- Sabato 3 novembre 2018
- Parioli Theathre Club in via Giosuè Borsi, 20
- Posti in piedi.
C’era una volta un blog di recensioni cinematografiche
folli, divertenti e intelligenti, era il blog di Valerioexist.
Un brutto giorno però uno pseudoregista italiano s’incazzò terribilmente
per una recensione sul suo filmaccio e lo minacciò con cose del tipo “Te vengo
a cerca’ sotto casa!, “Te faccio un culo così!” e così via, in crescendo.
E niente… Valerio fu costretto a chiudere i battenti e io a chiedergli l’amicizia su Facebook.
Già all’epoca per me era chiaro che sarebbe emerso
dall’inutile massa di pomposi e arroganti scribacchini del web, che aveva il quid, insomma che era
un’Artista.
Ogni tanto ci provavo ad andare a vedere uno dei suoi
reading o dei suoi concerti con i Vazzanikki ma Roma, lo sappiamo, sa essere impietosa per
distanze e traffico, poi magari un altro impegno, la pioggia, una tremenda
inondazione, le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!
Questa volta però non potevo mancare “Penultima data del
Tour mondiale”, il 3 novembre al Parioli Theathre Club, il fu Teatro
Parioli.
Decido di andare, a qualunque costo.
Guadagno il Parioli in pochi minuti e parcheggio in
via Fauro, ma non via Fauro vicino al teatro, via Fauro lontano lontano.
Cammina cammina, fnalmente arrivo e trovo una lunga fila
fuori.
Mi incolonno diligentemente, cullata da un bell’effluvio di
Maria, pure di una certa qualità.
Dietro a me due ragazzi parlano di un certo Stephan, forse
finlandese, un vero matto pare.
Finalmente è il mio turno e la cassiera al botteghino e mi da l'agghiacciante
notizia: “Spiacente, solo standing!”.
A qualunque costo avevo detto.
OK vada per il posto in piedi.
Entro e ritrovo tanti ricordi, le serate a vedere le
registrazioni del Maurizio Costanzo Show, la Premiata Ditta, David Riondino, la prima volta
che ho visto Antonio Rezza…
Scopro che la platea non ha più le file di poltrone rosse ma
tante sedie recuperate tra rigattieri e mercatini. Il teatro è pieno zeppo e mentre origlio
senza volere, scopro due cose: una è che Valerio è seguitissimo e la seconda è
che forse, se Dio vuole, questa orrida moda delle barbe lunghe del cazzo sta
scemando.
Lo spettacolo inizia, gli sketch si susseguono e sono uno
più divertente dell’altro, tra invenzioni continue, interazioni con sé stesso in video, soluzioni surreali, momenti
di pura genialità e risate. Valerio si muove sul palco con consumata disinvoltura,
scrive, dirige e interpreta, canta e accenna passi di danza tra paradossi temporali e umorismo che piacerebbe pure a Italo Calvino.
Strepitoso il finale con la reinterpretazione di un
personaggio minore di Grease, che a raccontarlo veramente non saprei come fare
ma è stato esilarante!
A fine dicembre ci sarà un nuovo spettacolo.
Io, se fossi a
Roma e fossi in voi, non me lo perderei.
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