempre più migliore (e non rompete i coglioni perché ho richiesto un permesso speciale all'Accademia della Crusca che mi ha concesso una deroga speciale per questo caso).

Splendidi poi tutti i ragazzi speciali, nessuno escluso, nemmeno i gemelli incappucciati. L'unica delusione è un Rupert Everett incolore, reso fantoccio irriconoscibile da una paura di invecchiare chirurgicamente mal gestita.

La storia si sviluppa sotto una miriade di aspetti dal romanzo di formazione, alle vicende familiari per arrivare agli aspetti più propriamente fantastici con la bolla temporale e la realtà invisibile, con tutto il suo substrato magico.
Tim Burton, chi altri meglio di lui, riesce a dirigire magistralmente il tutto con il consueto registro di ampio respiro. Belle le scene in cui lo spazio ampio e luminoso sembrano essere un invito all'apertura della mente, meravigliosa la ricostruzione della casa dei bambini speciali con tutte le sue peculiarità così come la realizzazione dell'onirico ambiente sottomarino.

Miss Peregrine è uno spettacolo fantastico e lo consiglio vivamente anche se eviterei di portarci bambini troppo piccoli per le scene più crude e gotiche ma soprattutto per immagini e situazioni orrorifiche, evocative di paure ancestrali che andrebbero, secondo la mia opinione, dispensate a chi ha già un immaginario ben determinato.

Abbinamento mangereccio obbligatorio con Santi Sebastiano e Valentino in Via Tirso, 107, tel 06 87568048, panetteria con caffetteria e cucina dall'ambiente elegantemente informale, ben distribuito tra legno e marmo. Non perdetevi il pane ai 5 semi, tantomeno tutto cià che è cornetteria e affini, i biscottini e le tortine alle mele e mandorle. Fatemi sapere....


mercoledì 18 gennaio 2017

Ritals


  • Ritals. webserie distribuita su youtube. Episodi di lunghezza variabile.

Conosciuti non più di qualche mese fa grazie alla segnalazione dell'amico Ballestrero, I ritals sono stati un vero e proprio coup de foudre.
"Guarda ti faccio vedere un episodio...!" e in due giorni li ho visti e apprezzati tutti.
No, non è cinema, c'est pas même la telè.... Ce dovete da sta'... è il web!

Ritals, web serie distribuita su youtube, in pochissimo tempo si è creata una schiera di fans fedelissimi in costante e vorace attesa di nuovi episodi.
Due amici, Svevo, irriducibile romano e Federico, abruzzese, compaesano di Rocco Siffredi, raccontano la loro esperienza di italiani a Parigi.

Il progetto nasce da un'idea dell'eclettico Svevo Moltrasio che ha ideato, scritto, diretto e pure montato le due stagioni uscite fino ad ora, con mano consumata e piglio di un certo livello....
Non vi pensiate che la scelta web implichi una qualità inferiore perché non è così, la scrittura si accompagna con un uso della macchina da presa intellegente e creativo (la maggior parte degli episodi è girata in un appartamento), e pure il montaggio, sul quale sono solita dispensare critiche con una certa generosità, è perfetto.

L'idea alla base poi funziona alla grande, gli episodi sono molto divertenti e si barcamenano tra un coté culturale e uno decisamente più greve ma irresistibile, tutto condito da una grande (auto)ironia.
Ce n'è per tutti i gusti, i temi passano dal cibo alla nostalgia, le donne, lo sport e ancora le donne... e le differenze di approccio tra l'essere italiano e l'essere francese.
Idiosincrasie e incompresnsioni che vengono esasperate dall'ulteriore differenza tra i due protagonisti.

La distribuzione web e il rapporto diretto con il pubblico permettono di calibrare attentamente il prodotto, che in ogni caso resta fedele alle esigenze artistico/creative dell'autore.

Nonostante la grande naturalezza dei dialoghi nei ritals non c'è nulla di improvvisato ed è forse proprio questo uno dei motivi di successo, il talento e il professionismo di questi due ragazzi.

Vi consiglio la visione in ordine cronologico della serie, iniziando da "Il bidet" per godere pienamente dello sviluppo dei personaggi, ai quali vi affezionerete certamente.
Io li ho adorati tutti anche se devo dire che Il chimico e l'ultimo uscito, La madeleine, li ho adorati un po' di più. Certo poi c'è La rèntrèe... e dove lo vuoi mettere Tinder? Insomma a me piacciono tutti.

Se siete su Facebook potete seguirli e magari avrete anche visto l'extra dell'episodio La festa, in cui si spiegano le differenze tra Roma e Parigi e che letteralmente sta facendo il giro del web!


Personalmente mi auguro ancora tanti episodi e aspetto un lungometraggio di successo!


Abbinamento con il forno/pasticceria Da Boccione, al Ghetto, in Via Portico d'Ottavia numero 1.
La pizza ebraica è divina, così come la torta di ricotta....
Il numero di telefono non lo trovo, sospetto pure che non lo abbiano. Ma del resto a cosa serve telefonare? Andare, bisogna andare....