domenica 6 gennaio 2019

Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità

Venerdì 3 gennaio 2019
Cinema King, sala 1, abbastanza piena. Spettacolo delle 20.15



-Andiamo al cinema?
- A vedere cosa?
- Ci sarebbe The children act, con Emma Thompson al Delle Province ma mi hanno parlato bene di Capri Revolution, all'Admiral, che inizialmente avevo escluso, pensando fosse l'ultimo cinepattone di Boldi&De Sica, girato nell'isola campana...

Ma niente, o troppo tardi o troppo presto, non ci siamo, quindi facciamo una roulette russa con gli orari e scegliamo in base a quello che ci fa più comodo, ovvero le 20 e 15.
Tutto sommato il King è a un tiro di schioppo e Van Gogh potrebbe essere una buona scelta.

Mentre andiamo ci agghiaccia il sospetto che possa essere pesantissimo, che mezzo film possa in manicomio. Per un attimo ci pentiamo di non aver scelto Capri Revolution, ma non il vero film bensì la versione dell'immaginario cinepattone.
Ma ormai è fatta, troviamo pure parcheggio immediatamente.

Ci si lascia subito conquistare dalle immagini anche se sembrano girate con lenti bifocali. La parte inferiore dello schermo sempre un po' sovrapposta e sfocata quando è guardata con gli occhi dell'artista. Abbastanza fastidiosa la camera a mano, così come le musiche.

Se avessi il potere di indurre la sinestesia nei miei lettori potrei riuscire nella stupenda impresa di far loro percepire la colonna sonora attraverso un colore.
Ma se avessi questo potere lo userei davvero per far percepire un colore?
No, userei invece un atto fisico.
Sì, avete indovinato, la colonna sonora di Van Gogh è una martellata sui cojoni.
Ora io non dico che sarebbe stato meglio utilizzare le Gymnopédie di Eric Satie e nemmeno farcire tutto con pezzi rock o, peggio me sento, elettronici ma, cazzo, le martellate sui cojoni no.

Ma a parte questi dettagli il film è splendido, poetico e di grande ispirazione.

Willem Dafoe si concede in un'interpretazione immensa e totale, senza alcun eccesso pur impersonando un universo di emarginazione e diversità.
Un ritratto quasi pudico di un uomo in sospeso tra arte e visione, tra necessità della realtà e creatività incompresa e negata.

Julian Schnabel si occupa della trascendenza dell'artista che prende vita attraverso un afflato religioso che è fede, speranza e luce sopra ogni cosa, per diventare splendida comunione con la Natura.

La visione è un'immersione di grande bellezza e compassione, perfetta come primo film dell'anno.

Fantastici i comprimari, da Mathieu Almaric a Madd Mikkelsen, che riveste di nuovo la tonaca, molti anni dopo l'indimenticabile Le mele di Adamo.

Insomma io direi che senza troppi fronzoli o ricostruzioni da miliardi di dollari, Julian Schnabel porta a casa il risultato con passione e sensibilità e che in un'epoca dove tutto sembra andare alla deriva, senza speranza, è ancora bello trovarsi a vedere un film così. Dai, vanno bene pure le martellate, tutto sommato è un  prezzo accettabile da pagare.

E pensando ad un excursus su tutto il cinema che ha raccontato la vicenda di Vincent Van Gogh, io invece ricordo l'episodio "Vincent and the Doctor" del Doctor Who.

E comunque la cosa migliore è lasciar perdere i calendarietti e andare in un museo, evitando, per carità di dio, la Van Gogh Experience che toglie ogni piacere dell'Arte per ridurre tutto a pixel su un video.

L'accenno all'episodio del Dottor Who mi toglie dall'impasse dell'abbinamento.
Come non consigliare la serie?
Anche se brevemente ne avevo già accennato qui, non fa male ripeterlo.





domenica 9 dicembre 2018

Bohemian Rapsody

  • Sabato 8 dicembre 2018
  • Cinema Moderno The Space in piazza della Repubblica
  • Spettacolo delle 21,10 (iniziato almeno 40 minuti dopo), sala (non mi ricordo che numero) piena.

C'erano veramente mille motivi per avere qualche dubbio su Bohemian Rapsody, ne esprimo solo uno...
No dico, ma come fai a trovare un attore capace di interpretare Freddie Mercury?
Ebbene l'hanno trovato.
Quando seppi che avevano scelto la faccia spiritata di Mr. Robot Rami Malek mi ha preso un accidente pari a quando annunciarono Daniel Craig nella parte di James Bond.
Su Daniel Craig mi sono ricreduta e pure su Rami Malek.

