- Sabato 12 maggio 2018, UCI Cinema a Porta di Roma, sala 9 (piena)
- Varia umanità vestita a festa
- Non ho visto la serie TV su Escobar e dopo aver visto il film voglio istituire la “Giornata Mondiale per l’Intuito che ti salva dal guardare storie orrende”.
Viviamo in un mondo allo sfacelo, dove la gente pensa che
tutti i problemi siano legati ai cinesi.
Al mercato, sulle bancarelle, ci sono abitucci da quattro
soldi con fogli A4 con scritto “merce prodotta in Italia”.
Ci si lamenta del traffico, si esulta per la Maggica, quelli
che amano i 5 stelle litigano con quelli che non amano i 5 stelle, sfondando i
cojoni a chi dei 5 stelle non interessa una ceppa di minchia, il
tutto senza mai alzare la testa da telefonino.
Questa l’ho sentita realmente nello spogliatoio della
piscina, donna sulla cinquantina parlando con l’amica dice: “No, cioè,
che poi si capisce che lui ci tiene a me… ogni sera mi manda un cuoricino..”.
Ci troviamo in un momento particolare, la civiltà umana non
aveva mai toccato un punto così basso.
Lungi da me l’idea di fare una morale, che già oltre trenta
anni fa un grafologo, studiando la mia scrittura, decretò “tu sei amorale”, però,
cazzo, se l’arte resta l’unico baluardo a guardia delle mura di un castello
dove sopravvivono la cultura, il
valore della verità e della bellezza, perché il Cinema che dovrebbe far parte
di quel meraviglioso conglomerato dovrebbe mettere in scena Escobar?
Che poi già l'aveva fatto Benicio Del Toro, con i suoi occhietti abbottati.
Cosa abbiamo fatto di male per meritarci di vedere sullo
schermo la bruttura di certe persone e delle loro malefatte?
Ebbene ce lo spiega il sottotitolo: il fascino del
male.
Sì, c’è chi è affascinato dalla prevaricazione, dalla violenza e
l’ignoranza.
Brevemente, Escobar è un narcotrafficante colombiano che
arriva ad accumulare una tale fortuna da essere più potente del governo (quello
della Colombia però, non quello degli Stati Uniti).
Le vite degli altri per lui non hanno nessun significato,
chiunque, secondo i suoi parametri, non gli porti rispetto viene giustiziato
senza pietà. Le carneficine si susseguono ad un tale ritmo che alla fine non le
conti più ma i cadaveri accatastati formano colline di svariati metri al di
sopra del livello del mare. L’essere straricchissimo non gli impedisce di fare una
vita di merda come l’ultimo dei baraccati, visto che è sempre in fuga e
circondato da trogloditi, muore a 44 anni, crivellato di proiettili.
In
Colombia (e tristemente non solo lì) è considerato un mito, un Robin Hood sudamericano, benefattore del popolo.
Povera gente, i morti, gli assassini, quelli che celebrano
il mito, poveretti tutti, in un declino della civiltà inarrestabile.
E passo al film, prodotto da Javier Bardem che all’inizio
pensi abbia operato una trasformazione come quella di Robert De Niro in Toro
scatenato, mentre poi ti viene il dubbio che sia proprio così.
Non disdegna di farsi vedere a culo nudo.
Vi giuro, un
culo che nessuno mai vorrebbe vedere nella vita né tantomeno avere possedere tra gambe e schiena.
Avendo visto la versione doppiata in italiano mi pregio
anche di sottolineare, come ormai tristemente spesso accade, un doppiaggio biascicato che,
quello sì, avrebbe meritato una pistolettata a bruciapelo sulla nuca.
Nel prodursi il film, fortemente voluto, Javier ovviamente
si sceglie come coprotagonista la moglie Penelope Cruz, in una parte
altrettanto di merda.
Penelope interpreta Virginia, l’amante di Escobar, tutta un
gesticolare tra vestiti, gioielli e capelli coiffati che cambiano colore ad
ogni scena, un troione di alto bordo che non ispira nessuna simpatia.
Primi piani sui denti, sulla bocca, sugli occhi sempre
truccatissimi, te le fa vedere così bene che non puoi fare a meno di chiederti
come sia veramente senza le ore al trucco.
Vabbè comunque alla fine Escobar muore ma non lo considero
un spoiler, visto che stiamo parlando de 'n fijo de na mignotta realmente
esistito.
Per inciso, non che la Colombia sia mai stata una delle mete
nella mia wish list però sicuramente ora mi verrebbe voglia di cancellarla
dalle rotte aeree del globo terracqueo. Insomma non è che gli hanno fatto un
bel servizio a quel paese.
Detto ciò mi viene pure in mente che sarebbe possibile
comparare Escobar, il fascino del male a Loro 1 e 2, di cui vi parlerò nei
prossimi giorni.
Entrambi non sono solo film su di un personaggio aberrante
ma sulla massa pronta a vendersi per pochi (o molti) soldi. Del resto mi rendo
conto che i telefonini hanno il loro costo, che farsi laccare le unghie con il
gel comporta una spesa, così come acquistare articoli su Amazon e, ora
e sempre, forza maggica*.
*Forza Maggica è una mera esigenza di scrittura, del calcio
non me ne è mai fregato un cazzo.
Abbinamento con una bella serie TV: TRUST, che si svolge anche in Italia, sul rapimento di Paul Getty III e il suo orecchio tagliato. Probabilmente ne parlerò in seguito.
2 commenti:
..e comunque Cartagena (Colombia a tutti gli effetti), resta una delle città più affascinanti del mondo, un tripudio di colori e puro stile coloniale da restare a bocca aperta manco ti sparasse Escobar in persona.
Mi fa piacere!!! Dal film si vedono solo baracche e speculazione edilizia!
Ah Franco... sto ancora ridendo per "il sarto pazzariello" ������
Il cinefilante
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