L'inizio è travolgente, senza tanti preamboli ci troviamo a seguire Freddie Mercury che sta per entrare in scena sul palco di Wembley per il Live Aid.
E forse solo chi ha vissuto quell'evento con la passione e l'entusiasmo di quegli anni riesce a cogliere un David Bowie abilmente celato dietro un microfono e  un giovane Bono Vox che scende le scale.

Tra questo momento e l'esibizione vera e propria ripercorriamo i momenti salienti della vita di Freddie Mercury, in un tripudio di parrucche, baffi, velluti, broccati, gatti e tutine di lycra attillate.

Si resta a bocca aperta per la ricostruzione degli ambienti, per la somiglianza degli attori con i membri della band, si rivivono i tempi andati, i loro e i nostri.

La storia dei Queen la conosciamo, è stato detto tutto e tutto è documentato anche e soprattutto nello splendido documentario BBC in due parti Days of our lives, ma non è questo il punto.
Il punto è che non ci è ancora andato giù che Freddie ci abbia lasciato soli su questo pianeta, senza la sua arte e la sua libertà spavalda e irriverente.
E dunque durante la visione si crea una strana situazione, pur conoscendo la Storia, si vorrebbe che le cose andassero diversamente, che finisse in maniera diversa.

E alla fine, anche se quei venti minuti di Live Aid, sai che sono attori, che è tutto una messa in scena, resta comunque uno spettacolo meraviglioso.

Ti chiedi quant'è strana la mente degli esseri umani che si commuovono e piangono per la finzione di fatti del passato in un film, ma poi la visione ti trascina in modo tale che non ti interessa nemmeno più chi è a cantare quei vecchi brani in uno stadio.

Il momento è magnifico, a leggenda rivive e emoziona il pubblico. Impossibile avere anche una minima idea di cosa abbia provato chi si è trovato veramente lì, in quel momento.

E nel frattempo ti chiedi se piangi per lui, per te o per la musica, capace di trascendere il tempo e lo spazio.

Infine ti dispiace anche un po' per chi ascolta musica di merda e sticazzi che i gusti non si discutono, perché lasciatemelo dire, basta accendere una radio per sentire musica di merda.

Va bene, il film è da vedere, da godere, da non perdere, come ovviamente la discografia completa della band.


Sarebbe logico abbinare ad un brano dei Queen ma sempre restando in tema di Live Aid vi propongo questa splendisa versione di Against all odds in cui Phil Collins prende anche una stupenda stecca col pianoforte (circa al minuto 1,04), immenso.






lunedì 5 novembre 2018

Penultima data del tour mondiale di Valerio Lundini

  • Sabato 3 novembre 2018
  • Parioli Theathre Club in via Giosuè Borsi, 20
  • Posti in piedi. 


C’era una volta un blog di recensioni cinematografiche folli, divertenti e intelligenti, era il blog di Valerioexist.
Un brutto giorno però uno pseudoregista italiano s’incazzò terribilmente per una recensione sul suo filmaccio e lo minacciò con cose del tipo “Te vengo a cerca’ sotto casa!, “Te faccio un culo così!” e così via, in crescendo.
E niente… Valerio fu costretto a chiudere i battenti e io a chiedergli l’amicizia su Facebook.

Già all’epoca per me era chiaro che sarebbe emerso dall’inutile massa di pomposi e arroganti scribacchini del web, che aveva il quid, insomma che era un’Artista.
Ogni tanto ci provavo ad andare a vedere uno dei suoi reading o dei suoi concerti con i Vazzanikki ma Roma, lo sappiamo, sa essere impietosa per distanze e traffico, poi magari un altro impegno, la pioggia, una tremenda inondazione, le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio! 

Questa volta però non potevo mancare “Penultima data del Tour mondiale”, il 3 novembre al Parioli Theathre Club, il fu Teatro Parioli.

Decido di andare, a qualunque costo.
Guadagno il Parioli in pochi minuti e parcheggio in via Fauro, ma non via Fauro vicino al teatro, via Fauro lontano lontano.
Cammina cammina, fnalmente arrivo e trovo una lunga fila fuori.
Mi incolonno diligentemente, cullata da un bell’effluvio di Maria, pure di una certa qualità.
Dietro a me due ragazzi parlano di un certo Stephan, forse finlandese, un vero matto pare.
Finalmente è il mio turno e la cassiera al botteghino e mi da l'agghiacciante notizia: “Spiacente, solo standing!”.
A qualunque costo avevo detto.
OK vada per il posto in piedi.

Entro e ritrovo tanti ricordi, le serate a vedere le registrazioni del Maurizio Costanzo Show, la Premiata Ditta, David Riondino, la prima volta che ho visto Antonio Rezza…
Scopro che la platea non ha più le file di poltrone rosse ma tante sedie recuperate tra rigattieri e mercatini. Il teatro è pieno zeppo e mentre origlio senza volere, scopro due cose: una è che Valerio è seguitissimo e la seconda è che forse, se Dio vuole, questa orrida moda delle barbe lunghe del cazzo sta scemando.

Lo spettacolo inizia, gli sketch si susseguono e sono uno più divertente dell’altro, tra invenzioni continue, interazioni con sé stesso in video, soluzioni surreali, momenti di pura genialità e risate. Valerio si muove sul palco con consumata disinvoltura, scrive, dirige e interpreta, canta e accenna passi di danza tra paradossi temporali e umorismo che piacerebbe pure a Italo Calvino.
Strepitoso il finale con la reinterpretazione di un personaggio minore di Grease, che a raccontarlo veramente non saprei come fare ma è stato esilarante!

A fine dicembre ci sarà un nuovo spettacolo.
Io, se fossi a Roma e fossi in voi, non me lo perderei.


mercoledì 10 ottobre 2018

Ricchi di fantasia

Sabato 8 ottobre, 2018, spettacolo delle 19.20 ma che impunemente inizia intorno alle 20.00

Uci Cinema di Porta di Roma, la sala è talmente piena che ci dobbiamo accontentare di posti separati.



Come molti di voi sanno il Cinefilante ha un rapporto controverso con il cinema nostrano, quindi, quando Gian Luca mi ha proposto "Ricchi di fantasia", gli ho detto "Aspetta che almeno mi vado a vedere il trailer...".

Vado su Youtube, in pochi secondi mi faccio almeno un paio di belle risate.
Dai, si può fare, andiamo!

Appuntamento al cinema di Porta di Roma, di sabato sera.
Coraggio? Follia? Chissà, forse entrambe le cose.

Ricchi di fantasia parte senza troppi preamboli, pochi minuti e il nodo della vicenda è presto svelato.
Un geometra squattrinato, declassato a carpentiere dall'impiego precario, a causa di uno scherzo crede di aver vinto 3 milioni di euro ma in realtà no, non è vero.

Lo spunto è gustoso, gli stratagemmi e i malintesi condiscono un copione che si regge su un manipolo di personaggi tanto simpatici quanto disperati. Alcune battute, nella loro romanità un po' greve, si fanno portatrici di grande saggezza oltre che di risate.

La coppia Castellitto/Ferilli funziona a dovere, poi ci sono la nonna, i bambini, colleghi operai, in un viaggio on the road da Roma alla Puglia (è lunga la Puglia!), dove, l'incontro con i vicini di casa snob, ripropone una situazione à la "Ferie di agosto".
Si passa il consueto paio d'ore in spensieratezza, con il sorriso sulle labbra e con gli occhi pieni di colori vivaci.

Un film per tutti dove sembra rivivere una realtà da dopo guerra, in cui la sopravvivenza è legata a sogni e speranze spesso impossibili. Ma per fortuna almeno al cinema trionfano i buoni sentimentii!


Abbinamento alla pasticceria di Tarquinia "Bella Helene". Un angolo di Parigi incastonato nel tufo della Tuscia viterbese. Colazioni magnifiche e monoporzioni da perdere la testa.
In via Giuseppe Garibaldi 12 tel. 076619638.
Se passate da qelle parti non rinunciate ad un piacere del genere!

















domenica 9 settembre 2018

Mission Impossible: Fallout


  • Sabato 8 settembre 2018, Cinema Moderno The Space di Piazza della Repubblica,
    spettacolo delle 21.30 ma in realtà delle 22 circa. 
  • Il trailer de "Gli invincibili 2" l'hanno mandato in onda tre volte.
    Non che avessi intenzione di andarlo a vedere ma ora ogni pericolo è del tutto scongiurato.
  • Sala piena, di fronte a noi due fidanzati.
    Lui su Instagram e lei in chat con un altro. 


Come ormai da tradizione Mission Impossible lo vado a vedere con Gian Luca (il prode ex Ballestrero). Si può dire che lo stiamo vedendo invecchiare insieme Tom Cruise.

In questo nuovo episodio, evidentemente grazie al fatto che è ai vertici di Scientology, Tom raggiunge quasi l'immortalità fisica, riuscendo a schiantarsi con un elicottero e a rimanere vivo e vegeto, anzi immediatamente dopo scala pure una parete rocciosa a mani nude.

Molte scene di azione di svolgono a Parigi, una Parigi come sempre splendida e affascinante che fa da teatro ad alcune scene di inseguimento veramente eccezionali.
Non è che andando a vedere un episodio di Mission Impossible ci si aspetti di leggere un manoscritto inedito di "G." ma questa volta ci troviamo veramente di fronte ad una storia farraginosa e del tutto inutile.

Il regista (anche sceneggiatore) decisamente ha talento e sappiate, perché di certo non lo sapevate, che si tratta di colui che ha scritto la sceneggiatura de "I soliti sospetti".
In questa sede però la scrittura è poco incisiva e le scene di azione prendono il sopravvento mentre la storia soccombe miseramente.

Da notare anche un Tom Cruise nel cui sguardo si legge qualche preoccupazione, per carità sempre in splendida forma ma l'occhio tradisce stanchezza.

Inoltre Simon Pegg purtroppo è relegato in un ruolo meno incisivo del penultimo episodio e con lui latita anche la profonda l'ironia che, sebbene avesse dato un'impronta quasi comica alla serie, ne sanciva il timbro di godibilità di una visione di alto livello.

Le interpreti femminili  troppo plastificate non aggiungono niente da ricordare e il cattivo turno sembra imbalsamato da tempo.

Comunque tutti questi aspetti per così dire negativi non cambiano il fatto che il film faccia passare passare un paio d'ore col fiato sospeso pur sapendo che il personaggio principale non corre, per contratto, nessun rischio.
Nella realtà però, durante le riprese, Tom Cruise si è sderenato una caviglia e potete vedere la ripresa del drammatico incidente da varie angolazioni in questo spezzone tratto dal Graham Norton Show, pregevole talk-show prodotto dalla BBC.


Ovviamente vorrei concludere facendo presente che Henry Cavill ha un fascino davvero notevole, ma che probabilmente raggiungerà il suo meglio tra dieci o quindici anni, così come accade all'aceto balsamico tradizionale di Modena.

Ispirata da Henry Cavill vi consiglio dunque di provare questo splendido aceto, dell'Acetaia di San Matteo. Se siete appassionati non ve lo fate scappare.
Ovviamente sto parlando dell'aceto, che si può acquistare via web.
Henry Cavill no, ma vi metto una foto però...


venerdì 31 agosto 2018

Bedlam Club

Oggi il Cinefilante consiglia, consiglia e racconta.



Alcuni anni fa, nel mondo delle recensioni cinematografiche del web, apparve improvvisamente e come per vero miracolo, un utente che si firmava Bedlam.
In un'epoca dove sono più quelli che scrivono di quelli che leggono, fidatevi che Bedlam era decisamente da leggere.

In ogni intervento c'erano fuochi d'artificio, intelligenza, follia, metodo, cultura e divertimento allo stato puro. E mi si perdoni se non sono all'altezza di definirlo come meriterebbe, però giuro che lo sto facendo dal profondo del cuore perché di Davide Conti ce n'è uno ed è un essere unico e speciale e bisogna avere cura di lui, come direbbe il Maestro.

Ogni sua recensione era uno spunto per entrare in universo à la guerra lampo dei fratelli Marx, che per il tempo della lettura era come se ti facessero un balletto nella testa, lasciandoti solo la voglia di leggerne ancora.

Ad un certo punto però Bedlam cancellò tutti i suoi post pubblici (anche se in alcuni commenti su questo blog ancora si trova qualcosa) per evitare problemi di copyright, in vista di mettere insieme il materiale per la sua opera prima, e ci lasciò orfani del suo genio.

E' passato un po' di tempo e finalmente adesso abbiamo l'occasione di gustare l'opera compiuta.
Soprattutto abbiamo l'opportunità di sostenere Davide Conti nella pubblicazione del suo primo libro Bedlam Club che si può preordinare a questo link:

https://bookabook.it/libri/bedlam-club/

Ora... Voi lo sapete, io non sono una che fa petizioni o invita ogni due secondi a perorare una causa ma se vi dico che ordinando questo libro fate una cosa bella, per voi prima ancora che per lui, potete credermi.

E sapete bene che in questo mondo c'è un grande bisogno di fare cose belle.

Dunque, miei affezionati Lettori, voi che mi conoscete, che sapete bene come non mi sia mai prodotta in marchette internettiane, questo è il momento di credere in qualcosa e di dare la possibilità al Bedlam Club di vedere la luce attraverso il vostro contributo e realizzare un piccolo passo per l'uomo ma un gigantesco balzo per l'umanità!









domenica 26 agosto 2018

The Post, La la land e Ocean 8

Quest'estate ho visto solo tre film.
Tre film che insieme non ne fanno uno.



The post
Arena estiva di Marina Velca

Mea culpa, mea culpa, mea culpa.
Lo sapevo che era brutto ma di certo non immaginavo quanto.
Tom Hanks reduce da una recente imbalsamazione, Meryl Streep che gigioneggia in maniera ignobile.
Doppiato peggio di una telenovelas argentina dei primi anni Ottanta.

Perché continuare a parlarne quando si può sintetizzare una tale miriade di concetti in una sola parola?
Non ci spreco altro tempo: una merda!

Oltretutto si vedeva pure male.
Al momento di andare via, nella mia sconfinata ingenuità,  chiedo all'operatore: "Scusi... ma perché si vedeva così male?"
Risposta "Perché non era messo a fuoco e non ho voluto interrompere la visione per sistemarlo".



La la land
Arena estiva di Marina Velca

Non ricordo se ho già parlato di quanto non mi piaccia Ryan Goslin, di come i suoi occhietti piccoli e il suo perenne sorrisetto a mezza bocca non mi facciano pensare ad una simpatica faccia da schiaffi bensì ad una faccia di cazzo da prendere a legnate.
Questo per introdurre La la land, un brutto film che in molti hanno adorato.

Non ci vogliono poteri extra sensoriali per comprendere immediatamente che l'incipit posticcio, molto Grease, non porterà a niente di buono.

Ma la serata è fresca, siamo all'aperto in una bella arena estiva e la visione è pure gratis, decido di restare contro ogni buon senso. Qualcuno, giorni dopo, commenterà "alcune persone hanno proprio un feeling con il masochismo".

Dicevo, lui con quegli occhietti piccoli piccoli, lei invece con degli occhi sproporzionatamente grandi. Si conoscono, stanno insieme per un po', si lasciano, si rivedono per caso anni dopo e si lanciano uno sguardo che potrebbe dire;
a) è stato bello ma non avrebbe funzionato, è andata bene così..
b) abbiamo fatto male a lasciarci ma ormai è troppo tardi per noi...
Finito. Tutto qui. Canzoni decenti ma che di certo non mi compro il vinile.
Colori sgagianti.

Occhietti piccoli e occhioni grandi, ugualmente insopportabili.

Tornando a piedi verso casa, ascolto i commenti degli spetattori:
"Bellissimo! mi  è piaciuto davvero tanto!"
"Straordinario, loro sono bravissimi!"
"Bello veramente!"
"Oddio quanto m'è piaciuto..."

E niente, c'è da prendere in considerazione che sia io a non capirci un cazzo.


Ocean 8
Cinema Etrusco di Tarquinia

Praticamente hanno sbagliato a scrivere sulla locandina il film quindi il film francese previsto viene sostituito da Ocean 8.
OK, va bene, l'importante è che non sia diretto da Steven Soderbergh.
Si tratta di una rapina fatta da tutte donne.
Patinato, inverosimile e inconsistente che nemmeno la carta velina.
Dialoghi imbarazzanti e sceneggiatura che necessita di uno spiegone finale lungo metà film.
A distanza di nemmeno due settimane già non mi ricordo più nulla. E infatti è un film da dimenticare.
Esci dal cinema e azzardi anche che sia stata una visione piacevole.
Poi ritorni in te.



Abbinamenti cinematografici, parlando di rapine, solo per citarne uno a caso;
Uno splendido Jéan Pierre Melville con Le cercle rouge (titolo italiano I senza nome), con Alain Delon al massimo del suo fascino e l'immenso Yves Montand. Ciao Ocean, ciao proprio...